Sequestrata per punizione e violentata: il fidanzato di 24 anni è stato arrestato
MONZA - Un ragazzo di 24 anni, di origini albanesi, è stato portato in carcere dalla Polizia di Stato. Accusato di violenza sessuale, sequestro di persona, lesioni personali, atti persecutori nei confronti dalla fidanzata a partire dal 2012 quando lei era sedicenne
Violenza sessuale, sequestro di persona, lesioni personali, atti persecutori nei confronti dalla fidanzata. Sono i reati di cui deve rispondere un ragazzo di 24 anni, di origine albanese, accompagnato in carcere a Monza dalla Polizia di Stato, che ha dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale.
A rivelare l'accaduto è lo stesso Commissariato di Polizia, narrando una storia davvero raccapricciante che ha inizio nel 2012 quando una ragazza monzese allora minorenne (oggi ha 21 anni) inizia una relazione amorosa con l'albanese, maggiore di tre anni. I due si conoscono dal 2007. O, meglio, lei crede di conoscerlo ma si sbaglia: secondo quanto raccontato dalla Polizia infatti, con l'inizio della relazione lui mostra anche un lato violento fino a quel momento forse sconosciuto. Violenza psicologica e fisica per arrivare all'assoggettamento completo della ragazza. Anche con un avvertimento: "Se mi denunci, faccio del male alla tua famiglia".
Le relazione dura dal settembre 2012 fino alla fine del 2013. E' in quello stesso periodo che, dopo una lite, stando a quanto riferito dalla ragazza alle forze dell'ordine, lui la rinchiude per giorni in cantina a scopo punitivo. Cantina in cui l'avrebbe anche violentata.
Poi lui nel dicembre 2013 si trova un'altra ragazza, una sua connazionale. Però non interrompe il contatto con la monzese. Nel 2015 si fa vivo di nuovo cercando di riallacciare la relazione. Poi un altro lungo periodo di assenza, finché ricompare ancora nel dicembre 2016.
Fino alla metà del mese di gennaio i contatti con la ex fidanzata si fanno sempre più intensi. Qualcosa però è cambiato: lei, dopo un lungo percorso di affiancamento, nel mese di febbraio decide di sporgere denuncia al Commissariato di Polizia. Più forte delle difficoltà che sta vivendo a livello psicologico e di quella minaccia che continua a ritornare nei suoi pensieri: "Se mi denunci, faccio del male alla tua famiglia".
L'attività investigativa del Commissariato è veloce. Intercettazioni telefoniche, raccolta di testimonianze nonostante i tentativi dell'albanese di condizionarle. Poi, il 17 maggio, anche se è stato reso noto solo ieri, l'accompagnamento in carcere del ragazzo.
A rivelare l'accaduto è lo stesso Commissariato di Polizia, narrando una storia davvero raccapricciante che ha inizio nel 2012 quando una ragazza monzese allora minorenne (oggi ha 21 anni) inizia una relazione amorosa con l'albanese, maggiore di tre anni. I due si conoscono dal 2007. O, meglio, lei crede di conoscerlo ma si sbaglia: secondo quanto raccontato dalla Polizia infatti, con l'inizio della relazione lui mostra anche un lato violento fino a quel momento forse sconosciuto. Violenza psicologica e fisica per arrivare all'assoggettamento completo della ragazza. Anche con un avvertimento: "Se mi denunci, faccio del male alla tua famiglia".
Le relazione dura dal settembre 2012 fino alla fine del 2013. E' in quello stesso periodo che, dopo una lite, stando a quanto riferito dalla ragazza alle forze dell'ordine, lui la rinchiude per giorni in cantina a scopo punitivo. Cantina in cui l'avrebbe anche violentata.
Poi lui nel dicembre 2013 si trova un'altra ragazza, una sua connazionale. Però non interrompe il contatto con la monzese. Nel 2015 si fa vivo di nuovo cercando di riallacciare la relazione. Poi un altro lungo periodo di assenza, finché ricompare ancora nel dicembre 2016.
Fino alla metà del mese di gennaio i contatti con la ex fidanzata si fanno sempre più intensi. Qualcosa però è cambiato: lei, dopo un lungo percorso di affiancamento, nel mese di febbraio decide di sporgere denuncia al Commissariato di Polizia. Più forte delle difficoltà che sta vivendo a livello psicologico e di quella minaccia che continua a ritornare nei suoi pensieri: "Se mi denunci, faccio del male alla tua famiglia".
L'attività investigativa del Commissariato è veloce. Intercettazioni telefoniche, raccolta di testimonianze nonostante i tentativi dell'albanese di condizionarle. Poi, il 17 maggio, anche se è stato reso noto solo ieri, l'accompagnamento in carcere del ragazzo.
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