Il Dalai Lama alla Fiera di Rho: per lui la cittadinanza onoraria
E' atteso a Milano per il 21 e 22 ottobre, con intervento alla Fiera di Rho. E proprio la città di Rho ha deciso di conferire al Dalai Lama la cittadinanza onoraria in quanto testimone di pace e solidarietà nel mondo, difensore dei valori di libertà e di non violenza, nel rispetto dei diritti umani nel mondo
Cittadinanza onoraria a Sua Santità il XIV Dalai Lama, Tenzin Gvatso. Lo ha deciso nei giorni scorsi il Consiglio comunale di Rho, con votazione unanime, riconoscendolo quale principale autorità religiosa del popolo tibetano nonché testimone di pace e solidarietà nel mondo, fautore del dialogo, della convivenza, del messaggio di tolleranza e di pace , volto all’affermazione dei valori di libertà e di non violenza, nel rispetto dei diritti umani nel mondo.
Ha contribuito con il suo impegno a livello internazionale a trovare una soluzione pacifica per il Tibet, chiedendone l’autonomia, ma non l’indipendenza politica, favorendo una pacifica coabitazione tra le popolazioni cinese e tibetana e diffondendo la riaffermazione dei diritti umani e della pacificazione tra i popoli.
L’Accademia di Stoccolma gli ha conferito, nel 1989, il premio Nobel per la pace, riconoscendo, nella sua opera, la promozione di processi di pace e solidarietà tra i popoli, rifiutando l’uso della violenza e promuovendo la pace fra tutte le creature e in ragione di ciò , sostenendo anche il rispetto per gli animali, sempre alla ricerca di soluzioni basate sulla tolleranza e il rispetto reciproco.
Il Dalai Lama ha sviluppato la propria filosofia di pace a partire da un rispetto per tutto ciò che è vivo, basandosi sul concetto della responsabilità universale, avanzando proposte costruttive per la soluzione dei conflitti internazionali, e per affrontare il problema dei diritti umani e le questioni ambientali globali. Grazie al suo impegno ha ricevuto numerosi riconoscimenti in tutto il mondo, tra cui la medaglia d’oro del Congresso degli Stati Uniti e la cittadinanza onoraria da diversi paesi nel mondo e città italiane, come Roma, Torino, Venezia e Milano, che ne hanno riconosciuto l’alto profilo umano e la continuità di un’azione di guida spirituale, che ha accentrato l’attenzione mondiale sui temi della pace, della solidarietà tra i popoli e il rispetto dell’ambiente e di tutte le creature.
In occasione della visita del XIV Dalai Lama a Milano, presso il polo esterno di Rho Fiera Milano il 21 e 22 ottobre, la città di Rho ospiterà inoltre alcune iniziative culturali e rituali della liturgia buddista tibetana.
“La città di Rho - dichiara il sindaco Pietro Romano - è impegnata da anni sul fronte delle politiche di pace e nella costruzione di una comunità inclusiva dove ciascuno, donne, uomini, anziani e bambini vedano rispettati i propri diritti senza discriminazione di razza, genere, fede religiosa, età o provenienza geografica e dove le regole, costruite insieme, siano quelle per una sana e pacifica convivenza. E’ per me quindi un onore poter conferire la cittadinanza onoraria al Dalai Lama, che rappresenta la manifestazione più elevata delle nostre convinzioni, in quanto promotore della ricerca di un’etica laica, che al di la delle diverse religioni, può ispirare l’intera umanità e aiutare la convivenza sempre più ravvicinata tra persone di diversa storia, cultura ed etnia. Ringrazio l’intero Consiglio comunale, che ha approvato all’unanimità il conferimento della cittadinanza onoraria dimostrando una condivisione di valori universali come appunto la pace e il rispetto, pur nella differenza di orientamento politico. Stiamo definendo con l’Istituto Studi di Buddhismo Tibetano Ghe Pel Ling, che organizza la visita del Dalai Lama, la modalità per la consegna ufficiale della cittadinanza”.
Sua Santità il XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso, è il leader spirituale del Tibet. È nato il 6 luglio 1935, da una famiglia contadina, in un piccolo villaggio chiamato Taktser, nella provincia di Amdo, nel Tibet nord-orientale. All'età di due anni è stato riconosciuto come la reincarnazione del suo predecessore. Si ritiene che i Dalai Lama siano manifestazioni di Avalokiteshvara, il Bodhisattva della Compassione e santo patrono del Tibet.
Dall'età di sei anni ha ricevuto un'educazione monastica dai principali Maestri tibetani contemporanei e a ventitré anni ha conseguito con merito il titolo di Ghesce Lharampa, equivalente a un dottorato di filosofia buddhista. Nel 1950, giovanissimo e prima ancora di terminare gli studi, viene chiamato ad assumere i pieni poteri politici del Tibet, dove la situazione è precipitata a causa dell'invasione cinese del 1949. Dopo aver cercato in ogni modo una soluzione pacifica tramite colloqui con i principali leader cinesi, nel 1959, in seguito alla brutale repressione della rivolta di Lhasa, è costretto a fuggire in India.
Da allora, vive a Dharamsala, cittadina del nord dell'India, dove si trova anche la sede delle principali istituzioni tibetane in esilio. Da qui non ha mai cessato di adoperarsi per il bene del suo popolo, sia aiutando con ogni mezzo i profughi sia cercando di far valere, sempre tramite il dialogo e la non violenza, i diritti umani in Tibet. Le sue richieste sono sintetizzate nel Piano di Pace in Cinque Punti, presentato nel 1987 al Congresso degli Stati Uniti e l'anno successivo al Parlamento europeo, nel quale si propone la trasformazione di tutto il Tibet in una zona di pace, l'abbandono della politica di trasferimento di massa della popolazione cinese che minaccia l'esistenza stessa dei tibetani come popolo, il rispetto dei diritti umani fondamentali del popolo tibetano e delle libertà democratiche, il ripristino e la tutela dell'ambiente naturale del Tibet con l'abbandono della produzione di armi nucleari e lo scarico delle relative scorie, nonché l'inizio di seri negoziati sul futuro status del Tibet e sulle relazioni tra il popolo tibetano e quello cinese.
Si è sempre opposto all'uso della violenza. Fautore di una più estesa comprensione tra i popoli e le religioni, sin dal 1967 ha incontrato numerosi capi di stato, leader politici e religiosi. Come leader del suo popolo, ha dato vita al processo di democratizzazione, arrivando ad abbandonare ogni carica politica, in favore del Governo in esilio democraticamente eletto fra i membri della diaspora tibetana.
Accanto al suo impegno per la pace e per il suo popolo, continua a insegnare il Buddhismo e a meditare quotidianamente, per più di cinque ore al giorno.
Sua Santità dà continuamente insegnamenti ai numerosi discepoli presenti in tutto il mondo. Prive di ogni scopo di proselitismo, le sue conferenze e i suoi insegnamenti sono autentiche lezioni di vita, tolleranza e compassione, trasmesse con l'unica intenzione di offrire il proprio contributo alla pace e alla fratellanza universali. Per questo motivo, attraggono ogni anno sempre più persone da molte parti del mondo.
Tre sono gli impegni principali della sua vita: come essere umano, la promozione di valori come compassione, perdono, tolleranza, come religioso, la promozione dell'armonia e della comprensione tra le maggiori tradizioni religiose del mondo e, infine, come tibetano, la risoluzione della questione tibetana.
Motivato da ciò, promuove e partecipa a incontri interreligiosi, ma anche a confronti con esponenti del mondo scientifico, convinto che scienza e religione non siano in contraddizione, in quanto entrambe alla ricerca della verità per il bene degli esseri.
È autore di numerosi testi sul buddhismo e sul rapporto tra religione, scienza e ambiente. Nel corso della sua vita, il Dalai Lama ha ricevuto numerosissimi riconoscimenti e onorificenze per la sua opera, tra cui ricordiamo il premio Nobel per la Pace, nel 1989. Al di là dei riconoscimenti ufficiali, però, Sua Santità, che si considera "un semplice monaco buddhista" e imposta la propria vita sulla semplicità e l'umiltà, si colloca senz'altro fra i personaggi di maggior rilievo della nostra epoca, per la sua straordinaria carica di affetto per ogni essere, per la capacità di tramettere, sempre e in ogni situazione, messaggi costruttivi di tolleranza, pace e dialogo, per lo sforzo costante di superare le barriere e le incomprensioni con il dialogo, per il suo amore per la verità.
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