Seregno: il Lions Club aiuta i bambini cardiopatici
“Alpinismo e altruismo: una montagna di emozioni e solidarietà” è stato il tema del meeting organizzato giovedì 21 febbraio dal Lions Club Seregno Brianza all’Habitat di Giussano, a sostegno dell’ospedale di cardiochirurgia pediatrica di Katmandu in Nepal. Particolarmente qualificato il parterre degli ospiti, tra i quali spiccava il bergamasco
Mario Curnis, decano degli alpinisti italiani, lo scalatore più anziano al mondo ad aver raggiunto la cima dell’Everest. Curnis ha sp...
“Alpinismo e altruismo: una montagna di emozioni e solidarietà” è stato il tema del meeting organizzato giovedì 21 febbraio dal Lions Club Seregno Brianza all’Habitat di Giussano, a sostegno dell’ospedale di cardiochirurgia pediatrica di Katmandu in Nepal. Particolarmente qualificato il parterre degli ospiti, tra i quali spiccava il bergamasco
Mario Curnis, decano degli alpinisti italiani, lo scalatore più anziano al mondo ad aver raggiunto la cima dell’Everest. Curnis ha speso la sua vita sulle montagne, dalle Alpi Orobie alle difficili vie sul Catinaccio, alle spedizioni in Patagonia e in Nepal fino al coronamento del suo grande sogno: salire sul tetto del mondo, l'Everest, impresa riuscitagli all'età di 66 anni insieme a
Simone Moro. Nel corso della serata ha dispensato aneddoti di grande umanità, evocando scalate e momenti passati insieme a figure come Bonatti, Cassin, Casarotto, Messner, Urubko e Merelli. Il tutto con la disarmante semplicità dell'uomo muratore-alpinista, come ama definirsi, che è andato per le montagne del mondo alla ricerca della pace e della felicità. “Ho potuto fare questo –ha concluso emozionato Curnis- perché alle mie spalle avevo una moglie straordinaria, che mi ha sempre incoraggiato nelle mie sfide. Mio figlio è nato mentre io ero dall’altra parte del mondo impegnato in una spedizione alpinistica, l’ho visto per la prima volta due mesi dopo, ma mia moglie non mi ha mai fatto pesare la lontananza e la distanza che in tante occasioni mi hanno separato da lei: le devo tutto”. Ad introdurre la serata è stato Paolo Valoti, storico presidente del CAI di Bergamo, oggi Consigliere nazionale del CAI e Consigliere dell’ANA (l’Associazione Nazionale degli Alpini); ambasciatore delle Orobie nel mondo, è colui che ha “aperto” e fatto conoscere le montagne bergamasche. Figura apprezzata per le sue doti umane e morali, è stato promotore di numerose iniziative solidali e culturali sempre tese a promuovere la bellezza del territorio montano e la passione per le scalate e le vette. Con lui Mario Locatelli, presidente dell’Associazione “Un cuore, un Mondo”, nata nel 1993 per volontà e iniziativa di genitori di bambini cardiopatici con la finalità di combattere le cardiopatie congenite e dare agli adolescenti la speranza di una vita bella e possibile. “Scalando le montagne –ha detto Paolo Valoti- l’alpinista fa sacrifici immensi, ma riceve anche gioie e soddisfazioni impareggiabili: è così che sorge poi spontaneo il desiderio di restituire parte delle emozioni ricevute, attraverso progetti concreti di solidarietà come la nuova struttura di cardiochirurgia pediatrica presso l’Ospedale per bambini a Kathmandu, in Nepal”. Questo importante progetto, come ha spiegato
Mario Locatelli, è realizzato in cordata tra il CAI di Carrara e il CAI di Bergamo, a favore dell'associazione "Un Cuore, un Mondo", e si propone in particolare la raccolta di fondi a beneficio di Help/Nepal, organizzazione non governativa per il sostegno ai bambini del Nepal e all’ospedale dei bambini “Shaid Gangalal National Heart Centre” di Kathmandu. In 17 anni di attività "Un cuore, un Mondo" ha sostenuto più di 2.500 bambini e realizzato 14 progetti in 12 paesi del mondo: Libia, Eritrea, Kenya, Repubblica serba di Bosnia-Erzegovina, Croazia, Albania, Montenegro, Serbia, Kosovo, Sri Lanka, Palestina e Yemen. “Come è stato dimostrato questa sera, non è certamente un caso che alpinismo e altruismo costituiscano un binomio perfetto strettamente intrecciato –ha detto in conclusione
Stefano Redaelli, presidente del Lions Seregno Brianza-. Con l’avvento di sempre nuovi strumenti tecnologici, l’alpinismo cambia nel tempo, ma ciò che non cambia mai è la solidarietà e l’amore per il prossimo che chi va in montagna riesce sempre a provare e dimostrare: amare la montagna vuol dire saper amare l’uomo, e come Lions siamo felici di aiutare a promuovere e far conoscere realtà e progetti come questo”. Al termine della serata, sono stati messi in vendita un volume del Cai intitolato “I fiori delle Apuane” e un pile tecnico di montagna con il logo del progetto “Alpinismo e altruismo”. Il ricavato andrà a sostenere gli interventi per la cardiologia pediatrica dell’ospedale di Katmandu.
(foto Volonterio)
Mario Curnis, decano degli alpinisti italiani, lo scalatore più anziano al mondo ad aver raggiunto la cima dell’Everest. Curnis ha speso la sua vita sulle montagne, dalle Alpi Orobie alle difficili vie sul Catinaccio, alle spedizioni in Patagonia e in Nepal fino al coronamento del suo grande sogno: salire sul tetto del mondo, l'Everest, impresa riuscitagli all'età di 66 anni insieme a
Simone Moro. Nel corso della serata ha dispensato aneddoti di grande umanità, evocando scalate e momenti passati insieme a figure come Bonatti, Cassin, Casarotto, Messner, Urubko e Merelli. Il tutto con la disarmante semplicità dell'uomo muratore-alpinista, come ama definirsi, che è andato per le montagne del mondo alla ricerca della pace e della felicità. “Ho potuto fare questo –ha concluso emozionato Curnis- perché alle mie spalle avevo una moglie straordinaria, che mi ha sempre incoraggiato nelle mie sfide. Mio figlio è nato mentre io ero dall’altra parte del mondo impegnato in una spedizione alpinistica, l’ho visto per la prima volta due mesi dopo, ma mia moglie non mi ha mai fatto pesare la lontananza e la distanza che in tante occasioni mi hanno separato da lei: le devo tutto”. Ad introdurre la serata è stato Paolo Valoti, storico presidente del CAI di Bergamo, oggi Consigliere nazionale del CAI e Consigliere dell’ANA (l’Associazione Nazionale degli Alpini); ambasciatore delle Orobie nel mondo, è colui che ha “aperto” e fatto conoscere le montagne bergamasche. Figura apprezzata per le sue doti umane e morali, è stato promotore di numerose iniziative solidali e culturali sempre tese a promuovere la bellezza del territorio montano e la passione per le scalate e le vette. Con lui Mario Locatelli, presidente dell’Associazione “Un cuore, un Mondo”, nata nel 1993 per volontà e iniziativa di genitori di bambini cardiopatici con la finalità di combattere le cardiopatie congenite e dare agli adolescenti la speranza di una vita bella e possibile. “Scalando le montagne –ha detto Paolo Valoti- l’alpinista fa sacrifici immensi, ma riceve anche gioie e soddisfazioni impareggiabili: è così che sorge poi spontaneo il desiderio di restituire parte delle emozioni ricevute, attraverso progetti concreti di solidarietà come la nuova struttura di cardiochirurgia pediatrica presso l’Ospedale per bambini a Kathmandu, in Nepal”. Questo importante progetto, come ha spiegato
Mario Locatelli, è realizzato in cordata tra il CAI di Carrara e il CAI di Bergamo, a favore dell'associazione "Un Cuore, un Mondo", e si propone in particolare la raccolta di fondi a beneficio di Help/Nepal, organizzazione non governativa per il sostegno ai bambini del Nepal e all’ospedale dei bambini “Shaid Gangalal National Heart Centre” di Kathmandu. In 17 anni di attività "Un cuore, un Mondo" ha sostenuto più di 2.500 bambini e realizzato 14 progetti in 12 paesi del mondo: Libia, Eritrea, Kenya, Repubblica serba di Bosnia-Erzegovina, Croazia, Albania, Montenegro, Serbia, Kosovo, Sri Lanka, Palestina e Yemen. “Come è stato dimostrato questa sera, non è certamente un caso che alpinismo e altruismo costituiscano un binomio perfetto strettamente intrecciato –ha detto in conclusione
Stefano Redaelli, presidente del Lions Seregno Brianza-. Con l’avvento di sempre nuovi strumenti tecnologici, l’alpinismo cambia nel tempo, ma ciò che non cambia mai è la solidarietà e l’amore per il prossimo che chi va in montagna riesce sempre a provare e dimostrare: amare la montagna vuol dire saper amare l’uomo, e come Lions siamo felici di aiutare a promuovere e far conoscere realtà e progetti come questo”. Al termine della serata, sono stati messi in vendita un volume del Cai intitolato “I fiori delle Apuane” e un pile tecnico di montagna con il logo del progetto “Alpinismo e altruismo”. Il ricavato andrà a sostenere gli interventi per la cardiologia pediatrica dell’ospedale di Katmandu.
(foto Volonterio)