Limbiate, Consiglio comunale sui profughi: clima da stadio, poche certezze

Doveva essere la serata delle risposte, quella utile ai cittadini per avere certezze sulla gestione dell'emergenza profughi con la creazione del centro di prima accoglienza a Mombello. Non è servita a granché da questo punto di vista, quella di ieri sera nell'aula consiliare in Villa Mella, perché più sulla concretezza della gestione la serata si è basata soprattutto sul dare un 'perché' al numeroso pubblico presente. Un centinaio, all'incirca, le persone presenti nell'aula consiliare "Falcon...

Doveva essere la serata delle risposte, quella utile ai cittadini per avere certezze sulla gestione dell'emergenza profughi con la creazione del centro di prima accoglienza a Mombello. Non è servita a granché da questo punto di vista, quella di ieri sera nell'aula consiliare in Villa Mella, perché più sulla concretezza della gestione la serata si è basata soprattutto sul dare un 'perché' al numeroso pubblico presente. Un centinaio, all'incirca, le persone presenti nell'aula consiliare "Falcone e Borsellino" per il Consiglio comunale aperto richiesto dai gruppi di minoranza. Toni accesi all'inizio, con la minaccia del presidente Carlo Schieppati di sciogliere la seduta per le intemperanze del pubblico. Poi, via via, clima più disteso ma poche risposte. Se le cinque "w' del giornalismo hanno ancora un senso, ci sono in particolare due quesiti che attendono spiegazioni. Ai presenti è stato illustrato ampiamente il 'perché' (la Prefettura chiamata a gestire l'emergenza facendosi carico della sua quota, con la Provincia di Monza e Brianza che si è sentita in dovere di fare la sua parte), il 'dove' (negli spazi dell'ex Antonini esattamente sopra alla sede dell'Avis Formenano). Qualche dubbio sul 'chi': nel senso che a tutti è chiaro che arriverà gente che richiede protezione politica. Ma, senza pretendere di conoscere la provenienza e l'età, nessuno ha saputo dare risposte certe sulla possibilità di ricongiungimento familiare di queste persone che per sei mesi non potranno lavorare. Qualche silenzio di troppo, invece, sul 'come' e sul 'quando': non tanto per cattiva volontà, perché almeno si riconosca il merito agli intervenuti di averci messo la faccia pur sapendo di trovarsi di fronte gente inviperita, ma quanto a causa di un'emergenza che sarà gestita da altri e non dal Comune. Nessuna certezza, dunque, su come sarà controllata e inserita la gente che arriverà al centro di prima accoglienza, né sui tempi. Erano i due quesiti principali che avevano portato alla richiesta di un Consiglio comunale aperto. Le risposte, nonostante la buona volontà dell'amministrazione comunale, le scopriremo soltanto con l'arrivo dei primi ospiti.