Meda: "No a Bea con Cem, vogliamo la dismissione del forno"

Sì a un soggetto pubblico che si occupi della gestione dei rifiuti, ambito ritenuto troppo delicato per essere affidato nelle mani di un privato, ma no alla unione di Brianza Energia Ambiente con Cem (Consorzio Est Milano). Per un motivo molto semplice: avremmo sì un'entità che si occupa del ciclo integrato dei rifiuti, ma darebbe modo al forno inceneritore di continuare a operare per anni quando, al contrario, sarebbe preferibile la dismissione. Con queste motivazioni
Alberto Colomb...

Sì a un soggetto pubblico che si occupi della gestione dei rifiuti, ambito ritenuto troppo delicato per essere affidato nelle mani di un privato, ma no alla unione di Brianza Energia Ambiente con Cem (Consorzio Est Milano). Per un motivo molto semplice: avremmo sì un'entità che si occupa del ciclo integrato dei rifiuti, ma darebbe modo al forno inceneritore di continuare a operare per anni quando, al contrario, sarebbe preferibile la dismissione. Con queste motivazioni

Alberto Colombo, capogruppo di Sinistra e Ambiente, nella seduta consiliare di giovedì 27 ha deciso di astenersi dalla votazione. Colombo ha successivamente diffuso un comunicato alla stampa, per spiegare le sue motivazioni da ambientalista. Documento che pubblichiamo in versione integrale per offrire a tutti la possibilità di valutare i suoi spunti di riflessione.




Nel Consiglio Comunale di Meda del 27/11/014 si è trattato il tema del progetto di aggregazione tra Brianza Energia Ambiente (Bea) e Consorzio Est Milano (Cem Ambiente), i due soggetti che si occupano di rifiuti. Il comune di Meda, ricordiamolo è socia di BEA al 7,34%. Il primo passaggio contemplato nel progetto di fusione è l'emissione ex novo e il successivo acquisto incrociato di un pacchetto di azioni per un valore di 750.000 euro per cui BEA si troverebbe a possedere il 4,97% del capitale di CEM e CEM il 4,76% del capitale di BEA. Dopo tale operazione e entro la data del 31-12-2016, le due società dovranno dare applicazione al Piano di Aggregazione e Sviluppo, potranno anticipare la fusione o potranno decidere, anche separatamente, la chiusura di tale procedimento. Insomma, all'apparenza in Consiglio ci si doveva occupare di una mera delibera per autorizzare un aumento di capitale per BEA finalizzato all'acquisto di azioni CEM. Come ambientalisti, non potevamo però esimerci dal rimarcare alcune riflessioni e valutazioni rispetto all'intero panorama sia dell'aggregazione sia sulle preoccupazioni concernenti le politiche di BEA per il forno inceneritore di Desio.

Ora, è per noi un fattore positivo che si cerchi di costruire un nuovo soggetto pubblico che gestisca il ciclo dei rifiuti. Un ciclo delicato e complicato, in cui il controllo pubblico è per noi essenziale per poter decidere il piano industriale, le tipologie e le priorità d'investimento.  Un controllo pubblico che non deve essere evidentemente spartizione di cariche ma deve consentire l'efficenza e la rispondenza a criteri di trasparenza e dove deve pesare anche la componente sociale e ambientale e non solo quella economica.

E qui sta il punto. L'attuale piano industriale di BEA non contlempa un'indicazione chiara che porti in tempi ragionevoli alla dismissione della tecnologia d'incenerimento e alla chiusura del forno di Desio, soppiantandolo con altre tecnologie che consentano il recupero spinto del rifiuto.  Non la contlempa perchè non accantona risorse economiche utili al "decommising" del forno ma solo per generici studi affidati a terzi (al Politecnico ma non a altre esperienze avanzate).

Non è la stessa cosa di un accantonamento di fondi specifico, mirato e finalizzato.

La fusione BEA-CEM, se arriverà a compimento, porterà alla costituzione di una realtà nuova in grado di erogare il servizio integrato di gestione dei rifiuti su 60 comuni (+ 2 che a breve entreranno) per un totale di 750.000 abitanti e la bellezza di 372.000 t/anno di rifiuti attualmente trattati.

Anche ipotizzando che si centri l'obiettivo di una raccolta differenziata pari all'80%, secondo le stime in progressione del gruppo di lavoro dello stesso Pd provinciale, resterebbe una quantità di rifiuto residuo pari a circa 67.000 t/anno, più che sufficiente a portare alla saturazione il forno inceneritore di Desio per gli anni futuri. Con questo quantitativo, si coprirebbe la differenza tra i rifiuti inceneriti (attualmente in prevalenza provenienti dal bacino d'utenza di BEA ma con volumi inferiori alle capacità di trattamento massime del forno) e la capacità d'incenerimento autorizzata pari a più di 90.000 t/anno (276 t/giorno). Una condizione che garantirebbe un volume costante e certo di "carburante" per l'inceneritore di Desio. Una condizione per cui l'incenerimento rischia di confermarsi come una scelta perenne.

Per questo, come ambientalisti oggi come in occasione della passata discussione in Consiglio comunale, continuiamo quindi a chiedere che nel piano industriale sia definito chiaramente l'obiettivo del superamento e dell'accantonamento dell'incenerimento, con l'implementazione di nuove tecnologie. Una richiesta che può essere portata dai Sindaci o loro delegati (se ne hanno la volontà politica) nell'assemblea dei soci BEA in vista di un nuovo piano industriale per la nuova realtà che nascerà dalla fusione.

Per la ragione semplice che l'argomento dovrà di nuovo essere preso in esame, al compimento della fusione, in Consiglio Comunale, il nostro rappresentante Colombo, ha evidenziato la necessità che questo argomento sia trattato con i dovuti gradi di approfondimento in sede di deputata commissione, invitando per tempo a relazionare non solo i vertici di BEA ma anche enti indipendenti che hanno prodotto studi sulla gestione del ciclo dei rifiuti in Brianza quali, ad esempio, la Scuola di Agraria di MB.

Di questa complicata partita si deve prendere consapevolezza completa oltretutto considerando che in molti comuni del Bacino BEA, sulla raccolta rifiuti operano altri operatori (Gelsia ed Econord), con politiche gestionali differenti.

A Meda, in particolare, la raccolta è appaltata a Econord che gestisce la piattaforma ecologica di Lentate al servizio anche di Meda e con un contratto che scadrà nel 2016.

Le variabili sono molte e per Sinistra e Ambiente, la giunta di Caimi non può proporre sempre e solo un metodo di lavoro "last minute" su decisioni immodificabili dell'esecutivo. 

Alberto Colombo

1 commenti

Alberto Colombo :
Buongiorno, intevengo per una puntualizzazione sul solo titolo dell'articolo di QuiBrianza che, a mio avviso, non riassume in sè i contenuti della comunicazione del gruppo di Sinistra e Ambiente esplicitata e argomentata durante il Consiglio Comunale di Meda e che poi correttamente QuiBrianza riprende. La mia astensione in cc, non è dovuta ad una contrarietà rispetto al piano di aggregazione tra BEA e CEM, come si evince del resto anche dal testo del comunicato. Infatti, Sinistra e Ambiente considera positivi i progetti per ricondurre la gestione dei rifiuti ad un unico operatore PUBBLICO tentando di aggregare più società. La preoccupazione di Sinistra e Ambiente, che rappresento in cc, è relativa al piano industriale di BEA. Un piano che, al momento, non prevede in modo chiaro accantanamenti economici per l'implementazione di nuove tecnologie atte a soppiantare l'incenerimento in tempi ragionati e con step di verifica. C'è solo un ricorso a generici studi. Sinistra e Ambiente ritiene che sui contenuti del Piano Industriale si debba ritornare, soprattutto in funzione della prevista e futura fusione tra le due società per adeguarlo alla nuova entità con una definizione di azioni più chiare rispetto al futuro dell'impianto d'incenerimento di Desio. Azioni che tengano conto anche della volontà di dismetterlo. Ringrazio per l'ospitalità accordata a questa mia precisazione Cordialmente il Cons. Comunale di Sinistra e Ambiente Alberto Colombo | lunedì 04 maggio 2015 12:00 Rispondi