E' morto Mario Galimberti, il decano dei giornalisti della Brianza

SEREGNO - Si è spento stamattina Mario Galimberti, il decano dei giornalisti della Brianza. Il Galimba, a 90 anni compiuti a marzo, ancora non aveva deposto la penna e, oltre a qualche articolo, stava scrivendo anche un libro

E’ morto questa mattina a 90 anni Mario Galimberti, il decano dei giornalisti della Brianza. La sua carriera era iniziata nel 1959 a "La Notte". E’ finita pochi giorni fa con l’ultimo pezzo pubblicato su "Il Giorno". Stava inoltre lavorando al suo ultimo libro: "Vecchiaia, no grazie".

Era stato lui a "inventare" in Brianza una nuova categoria giornalistica: il cronista locale. Per primo aveva iniziato a setacciare la provincia monzese con il metodo giornalistico. Un "mestiere" che lui non aveva imparato da nessuno, ma aveva nel sangue. Proprio come il senso della notizia. In lui infallibile. "Negli anni Cinquanta – amava raccontare 'il Galimba' ai colleghi più giovani anche di mezzo secolo – in Brianza non c’erano giornali di cronaca. Gli uffici di corrispondenza si fermavano a Monza. E l’arrivo di un giornalista era un evento. Ricordo che una volta andai a Besana in Brianza. Al mio arrivo, trovai ad accogliermi il sindaco, il parroco, la banda e un capannello di folla".

A quell’epoca la "fame" di notizie era tanta e per un giornalista l’ultimo dei problemi era la disoccupazione. Soprattutto se "il cronista" aveva avuto la capacità e l’intuito di rendersi "unico". La carriera di Mario Galimberti decolla: nel 1962 passa al "Corriere Lombardo". Nel 1964 il "Corriere della Sera" gli chiede di raccontare una provincia che in quegli anni sta vivendo un autentico boom economico. Nel 1965 passa a "Il Giorno": il quotidiano nel quale resterà per 52 anni. Per vent’anni collabora inoltre con il "Gazzettino Padano" della Rai.

Nel 1952 trova il tempo di sposarsi con Bice, che gli darà due figli: Valerio e Roberto. Moglie e figli amati, con un rimpianto, confidato negli ultimi giorni: "Ho trascurato mia moglie, e i miei figli sono cresciuti senza di me, perché amavo troppo fare questo lavoro". La passione per il "mestiere più bello del mondo", per il Galimba, era viscerale: impensabile smettere. Nemmeno se hai 90 anni, se ti muovi con il bastone ed è la badante a guidare l’auto.

Era un cronista all’antica, Mario Galimberti. Un giornalista capace di sapere in tempo reale le notizie che contano al tempo in cui i telefoni cellulari non erano ancora stati inventati e Internet nessuno sapeva cosa fosse. La sua forza erano le sue fonti: una rete fittissima di "confidenti" e di "informatori" che gli permetteva di sapere tutto prima di tutti. E così a volte perfino il sindaco, se voleva essere informato su cosa accadeva in Comune, leggeva "Il Giorno".

Fu un sindaco a regalargli la sua migliore notizia: Francesco Rocca, il sindaco di Seveso, chiamò lui. E così fu Mario Galimberti, insieme al fotografo Piero Vismara, il primo giornalista ad andare sul posto e poi a raccontare su "Il Giorno" il disastro dell’Icmesa di Seveso e della diossina, dando la notizia del più grave disastro ambientale avvenuto in Italia, insieme a Luigi Losa sul "Corriere della Sera".

Poche settimane fa l’Ordine dei Giornalisti gli aveva consegnato un premio per i suoi cinquant’anni di professione giornalistica.

Marco Mologni


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