Meda: il Natale di Rina Del Pero al campo profughi di Erbil nel Kurdistan iracheno

Se il senso del Natale sta nel donare, c'è chi ha scelto la via più difficile per compiere questo gesto: la concittadina
Rina Del Pero nei giorni scorsi è tornata nel Kurdistan iracheno per prestare la sua opera di volontariato. E' andata in una terra dove le condizioni di vita sono tuttora proibitive e dove, comunque, in cambio del suo aiuto ha ricevuto in cambio quella generosità d'animo, quell'affetto, quei sorrisi che soltanto le persone che non hanno più nulla da perder...

Se il senso del Natale sta nel donare, c'è chi ha scelto la via più difficile per compiere questo gesto: la concittadina

Rina Del Pero nei giorni scorsi è tornata nel Kurdistan iracheno per prestare la sua opera di volontariato. E' andata in una terra dove le condizioni di vita sono tuttora proibitive e dove, comunque, in cambio del suo aiuto ha ricevuto in cambio quella generosità d'animo, quell'affetto, quei sorrisi che soltanto le persone che non hanno più nulla da perdere sono capaci di mostrare con tanta sincerità e gratitudine. La nostra concittadina ci ha inviato la sua testimonianza su questi giorni trascorsi laggiù, lontana dalle strade piene di luci e dalle tavole imbandite: "Bisogna parlare di loro - sottolinea nella sua lettera - farli conoscere, non dimenticarli". Lasciamo a lei, con il suo scritto ricco di sentimento, il compito di farlo nel modo migliore.




Si può affermare che siamo stati ancor più giù dell'inferno? Il nostro continuo voler tentare almeno di capire, ci ha portati, grazie all'amico Ayad, nei campi profughi dei cattolici Siri di Antiochia a Erbil, la capitale del Kurdistan iracheno. Perché nella terra degli Assiri e dei Babilonesi, tra le tante suddivisioni che il mondo cristiano orientale ha subito, dai caldei, agli ortodossi, ai copti, agli armeni, ai maroniti , quella dei quarantamila abitanti dell'enclave di Karakosh è tra le più assurde, almeno per noi che fortunatamente guardiamo prima alla persona e poi, forse, al suo credo religioso e politico.

A pochi chilometri da Mosul, l'antica ed affascinante Ninive tante volte citata nei libri sacri, città attaccata dall'Isis, Islamic state Iraq and Siria, nello spazio di poche ore tutti hanno dovuto abbandonare la loro terra, la loro casa, e anche gli animali domestici per essere accolti appunto a Erbil, in attesa di... ancor oggi purtroppo non si sa.

Non essendo numericamente più forti delle altre componenti, non trovano rappresentatività presso gli organismi di coordinamento e di gestione dei pochi aiuti economici e materiali che stanno arrivando, anche se sono quelli che sono stati più violentemente colpiti e così ognuno opera autonomamente disperdendo energie e risorse.

Tempo fa avevamo dato notizia di questa tragedia ma, come tante altre, è quasi finita nel dimenticatoio : "...la crisi economica, il governo, le tasse.........insomma, abbiamo anche noi i nostri problemi'', questo è quello che ci sentiamo dire, quasi a difesa delle nostre ormai deboli coscienze.

Ci eravamo chieste allora dove erano finiti i nostri amici, i nostri bambini, le nostre donne che ci avevano accolte anni fa con grande generosità ed affetto. Ebbene, li abbiamo ritrovati tutti qui, persi e sparsi tra le tende azzurre dei profughi dell'oratorio di Mazar Mar Eillia, nella struttura mostruosa del centro commerciale in costruzione di Ankawa, tra i ruderi del cemento armato dove manca tutto, ma veramente tutto, eppur è bastato un sorriso di bimba per ridarci la speranza.

Ci hanno inviate a visitare le loro nuove 'case', pulite, decorose, con l'accoglienza che le contraddistingue anche se manca l'acqua, il riscaldamento, insomma ogni minima cosa che possa dare senso al termine di umanità. Abbiamo incontrato pochi preti che non hanno comunque perso la fede, e alla nostra domanda, quasi banale e scontata di fronte ad ogni tragedia ''Ma Dio dov'è?'', ci rispondono con la serenità del pastore che non abbandona il gregge, anzi condivide totalmente ogni pena, ogni dolore.

Un amico frate, quasi irriconoscibile per la lunga barba che verrà tagliata solo al termine di questa tragedia, tanto che scherzosamente l'avevamo scambiato per un terrorista, ci racconta della sua esperienza in un villaggio con oltre 800 famiglie dove scarseggia anche il cibo ma sorride e ci ringrazia della nostra presenza e conta anche sul nostro impegno per un campo estivo per i bambini. Chissà.

Nel nostro peregrinare tra queste miserie, raccogliamo tante testimonianze tra le 421 famiglie che si sono accampate nel blocco di Ankawa, dopo tre mesi trascorsi nelle tende, al sopraggiungere del freddo, hanno scelto da circa un mese di trasferirsi in questo complesso, con i bagni in comune e un unico generatore donato dal console degli Emirati Arabi. Ci raccontano anche di chi sta peggio di loro (ma come questo sia possibile, non riusciamo proprio ad immaginarlo) come gli Assiri per esempio, che hanno una storia antichissima e nonostante abbiano subito ben 74 invasioni sono sempre rimasti fedeli alla loro tradizione e hanno sempre vissuto su queste montagne chiamate Singiar, in pace ed in armonia con tutte le altre popolazioni confinanti. L'arrivo dell'Isis, il sultanato islamico che taglia le teste e si veste di nero, si è fortemente caratterizzato per la violenza nei confronti soprattutto delle donne che vengono rapite, stuprate e poi uccise, per oltraggiare queste portatrici di vita ma si sta facendo anche strada chi compera queste donne per poi liberarle, come tentativo di riparazione a questo oltraggioso tentativo di sterminio.

Chi può cerca di andare all'estero e non è raro sentire parlare di Australia, di Canada , di Svezia e di Germania ma passando dagli uffici consolari all'Italian Village scopriamo che un visto turistico per l'Italia costa ben 360 euro a persona, cifra decisamente assurda e pertanto da interpretare come non sia possibile arrivare da noi. La laica Francia sta operando dei ponti aerei e anche se 'liberasse' uno solo di questi bambini, fa cosa giusta ed onorevole.

La Chiesa cattolica è stata accusata di essere tiepida sulla questione, solo la voce del Papa si è levata anche recentemente con la sua proposta di andare laggiù ma gli impedimenti sono sempre troppi e troppo incomprensibili

per i rifugiati.

Sarebbe davvero troppo complicato andare a cercare le motivazioni che hanno causato tutto questo ma nei vari incontri tenuti anche in Italia si è cercato di porre la questione anche in termini di salvaguardia culturale poiché se si fanno battaglie per salvare i panda, le piramide, le coste, i mari, i monumenti e tutto questo perché è patrimonio dell'umanità, bisogna ricordare che questi cittadini iracheni parlano la lingua aramaica, la stessa usata da Gesù Cristo e che in tutto il mondo erano solo due le città dove ancora era sopravvissuta : a Malula in Siria, ora completamente distrutta e appunto a Karakosh e pertanto patrimonio di tutti.

Ritorniamo a casa raccogliendo l'invito dei nostri amici di parlare di loro, di far conoscere, di non dimenticarli. Così ci impegniamo a fare anche con questo scritto con già una buona notizia : il vescovo di Como Monsignor Diego Coletti , informato della situazione, ci ha prontamente convocati per il prossimo lunedì. Speriamo che altre sensibilità raccolgano l'invito dei nostri amici e che questo Natale sia veramente di fratellanza e solidarietà.

Rina Del Pero