Meda, Rina Del Pero: 'Denunciata, ma in carcere non mi sopportano'
Più che l'alluvione di sabato 15, ha destato scalpore la denuncia: quella
formalizzata nei confronti di Rina Del Pero che, insieme ad alcuni residenti, poco prima dell'alluvione ha tolto alcuni sacchi di sabbia dal cantiere della casa di riposo nel tentativo di proteggere le abitazioni delle famiglie situate nelle immediate vicinanze del Tarò. Dopo avere appreso della denuncia dai Carabin...
Più che l'alluvione di sabato 15, ha destato scalpore la denuncia: quella
formalizzata nei confronti di Rina Del Pero che, insieme ad alcuni residenti, poco prima dell'alluvione ha tolto alcuni sacchi di sabbia dal cantiere della casa di riposo nel tentativo di proteggere le abitazioni delle famiglie situate nelle immediate vicinanze del Tarò. Dopo avere appreso della denuncia dai Carabinieri e aver smaltito un po' la rabbia e la delusione, è la stessa Del Pero che ha deciso di fornirci la sua versione dei fatti . Con la solita ironia che la contraddistingue ci racconta che, comunque, insieme ai vicini aveva valutato che con quel gesto non avrebbe recato alcun danno al cantiere, già esposto alle intemperie.
Ebbene sì, lo confesso, sono stata io. Dopo aver tentato , evidentemente in modo maldestro, di ficcarmi in tasca dei sacchetti di sabbia da porre come argine al fiume in piena, non posso più negare l’evidenza. Richiamate pertanto Digos, Dia, Interpool, Cia, Kgb, Mossad e tutte le intelligence internazionali.
Ecco lo svolgimento dei fatti:
il sabato 15 novembre ore 16 più o meno, via dei Mille, il torrente Tarò ci rammenta che c’è , che esiste e non solo come raccoglitore delle nostre schifezze. Ha una sua storia, un suo passato e ci sopravvivrà pure. Siamo tutti pronti, ormai abbiamo acquisito l’esperienza necessaria per essere dei bravi gestori del nostro territorio: cerate, stivali, picconi, ma anche la voglia di esserci, attivi e attenti. L’acqua comincia ad uscire e lambisce i confini delle nostre case: arriva una camionetta della Protezione Civile con dei ragazzi pieni di voglia di fare ai quali chiediamo se hanno dei sacchetti per fare un argine. Ci rispondono cortesemente di no, che non ne hanno, e allora ci indirizziamo alla ricerca di una soluzione immediata anche perché, nonostante le richieste fatte telefonicamente in settimana a chi di competenza negli appositi uffici di competenza, dinnanzi alla risposta che bisognava ‘prenotare’ questi preziosi strumenti di difesa e che non erano al momento disponibili, abbiamo individuato nei pressi delle nostre abitazioni un cantiere in super –sicurezza, già con il suo bel telo di cellophane e con ovviamente tutta la necessaria messa in sicurezza, sacchi compresi.
Dopo aver verificato che comunque l’acqua era già arrivata in parte dal cielo e che per quella di terra ci sarebbe voluto ancora del tempo,mentre più su era già lì, abbiamo organizzato una disobbedienza civile, in attesa ovviamente che chi di dovere provvedesse a reperire quanto necessario, convinti come eravamo e come lo siamo tuttora, che da qualche parte qualche sacchetto si sarebbe ben trovato. Nessun rischio immediato per nessuno e davanti alle rimostranze di qualche dirigente diligente che ci chiedeva di assumerci la responsabilità, non ci è costato assolutamente nulla dichiarare e scandire bene le nostre generalità, sottolineate anche dall’assunzione di tutte le ovvie responsabilità.
Detto, fatto: i residenti di vicolo luigi Rho, dal condominio in giù fino a via marsala e via dei mille, si organizzano e sistemano il tutto senza colpo ferire. Ma ecco che all’orizzonte non spunta il sole ma un camioncino bianco carico, carico di sacchetti immacolati. Potenza della partecipazione popolare, evidentemente, Intanto la nostra zona è in sicurezza, l’acqua viene indirizzata nel tombino e verso il percorso della ferrovia, che essendo ovviamente ad un livello più basso, raccoglie con generosità quanto sta tracimando con furia. Ovviamente viene subito sistemato quanto rimosso dai cittadini nei pressi del cantiere e tutto si svolge tranquillamente, tanto che troviamo anche il tempo e la voglia di condividere un bel bicchiere di prosecco con tutti, anche se magari qualche goccia di poggia lo ha annacquato.
Ma come sempre, piove sul bagnato, e arriva la notizia di una denuncia per il fattaccio sopra riportato. Bene, noi siamo pronte e, dopo aver avuto il parere legale degli avvocati di Lele, Emilio e Nicol, siamo pronte a salire sul patibolo.
Esecuzione rinviata ma nelle carceri italiane, avuto sentore della prossima condanna nei nostri confronti con fine pena mai, sono iniziate le rivolte: che la Delpero venga ogni tanto nelle patrie galere ci sta, perché siamo certi che prima o poi se ne va, ma dopo questo fattaccio, il ritrovarcela tra noi giorno e notte lo riteniamo estremamente punitivo nei nostri confronti. Non possiamo tollerarlo e presenteremo un esposto alla corte europea per i diritti dei detenuti- questo è messaggio pervenuto.
Ora nasce il dilemma: come si procede? Pena di morte? Confino? Lavori socialmente inutili……? Attendiamo fiduciosi consigli e suggerimenti e intanto - mentre scriviamo queste righe - piove. Governo ladro.
Rina Del Pero [gallery ids="21092,21093,21094,21095,21096,21097"]
formalizzata nei confronti di Rina Del Pero che, insieme ad alcuni residenti, poco prima dell'alluvione ha tolto alcuni sacchi di sabbia dal cantiere della casa di riposo nel tentativo di proteggere le abitazioni delle famiglie situate nelle immediate vicinanze del Tarò. Dopo avere appreso della denuncia dai Carabinieri e aver smaltito un po' la rabbia e la delusione, è la stessa Del Pero che ha deciso di fornirci la sua versione dei fatti . Con la solita ironia che la contraddistingue ci racconta che, comunque, insieme ai vicini aveva valutato che con quel gesto non avrebbe recato alcun danno al cantiere, già esposto alle intemperie.
Ebbene sì, lo confesso, sono stata io. Dopo aver tentato , evidentemente in modo maldestro, di ficcarmi in tasca dei sacchetti di sabbia da porre come argine al fiume in piena, non posso più negare l’evidenza. Richiamate pertanto Digos, Dia, Interpool, Cia, Kgb, Mossad e tutte le intelligence internazionali.
Ecco lo svolgimento dei fatti:
il sabato 15 novembre ore 16 più o meno, via dei Mille, il torrente Tarò ci rammenta che c’è , che esiste e non solo come raccoglitore delle nostre schifezze. Ha una sua storia, un suo passato e ci sopravvivrà pure. Siamo tutti pronti, ormai abbiamo acquisito l’esperienza necessaria per essere dei bravi gestori del nostro territorio: cerate, stivali, picconi, ma anche la voglia di esserci, attivi e attenti. L’acqua comincia ad uscire e lambisce i confini delle nostre case: arriva una camionetta della Protezione Civile con dei ragazzi pieni di voglia di fare ai quali chiediamo se hanno dei sacchetti per fare un argine. Ci rispondono cortesemente di no, che non ne hanno, e allora ci indirizziamo alla ricerca di una soluzione immediata anche perché, nonostante le richieste fatte telefonicamente in settimana a chi di competenza negli appositi uffici di competenza, dinnanzi alla risposta che bisognava ‘prenotare’ questi preziosi strumenti di difesa e che non erano al momento disponibili, abbiamo individuato nei pressi delle nostre abitazioni un cantiere in super –sicurezza, già con il suo bel telo di cellophane e con ovviamente tutta la necessaria messa in sicurezza, sacchi compresi.
Dopo aver verificato che comunque l’acqua era già arrivata in parte dal cielo e che per quella di terra ci sarebbe voluto ancora del tempo,mentre più su era già lì, abbiamo organizzato una disobbedienza civile, in attesa ovviamente che chi di dovere provvedesse a reperire quanto necessario, convinti come eravamo e come lo siamo tuttora, che da qualche parte qualche sacchetto si sarebbe ben trovato. Nessun rischio immediato per nessuno e davanti alle rimostranze di qualche dirigente diligente che ci chiedeva di assumerci la responsabilità, non ci è costato assolutamente nulla dichiarare e scandire bene le nostre generalità, sottolineate anche dall’assunzione di tutte le ovvie responsabilità.
Detto, fatto: i residenti di vicolo luigi Rho, dal condominio in giù fino a via marsala e via dei mille, si organizzano e sistemano il tutto senza colpo ferire. Ma ecco che all’orizzonte non spunta il sole ma un camioncino bianco carico, carico di sacchetti immacolati. Potenza della partecipazione popolare, evidentemente, Intanto la nostra zona è in sicurezza, l’acqua viene indirizzata nel tombino e verso il percorso della ferrovia, che essendo ovviamente ad un livello più basso, raccoglie con generosità quanto sta tracimando con furia. Ovviamente viene subito sistemato quanto rimosso dai cittadini nei pressi del cantiere e tutto si svolge tranquillamente, tanto che troviamo anche il tempo e la voglia di condividere un bel bicchiere di prosecco con tutti, anche se magari qualche goccia di poggia lo ha annacquato.
Ma come sempre, piove sul bagnato, e arriva la notizia di una denuncia per il fattaccio sopra riportato. Bene, noi siamo pronte e, dopo aver avuto il parere legale degli avvocati di Lele, Emilio e Nicol, siamo pronte a salire sul patibolo.
Esecuzione rinviata ma nelle carceri italiane, avuto sentore della prossima condanna nei nostri confronti con fine pena mai, sono iniziate le rivolte: che la Delpero venga ogni tanto nelle patrie galere ci sta, perché siamo certi che prima o poi se ne va, ma dopo questo fattaccio, il ritrovarcela tra noi giorno e notte lo riteniamo estremamente punitivo nei nostri confronti. Non possiamo tollerarlo e presenteremo un esposto alla corte europea per i diritti dei detenuti- questo è messaggio pervenuto.
Ora nasce il dilemma: come si procede? Pena di morte? Confino? Lavori socialmente inutili……? Attendiamo fiduciosi consigli e suggerimenti e intanto - mentre scriviamo queste righe - piove. Governo ladro.
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