Bovisio Masciago, tra passione, amore ed eccellenza

“Non chiamiamoli ne’ Rambo ne’ Robin Hood, sono seri professionisti che con grande amore da anni producono “gioielli” mondiali”. Questa è la descrizione di tre artigiani particolari fatta da Fabrizio Delmati, creativi d'eccellenza che questa settimana il fotografo di fama internazionale, rende anche immagine.

I loro nomi sono Adriano Alberti, Flavio Poratelli e Alberto Poratelli (nella foto, appaiono da sinistra)

Il loro tratto è realizzare manufatti perfetti, oggetti preziosi, destinati non alle “grinfie” del grande mercato ma alle mani di appassionati e amatori.

Adriano produce archi da gara (proprio questa settimana ha consegnato un’arma per i prossimi mondiali). Flavio realizza coltelli unici (coltellinaio hobbista, come si definisce), gioielli artigianali di una vita che non sta ferma. Alberto crea canne da pesca, uniche per perfezione, dal bambu (le bamboo fly rod) strumenti per la pesca con la mosca, arte antica, prima esigenza di sopravvivenza, ora passione e sport.

Tutti e tre questi “maestri” in angoli sconosciuti di Bovisio Masciago, creano un'“arte” che guarda e dialoga con il mondo, a dimostrazione che lae vie di ogni comune della Brianza sono molto di più di quel che dicono la cronaca o i dibattiti dei social.

Adriano, Flavio, Alberto.

Vite e tratti comuni.

Innanzitutto l'identità profonda. Le radici. Tutti e tre sono di Bovisio Masciago e tutti e tre vengono da generazioni di falegnami.

Provengono insomma da una infanzia vissuta nella stessa scheggia di territorio, giocando le medesime piazze, giardini, campi e respirando, dal mattino alle prime ombre della sera, l'identico profumo di legno.

Stesse voci, volti, parole, strade, sensazioni: è difficile pensare che non c’entrino con quello che è venuto dopo, cioè la sapienza costruttrice di cui Adriano, Flavio e Alberto sono protagonisti mondiali.

Loro producono manufatti di nicchia, tesori per pochi, nei fatti, qualcosa di opposto al consumo di serie, timbro della nostra esistenza.

In pratica, nel mercato e nella vita, loro sono ipotesi alternative alle nostre piccole e a volte troppo chiuse strade.

O meglio, le loro botteghe rappresentano angoli sconosciuti del presente che ci circonda, realtà sconosciute di una Brianza troppe volte silenziosa, o litigiosa, troppo propensa a fotografare lo sporco di un cane sul marciapiede piuttosto  che l'azzurro del cielo.

cc