Seveso, la Unipol Briantea84 fa tris: suo anche lo scudetto
Lacrime, abbracci, coriandoli tricolori: la Unipol Briantea84 è campione d’Italia. L’impresa è stata completata, il mitico triplete – completato da Coppa Italia e Vergauwen Cup – che solo Sassari nel 2002 aveva saputo mettere a segno. Il tricolore passa di mano: Roma, che negli ultimi quattro anni lo aveva difeso con le unghie e tenuto gelosamente sulle sue maglie, ora lo ha ceduto ai giovani gladiatori della Brianza. Un passaggio di consegne arrivato al termine di una sfida spettacolare e in...
Lacrime, abbracci, coriandoli tricolori: la Unipol Briantea84 è campione d’Italia. L’impresa è stata completata, il mitico triplete – completato da Coppa Italia e Vergauwen Cup – che solo Sassari nel 2002 aveva saputo mettere a segno. Il tricolore passa di mano: Roma, che negli ultimi quattro anni lo aveva difeso con le unghie e tenuto gelosamente sulle sue maglie, ora lo ha ceduto ai giovani gladiatori della Brianza. Un passaggio di consegne arrivato al termine di una sfida spettacolare e intensa, la migliore finale scudetto degli ultimi anni, conclusa all’overtime per 69-67. In pochi del migliaio di spettatori presenti ieri sera al Palasport di Seveso ricorda l’ultimo scudetto della Briantea84, quello del 1992. Sono passati più di vent’anni e di strada ne è stata fatta parecchia. Questa volta la festa ha il sapore di una grande conquista, festeggiata sul campo innanzitutto con i primi a vestire il tricolore quest’anno, ovvero i Banditi della squadra giovanile che un mese fa hanno sollevato la Coppa Antonio Maglio, avendo la meglio sempre sul Santa Lucia Roma versione Juniores. Due generazioni vincenti, unite dagli stessi colori e da una passione smisurata. In prima fila anche l’assessore allo Sport del comune di Cantù e la presidente della Lenovo
Anna Cremascoli, venuti per godersi lo spettacolo di un basket canturino che per tradizione sa sempre come emozionare. Di casa anche il tecnico della nazionale Dionigi Cappelletti, super partes per ruolo, ma col cuore legato a una società di cui ha fatto parte e che lui stesso ha portato allo scudetto. E poi tanti bambini e ragazzi ad animare il tifo e a sventolare i palloncini biancoblu, perché oggi più di ieri lo sport paralimpico unisce e appassiona. Una vittoria in più, oltre a quella meritata dalla squadra di
Malik Abes che quest’anno non ha mai perso una partita nella sua casa di Seveso. Fino alla fine, tenendo le unghie aggrappate al risultato più delicato, quello che è valso il titolo italiano. Tutti uniti ad ascoltare, con la mano sul petto, l’inno di Mameli suonato dalla Filarmonica San Clemente di Seveso. Mancava da molto tempo, questa notte magica resterà nella memoria di molti. “E’ stata una serata spettacolare, incredibile, indimenticabile – ha commentato il presidentissimo
Alfredo Marson, che per davvero ha sudato sette camicie alla fine di questa impresa e al fischio finale si è riversato sul campo ad abbracciare tutti i suoi campioni -. Ero con le dita incrociate. Sicuramente sapevamo che Roma aveva il dente avvelenato ed era qui col coltello tra i denti. È un anno favoloso: abbiamo meritato questa vittoria, per la squadra, per tutta la società, per l’ambiente. Vedere questo palazzetto stracolmo di gente è stata la nostra prima vittoria. Quando ho visto questa marea di persone che tifavano per noi ho pensato che alla fine il risultato finale non contava più. Noi avevamo già vinto”. “Ce lo siamo meritati, ce lo siamo meritati – ha ripetuto Malik Abes, al suo primo scudetto in Italia, secondo allenatore a compiere il grande slam -. È stata molto dura, combattuta, ma siamo un gruppo straordinario che non molla mai. Non ho mai dubitato un secondo che potessimo perdere, conosco i miei ragazzi, so che non mollano mai. Devo ringraziare ogni giocatore uno ad uno, perché questa stagione è stata lunga, tutti hanno dato il massimo e nulla sarebbe stato possibile senza l’apporto di ciascuno. Tutti hanno portato il loro mattone e oggi siamo qui a festeggiare una stagione incredibile, il modo migliore per iniziare il nostro trentesimo anniversario”. “E’ la forza del gruppo – ha aggiunto un modesto
Kai Moeller, dalle cui mani sono passati i palloni cruciali della vittoria scudetto, quello del pareggio che ha portato il match all’overtime e quello decisivo a 4’’ dalla sirena finale -. Non ho fatto nulla da solo, siamo una squadra completa, che ha coraggio. È stata un’emozione grandissima, una serata che non dimenticherò”. “Vincere gara1 è stato il nostro primo grande successo – ha commentato il capitano
Jacopo Geninazzi, al suo primo tricolore -. Da lì poi sapevamo che dovevamo giocarcela in casa, che sarebbe stata durissima. Sappiamo quanto Roma volesse questa partita. Siamo all’apice della felicità, abbiamo tagliato tre retine e ci siamo tolti tutte le soddisfazioni possibili. Di più non potevamo chiedere. Ora sono ancora più carico per affrontare gli Europei con la nazionale, a Francoforte”.
Anna Cremascoli, venuti per godersi lo spettacolo di un basket canturino che per tradizione sa sempre come emozionare. Di casa anche il tecnico della nazionale Dionigi Cappelletti, super partes per ruolo, ma col cuore legato a una società di cui ha fatto parte e che lui stesso ha portato allo scudetto. E poi tanti bambini e ragazzi ad animare il tifo e a sventolare i palloncini biancoblu, perché oggi più di ieri lo sport paralimpico unisce e appassiona. Una vittoria in più, oltre a quella meritata dalla squadra di
Malik Abes che quest’anno non ha mai perso una partita nella sua casa di Seveso. Fino alla fine, tenendo le unghie aggrappate al risultato più delicato, quello che è valso il titolo italiano. Tutti uniti ad ascoltare, con la mano sul petto, l’inno di Mameli suonato dalla Filarmonica San Clemente di Seveso. Mancava da molto tempo, questa notte magica resterà nella memoria di molti. “E’ stata una serata spettacolare, incredibile, indimenticabile – ha commentato il presidentissimo
Alfredo Marson, che per davvero ha sudato sette camicie alla fine di questa impresa e al fischio finale si è riversato sul campo ad abbracciare tutti i suoi campioni -. Ero con le dita incrociate. Sicuramente sapevamo che Roma aveva il dente avvelenato ed era qui col coltello tra i denti. È un anno favoloso: abbiamo meritato questa vittoria, per la squadra, per tutta la società, per l’ambiente. Vedere questo palazzetto stracolmo di gente è stata la nostra prima vittoria. Quando ho visto questa marea di persone che tifavano per noi ho pensato che alla fine il risultato finale non contava più. Noi avevamo già vinto”. “Ce lo siamo meritati, ce lo siamo meritati – ha ripetuto Malik Abes, al suo primo scudetto in Italia, secondo allenatore a compiere il grande slam -. È stata molto dura, combattuta, ma siamo un gruppo straordinario che non molla mai. Non ho mai dubitato un secondo che potessimo perdere, conosco i miei ragazzi, so che non mollano mai. Devo ringraziare ogni giocatore uno ad uno, perché questa stagione è stata lunga, tutti hanno dato il massimo e nulla sarebbe stato possibile senza l’apporto di ciascuno. Tutti hanno portato il loro mattone e oggi siamo qui a festeggiare una stagione incredibile, il modo migliore per iniziare il nostro trentesimo anniversario”. “E’ la forza del gruppo – ha aggiunto un modesto
Kai Moeller, dalle cui mani sono passati i palloni cruciali della vittoria scudetto, quello del pareggio che ha portato il match all’overtime e quello decisivo a 4’’ dalla sirena finale -. Non ho fatto nulla da solo, siamo una squadra completa, che ha coraggio. È stata un’emozione grandissima, una serata che non dimenticherò”. “Vincere gara1 è stato il nostro primo grande successo – ha commentato il capitano
Jacopo Geninazzi, al suo primo tricolore -. Da lì poi sapevamo che dovevamo giocarcela in casa, che sarebbe stata durissima. Sappiamo quanto Roma volesse questa partita. Siamo all’apice della felicità, abbiamo tagliato tre retine e ci siamo tolti tutte le soddisfazioni possibili. Di più non potevamo chiedere. Ora sono ancora più carico per affrontare gli Europei con la nazionale, a Francoforte”.