Pedemontana: Legambiente si rivolge alla magistratura

La telenovela della Pedemontana si arricchisce di una nuova puntata. Stavolta, però, non sono coinvolti cittadini che protestano o i politici di turno: scende in campo la magistratura. La richiesta è avanzata da Legambiente Lombardia che, dopo avere appreso che Cal (Concessionaria Autostradale Lombarda) non avrebbe rispettato alcune prescrizioni in fase di realizzazione del primo tratto, chiede ai giudici di far luce sull'intera vicenda. Una presa di posizione, quella di Legambiente, che...

La telenovela della Pedemontana si arricchisce di una nuova puntata. Stavolta, però, non sono coinvolti cittadini che protestano o i politici di turno: scende in campo la magistratura. La richiesta è avanzata da Legambiente Lombardia che, dopo avere appreso che Cal (Concessionaria Autostradale Lombarda) non avrebbe rispettato alcune prescrizioni in fase di realizzazione del primo tratto, chiede ai giudici di far luce sull'intera vicenda. Una presa di posizione, quella di Legambiente, che arriva a sole due settimane dalla prevista apertura del primo tratto autostradale tra Cassano e Lomazzo. Mentre continuano senza sosta i lavori per il collegamento con la tratta B2 all'altezza del territorio di Lentate sul Seveso. "La tratta B1 da Lomazzo a Lentate - affermano i responsabili di Legambiente Lombardia - sono 7,5 chilometri di doppia carreggiata quasi tutta in trincea. Un'opera molto più che devastante per il territorio, un ecomostro che ha già divorato centinaia di ettari di foreste e aree agricole della pianura comasca, con molte incognite anche riguardo agli impatti sulla sicurezza idrogeologica, viste le interferenze che la trincea stradale determina sul deflusso delle acque, tutte deviate nel torrente Lura con ciclopiche opere di canalizzazione". L'associazione ambientalista già da tempo aveva denunciato l'esistenza del documento del Ministero dell'Ambiente con cui si contestavano punto per punto tutte le prescrizioni non rispettate. Il timore era che per la B2 il mancato rispetto di prescrizioni del Cipe potesse significare una sola cosa: sollevare diossina dal sottosuolo. Per questo motivo Legambiente ha più volte chiesto di avere accesso al progetto e, a fronte di ripetuti dinieghi, si è rivolta direttamente alla Procura di Como. “Non ci stupiamo - afferma Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - se le classifiche internazionali collocano l'Italia in coda quanto a livello di trasparenza delle istituzioni pubbliche, Pedemontana è un caso da manuale di opacità amministrativa. Eppure è un'opera che, ormai è chiaro, potrà procedere solo con pesanti iniezioni di denaro pubblico e con smisurati benefici fiscali. Cosa vuole nascondere la concessionaria che opera a nome di Regione Lombardia, impedendo di conoscere i progetti di opere pubbliche? Forse il più grande abuso edilizio mai realizzato? Ci auguriamo che la Magistratura effettui i necessari accertamenti verificando la correttezza delle procedure che hanno consentito di radere al suolo centinaia di ettari di foreste in assenza di fondamentali atti autorizzativi e che, se riscontrasse abusi, intervenga in modo deciso”.