Il centrodestra dice no: bloccata la più grande moschea del Nord Italia

SESTO SAN GIOVANNI - Il primo atto della Giunta guidata dal neo sindaco Roberto Di Stefano è quello di bloccare la realizzazione della moschea in via Luini. Rilevata una serie di inadempimenti da parte della comunità islamica, si è scelto di procedere alla risoluzione della convenzione

Prima ha preso a picconate il centrosinistra, privandolo del governo della città di Sesto San Giovanni dopo 72 anni. Ora il neo sindaco Roberto Di Stefano riserva identico trattamento a quella che di certo era una delle opere più controverse degli ultimi anni: la moschea.

Il primo atto della nuova Giunta comunale, infatti, è stato proprio quello di impedire che a Sesto San Giovanni possa sorgere la più grande moschea del Nord Italia.

La possibilità aveva sollevato un'enorme discussione in città, sia per quanto riguarda l'opportunità sia per le fonti di finanziamento che, secondo taluni, avrebbero potuto essere garantite anche dal terrorismo internazionale considerando che il nome della città più volte è stato accostato a cellule più estreme. Non ultimo all'attentatore di Berlino.

Per negare la possibilità alla comunità musulmana, naturalmente, la nuova Giunta comunale si è messa subito al lavoro trovando motivi fondati anche dal punto di vista amministrativo: ovvero il mancato rispetto della convenzione da parte dei proponenti.

In particolare, rispetto agli impegni che la comunità islamica si era assunta, si riscontra il mancato pagamento di 320 mila euro (250 mila per le opere aggiuntive, 50 mila euro per la monetizzazione dei parcheggi e 20 mila euro quale saldo per il diritto di superficie dell'area di via Luini). Oltre a tutto ciò viene contestato il mancato completamento della bonifica, e l'avvio dei lavori non avvenuto nel settembre 2016 così come stabilito in precedenza con l'amministrazione comunale di centrosinistra.

"Sono mancanze gravi - ha affermato il sindaco Di Stefano -, come Giunta abbiamo incaricato gli uffici di fare le opportune contestazioni e di procedere alla risoluzione della convenzione".

Gualfrido Galimberti


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