Basket: la Unipol Briantea84 alla finale scudetto dopo quasi 20 anni
La Unipol torna a sognare lo scudetto dopo quasi 20 anni. Risale, infatti, alla stagione ’93-‘94 l’ultima finale giocata dalla squadra brianzola, serie persa contro il Santa Lucia Roma. La società di
Alfredo Marson ha cucito sulle sue maglie il tricolore nelle due stagioni stellari del 1991 e 1992, nel primo anno allenata da
Franco Cofrancesco e il secondo dal canturino
Dionigi Cappelletti, oggi ct della nazionale italiana. In entrambi i c...
La Unipol torna a sognare lo scudetto dopo quasi 20 anni. Risale, infatti, alla stagione ’93-‘94 l’ultima finale giocata dalla squadra brianzola, serie persa contro il Santa Lucia Roma. La società di
Alfredo Marson ha cucito sulle sue maglie il tricolore nelle due stagioni stellari del 1991 e 1992, nel primo anno allenata da
Franco Cofrancesco e il secondo dal canturino
Dionigi Cappelletti, oggi ct della nazionale italiana. In entrambi i casi un quintetto tutto italiano, impreziosito da uno dei più grandi campioni di basket, l’americano Darryl Warrel, entrato nel 2002 nella Hall of Fame Nwba (National wheelchair basketball association). Ora si torna a vivere il grande basket. Dopo l’esclusione in semifinale avvenuta l’anno scorso per mano proprio dei campioni d’Italia capitolini (che andarono a vincere in finale contro i cugini della Lottomatica Roma), la Unipol questa volta mette il suo nome sulla sfida clou del campionato italiano. Le finali, al meglio delle 3 gare, prenderanno il via l’11 maggio (gara 2 il 18 maggio ed eventuale gara 3 sabato 25). Non si conosce ancora l’avversaria dei lombardi: la serie tra Santa Lucia e Porto Torres è ancora aperta (incontro decisivo sabato 20 aprile). In caso di vittoria dei romani, la Unipol sarà attesa nella capitale per il match d’esordio. Se invece a passare saranno i sardi, Malik Abes potrà contare sul fattore campo.
Malik Abes, coach Unipol: “E’ stata molto dura. Abbiamo vinto di un solo punto. Ora possiamo prepararci mentalmente per questa stupenda avventura che ci aspetta, chapeau alla mia squadra. Santo Stefano è un grandissimo team e si vede dal risultato, per tutta la stagione abbiamo faticato molto contro di loro. Dal nostro canto, noi siamo una squadra giovane, abbiamo sentito sicuramente la pressione e non siamo riusciti a giocare al meglio di come sappiamo fare ma nonostante questo abbiamo vinto, è grandioso. Dopo la vittoria della Coppa Italia sapevamo che l’obiettivo diventava più grande, non dobbiamo mai dimenticarci che il nostro gruppo ha un’età media di 22 anni. Adesso riposiamo 3 giorni e poi torneremo in palestra per preparare per la finale della Coppa europea a Giunlianova (Vergauwen Cup 26-28 aprile, ndr). Noi tutti dedichiamo questa finale a Federico Tagliabue, il responsabile di Briantea che ha avuto un incidente settimana scorsa e che merita questo risultato”.
Jacopo Geninazzi, 25 anni. Capitano, alla sua prima finale scudetto: “Dopo tanti anni di tentativi, è davvero una grande soddisfazione aver centrato questo risultato. Rispetto al passato, oggi possiamo dire che siamo una squadra. Anche se ieri non abbiamo giocato nel modo migliore possibile, da gruppo siamo riusciti a superare un inizio bruttissimo e a vincere. Non so se il Santo Stefano sia più forte del Santa Lucia Roma, ma guardandoli giocare per tutta la stagione di sicuro è la formazione che ha avuto più continuita e bel gioco, ad esclusione di noi ovviamente. In questa semifinale hanno sentito la pressione, è una squadra nuova e probabilmente deve ancora mettere a punto certi ingranaggi. Non so chi passerà nell’altra semifinale: Porto Torres ha un gruppo esperto con Fabio Raimondi e Simon Munn, quindi sa come comportarsi e come dare fastidio. Il Santa Lucia non ha bisogno di presentazioni, sono i campioni d’Italia. Non ho preferenze sull’avversario della finale: sarà in ogni caso uno scontro tra una matricola, come ci sentiamo noi, e un quintetto maturo. Ma siamo arrivati fino a qui e sarebbe stupido smettere di sognare”. Evitare di dover dimostrare tutto solo per quello che abbiamo ottenuto in Italia. A livello internazionale è un’altra cosa. Le squadre straniere sono sempre un’incognita, danno tutto ogni partita. Weekend per staccare e poi ci focalizziamo
Joakim Lindblom, svedese di 20 anni, alla sua seconda stagione alla Unipol: “E’ stata una partita dura, tesa fino alla fine. Siamo stati sotto ma giocando tutti insieme siamo riusciti a ritornare avanti. Siamo stati la squadra più forte alla fine. Abbiamo considerato questa partita come una normale gara, senza pensare fosse una semifinale. Sapevamo che loro avevano tutta la pressione, quindi non dovevamo fare altro che fare il nostro gioco. Però Santo Stefano era davvero arrabbiato ieri sera, è stata davvero una battaglia. Non ero in perfetta condizione, ero un po’ ammalato, un brutto fastidio a causa dell’allergia. Ma sono felice di aver vinto, ora non sento più niente. Adesso dobbiamo solo continuare a lavorare duro tutti insieme e cercare di prenderci quello che verrà”.
Alfredo Marson, presidente: “E’ un bellissimo sogno che si avvera. Come avevo detto alla vigilia di questa gara, il Santo Stefano è la squadra più forte del campionato, la più divertente come gioco. Averli battuti ed essere approdati in finale è dunque qualcosa di meraviglioso, quasi incredibile. Secondo me lo scoglio più grande è stato superato. Non voglio certo dire che ci aspetta una finale in discesa, tutt’altro, ma se siamo sopravvissuti a questa guerra abbiamo la tempra per affrontare tutto il resto. Ho visto due partite incredibili, una tensione pazzesca, ho quasi perso la voce. Non mi aspettavo questo risultato già in questa stagione: vedo la mia squadra crescere di giorno in giorno ma pensavo ci servisse del tempo per essere realmente al pari delle grandi squadre. Il segreto di questo gruppo? Sono ragazzi che hanno passione. Si allenano da veri professionisti e credono tantissimo in questo progetto. Solo per questo mi sento appagato”.
Alfredo Marson ha cucito sulle sue maglie il tricolore nelle due stagioni stellari del 1991 e 1992, nel primo anno allenata da
Franco Cofrancesco e il secondo dal canturino
Dionigi Cappelletti, oggi ct della nazionale italiana. In entrambi i casi un quintetto tutto italiano, impreziosito da uno dei più grandi campioni di basket, l’americano Darryl Warrel, entrato nel 2002 nella Hall of Fame Nwba (National wheelchair basketball association). Ora si torna a vivere il grande basket. Dopo l’esclusione in semifinale avvenuta l’anno scorso per mano proprio dei campioni d’Italia capitolini (che andarono a vincere in finale contro i cugini della Lottomatica Roma), la Unipol questa volta mette il suo nome sulla sfida clou del campionato italiano. Le finali, al meglio delle 3 gare, prenderanno il via l’11 maggio (gara 2 il 18 maggio ed eventuale gara 3 sabato 25). Non si conosce ancora l’avversaria dei lombardi: la serie tra Santa Lucia e Porto Torres è ancora aperta (incontro decisivo sabato 20 aprile). In caso di vittoria dei romani, la Unipol sarà attesa nella capitale per il match d’esordio. Se invece a passare saranno i sardi, Malik Abes potrà contare sul fattore campo.
Malik Abes, coach Unipol: “E’ stata molto dura. Abbiamo vinto di un solo punto. Ora possiamo prepararci mentalmente per questa stupenda avventura che ci aspetta, chapeau alla mia squadra. Santo Stefano è un grandissimo team e si vede dal risultato, per tutta la stagione abbiamo faticato molto contro di loro. Dal nostro canto, noi siamo una squadra giovane, abbiamo sentito sicuramente la pressione e non siamo riusciti a giocare al meglio di come sappiamo fare ma nonostante questo abbiamo vinto, è grandioso. Dopo la vittoria della Coppa Italia sapevamo che l’obiettivo diventava più grande, non dobbiamo mai dimenticarci che il nostro gruppo ha un’età media di 22 anni. Adesso riposiamo 3 giorni e poi torneremo in palestra per preparare per la finale della Coppa europea a Giunlianova (Vergauwen Cup 26-28 aprile, ndr). Noi tutti dedichiamo questa finale a Federico Tagliabue, il responsabile di Briantea che ha avuto un incidente settimana scorsa e che merita questo risultato”.
Jacopo Geninazzi, 25 anni. Capitano, alla sua prima finale scudetto: “Dopo tanti anni di tentativi, è davvero una grande soddisfazione aver centrato questo risultato. Rispetto al passato, oggi possiamo dire che siamo una squadra. Anche se ieri non abbiamo giocato nel modo migliore possibile, da gruppo siamo riusciti a superare un inizio bruttissimo e a vincere. Non so se il Santo Stefano sia più forte del Santa Lucia Roma, ma guardandoli giocare per tutta la stagione di sicuro è la formazione che ha avuto più continuita e bel gioco, ad esclusione di noi ovviamente. In questa semifinale hanno sentito la pressione, è una squadra nuova e probabilmente deve ancora mettere a punto certi ingranaggi. Non so chi passerà nell’altra semifinale: Porto Torres ha un gruppo esperto con Fabio Raimondi e Simon Munn, quindi sa come comportarsi e come dare fastidio. Il Santa Lucia non ha bisogno di presentazioni, sono i campioni d’Italia. Non ho preferenze sull’avversario della finale: sarà in ogni caso uno scontro tra una matricola, come ci sentiamo noi, e un quintetto maturo. Ma siamo arrivati fino a qui e sarebbe stupido smettere di sognare”. Evitare di dover dimostrare tutto solo per quello che abbiamo ottenuto in Italia. A livello internazionale è un’altra cosa. Le squadre straniere sono sempre un’incognita, danno tutto ogni partita. Weekend per staccare e poi ci focalizziamo
Joakim Lindblom, svedese di 20 anni, alla sua seconda stagione alla Unipol: “E’ stata una partita dura, tesa fino alla fine. Siamo stati sotto ma giocando tutti insieme siamo riusciti a ritornare avanti. Siamo stati la squadra più forte alla fine. Abbiamo considerato questa partita come una normale gara, senza pensare fosse una semifinale. Sapevamo che loro avevano tutta la pressione, quindi non dovevamo fare altro che fare il nostro gioco. Però Santo Stefano era davvero arrabbiato ieri sera, è stata davvero una battaglia. Non ero in perfetta condizione, ero un po’ ammalato, un brutto fastidio a causa dell’allergia. Ma sono felice di aver vinto, ora non sento più niente. Adesso dobbiamo solo continuare a lavorare duro tutti insieme e cercare di prenderci quello che verrà”.
Alfredo Marson, presidente: “E’ un bellissimo sogno che si avvera. Come avevo detto alla vigilia di questa gara, il Santo Stefano è la squadra più forte del campionato, la più divertente come gioco. Averli battuti ed essere approdati in finale è dunque qualcosa di meraviglioso, quasi incredibile. Secondo me lo scoglio più grande è stato superato. Non voglio certo dire che ci aspetta una finale in discesa, tutt’altro, ma se siamo sopravvissuti a questa guerra abbiamo la tempra per affrontare tutto il resto. Ho visto due partite incredibili, una tensione pazzesca, ho quasi perso la voce. Non mi aspettavo questo risultato già in questa stagione: vedo la mia squadra crescere di giorno in giorno ma pensavo ci servisse del tempo per essere realmente al pari delle grandi squadre. Il segreto di questo gruppo? Sono ragazzi che hanno passione. Si allenano da veri professionisti e credono tantissimo in questo progetto. Solo per questo mi sento appagato”.