Limbiate: gli alunni incontrano il sopravvissuto di Auschwitz
Un incontro per conoscere la Shoah: domani, sabato 6 dicembre, nell'auditorium di via Cartesio (ingresso da via Rodari) gli alunni dell'Itc "Elsa Morante" avranno la possibilità di incontrare Samuel Artale che racconterà al sua esperienza di deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, unico sopravvissuto di tutta la sua famiglia. Un'iniziativa organizzata dallo stesso istituto con la collaborazione della sezione cittadina dell'Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani) con il patroc...
Un incontro per conoscere la Shoah: domani, sabato 6 dicembre, nell'auditorium di via Cartesio (ingresso da via Rodari) gli alunni dell'Itc "Elsa Morante" avranno la possibilità di incontrare Samuel Artale che racconterà al sua esperienza di deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, unico sopravvissuto di tutta la sua famiglia. Un'iniziativa organizzata dallo stesso istituto con la collaborazione della sezione cittadina dell'Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani) con il patrocinio dell'amministrazione comunale. Alla liberazione del campo di Auschwitz i sopravvissuti si conteranno in una "manciata" di persone. Uno di questi è Samuel Artale Von Belskoj Levy, nato a Rostock in Germania, in una famiglia benestante ebreo-prussiana. Samuel ha 7 anni quando, il 13 Aprile 1944, viene prelevato dagli SS e portato assieme alla sua famiglia, padre, madre, nonno e sorella ad Auschwitz-Birkenau, il più noto e tragico tra i campi di sterminio nazisti. Liberato nel gennaio 1945 dai russi che stavano avanzando da Est verso Berlino, si è accorto di non avere più niente, neanche il proprio cognome. Racconta Artale:"Fui sistemato, dai tedeschi, in una baracca insieme ad adulti, non c'erano altri bambini.Ci sono rimasto un anno e ho imparato a sopravvivere alla fame e alla paura che era parte della nostra vita.Sono stato bastonato, perché avevo cercato di proteggermi dal freddo intenso mettendomi sotto la maglia dei sacchi di carta, poi ho imparato a usare il coltello per difendermi, ho rubato bocconi di pane stantio al compagno. Il lager aveva annullato il rimorso, il senso di colpa, non c'era più emozione in me, ero indifferente, dovevo solo sopravvivere. Quando nel gennaio del "45 finalmente arrivarono i Russi a piedi e a cavallo, avvolti dalla foschia, in un silenzio innaturale, senza più le grida di sempre, non li riconobbi e ne fui impaurito. Ci diedero da mangiare, ci diedero anche coperte e pastrani perché era molto freddo, erano amici! Non ricordo, ma fui lavato e rivestito, mi riabituai a mangiare. Un ufficiale russo che parlava tedesco mi chiese come mi chiamavo e gli dissi solo il nome, Samuel. Inorridito mi resi conto che non ricordavo più il cognome. La Croce Rossa e poi la Comunità Ebraica si sono occupate di me e sono stato portato in America in un Orfanotrofio a Miami. Il mio cognome l'ho trovato solo da alcuni anni, perché appena uscito da Auschwitz, ho voluto dimenticare tutto, cancellare tutto in una accanita lotta contro il ricordo che per me significava dolore".