Monza sempre più multietnica: oltre 15 mila gli stranieri che risiedono in città
MONZA - Da 1.600 a 15 mila: è cambiata così la quota dei cittadini stranieri residenti in città, come elaborato da una ricerca condotta dall'ufficio Statistica del Comune. Gente che proviene da 129 Paesi, soprattutto Romania, Egitto, Perù, Albinia ed Ecuador
In vent’anni gli stranieri che vivono in città sono passata da 1.616 del 1995 a 15.294 della fine del 2015. Un dato molto interessante quello sulla presenza degli stranieri che risiedono a Monza elaborato dall’ufficio Statistica del Comune, mettendo in evidenza l’appeal che la città ha sugli stranieri che la scelgono appunto come residenza e spesso anche comune luogo di lavoro.
Allineando Monza con le altre grandi città italiane ed europee, rendendola un capoluogo di provincia sempre più multietnico. Numeri alla mano gli stranieri che vivono in città provengono da 129 Paesi. La comunità più copiosa è quella romena che rappresenta il 13,24 per cento degli stranieri residenti in città, seguita a ruota da quella egiziana, peruviana, albanese ed ecuadoregna. L’età media degli stranieri che vivono a Monza è di 32 anni (30 per i maschi e 34 per le femmine) concentrata nella fascia lavorativa che va dai 20 ai 44 anni.
Persone che provenienti dall’Europa e dal mondo scelgono Monza come città per vivere e costruirsi un futuro, garantendolo anche ai propri figli. La fascia di residenti da 0 a 14 anni è infatti molto consistente e si attesta attorno al 19,2 per cento.
Analizzando la presenza degli stranieri quartiere per quartiere si nota che la zona con maggiore incidenza di popolazione straniera è quella della ex Circoscrizione 2 (quartieri di Cederna, Cantalupo e San Donato) con una percentuale pari al 14,77 per cento della popolazione del quartiere e del 28,57 per cento dei residenti stranieri in città.
Le famiglie con un capofamiglia straniero sono 6.402 e i nati stranieri sono in costante aumento con l’apice toccato nel 2015 quando il 24,9 per cento dei bambini nati non erano italiani.
Per quanto riguarda invece la sfera del lavoro le aree di maggiore impiego sono quelle dell’edilizia, della manovalanza, della ristorazione e dell’assistenza domestica e familiare. Poco meno del 2 per cento dichiara di essere disoccupato.
Altro fattore di analisi quello abitativo. Inizialmente si opta per la coabitazione o l’alloggio presso il proprio datore di lavoro. Una volta trovata la stabilità lavorativa si sceglie l’autonomia e il ricongiungimento familiare. Ci possono essere situazioni diverse passando dalla richiesta di un alloggio popolare alla possibilità di sostenere un affitto o un mutuo direttamente dal libero mercato.
I flussi migratori inoltre negli ultimi due anni hanno subito una battuta d’arresto: dal 2008 al 2012 gli incrementi netti dei residenti sono stati di circa mille unità all’anno, mentre dal 2014 al 2015 c’è stato un netto crollo con un aumento di 175 unità dovuto anche alla crisi economica che ha reso la città di Teodolinda sempre meno appetibile.
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