Seveso promuove la cultura paralimpica con Briantea84
Sono passati quasi sei mesi dalla fine dei Giochi Paralimpici ma le emozioni sono ancora tutte attaccate alla pelle di chi li ha vissuti dal vivo. Un’energia contagiosa che è si è sprigionata questa estate e non si è ancora spenta. Ne è una prova il successo dell’evento “Paralympic Emotion” organizzato a Seveso mercoledì sera. Si è parlato di sport, dando la voce ai diretti protagonisti, e si è ragionato sul valore che il paralimpismo sta guadagnando agli occhi di un pubblico sempre più vasto...
Sono passati quasi sei mesi dalla fine dei Giochi Paralimpici ma le emozioni sono ancora tutte attaccate alla pelle di chi li ha vissuti dal vivo. Un’energia contagiosa che è si è sprigionata questa estate e non si è ancora spenta. Ne è una prova il successo dell’evento “Paralympic Emotion” organizzato a Seveso mercoledì sera. Si è parlato di sport, dando la voce ai diretti protagonisti, e si è ragionato sul valore che il paralimpismo sta guadagnando agli occhi di un pubblico sempre più vasto, come dimostrano le cento e più persone che hanno preso parte alla serata. Questo viaggio nei ricordi di un evento che ha segnato la storia è stato inserito dal Comune di Seveso, in collaborazione con Briantea84 e l’Associazione Senza Confini, nell’ambito del calendario d’iniziative dal titolo “Culturalmente”. E così si è potuto ammirare lo scintillante oro di
Roberto Bargna nel ciclismo, rivedendo le immagini della sua incredibile volata verso il traguardo, e ascoltare dalla sua viva voce pensieri, sensazioni e il racconto di un momento magico oltre che indimenticabile. Ricordi che si sono intrecciati a quelli di
Nicola Damiano e
Damiano Airoldi, giocatori della nazionale di basket in carrozzina che hanno trovato a Londra un risveglio brusco al sogno olimpico cullato per quattro anni (8° posto). Perché la grandezza di una Paralimpiade non si misura solo in record e medaglie ma anche in sacrificio (anche economico, come raccontato dagli azzurri) e speranze. Sogni che non possono essere messi in discussione da ciò che è avvenuto in Sudafrica due settimane fa, con il folle gesto di
Oscar Pistorius. A parlare è intervenuto
Daniele Redaelli, unico inviato per un quotidiano straniero la mattina dell’omicidio di
Reeva Steenkamp. “La sensazione – ha spiegato Redaelli, storico giornalista della Gazzetta dello Sport – è che tutto il Paese fosse completamente sconvolto, per tutti Oscar era un mito vivente, un idolo locale prima che planetario. Non credo che abbia futuro la teoria della disabilità come elemento condizionante in questa vicenda, quando ho raccontato i fatti anche io ho completamente evitato di insistere su questo dato”. Di certo un colpo basso per un movimento, come quello paralimpico, che dopo Londra ha ricevuto una spinta incredibile e oggi rischia di ripiegarsi sulla caduta del suo eroe più rappresentativo. “Non corriamo questo pericolo – ha spiegato
Luca Corsolini, giornalista di Sky inviato a Londra e autore del libro “Alex, un inguaribile ottimista” su Zanardi – perché lo sport paralimpico va avanti grazie a noi tutti. Non è qualcosa che si è esaurito con Londra, non è una bolla di sapone, ma una realtà che costruiamo insieme dando valore, attenzione, spazio a questi campioni. Nulla si ferma, anche se il tema del futuro riguarda la vendita dei diritti televisivi, e sia Sochi che Rio dovranno tenerne conto”. Ha disegnato con le mani un arcobaleno e ha chiesto al pubblico di fare altrettanto:
Claudio Arrigoni, giornalista che ha seguito ben dieci Paralimpiadi nella sua carriera, dopo la presentazione della British Paraorchestra con la canzone True Colors, ha spiegato quanto “lo sport paralimpico sia realmente per tutti, non solo per campioni. È divertente e appassionante, anche chi non muove neppure un muscolo se non la testa può diventare campione, come accade nelle bocce”. “Nello sport l’anagrafica non conta – ha aggiunto
Dionigi Cappelletti, da poche settimane nuovo ct della nazionale di basket in carrozzina – perché ciò che realmente fa la differenza è la passione e l’impegno. Ognuno deve portare il suo mattone. Come ci dimostra Zanardi, la forza sta nella curiosità con cui ogni giorno dobbiamo sempre fare in modo di essere meglio di ieri”.
Roberto Bargna nel ciclismo, rivedendo le immagini della sua incredibile volata verso il traguardo, e ascoltare dalla sua viva voce pensieri, sensazioni e il racconto di un momento magico oltre che indimenticabile. Ricordi che si sono intrecciati a quelli di
Nicola Damiano e
Damiano Airoldi, giocatori della nazionale di basket in carrozzina che hanno trovato a Londra un risveglio brusco al sogno olimpico cullato per quattro anni (8° posto). Perché la grandezza di una Paralimpiade non si misura solo in record e medaglie ma anche in sacrificio (anche economico, come raccontato dagli azzurri) e speranze. Sogni che non possono essere messi in discussione da ciò che è avvenuto in Sudafrica due settimane fa, con il folle gesto di
Oscar Pistorius. A parlare è intervenuto
Daniele Redaelli, unico inviato per un quotidiano straniero la mattina dell’omicidio di
Reeva Steenkamp. “La sensazione – ha spiegato Redaelli, storico giornalista della Gazzetta dello Sport – è che tutto il Paese fosse completamente sconvolto, per tutti Oscar era un mito vivente, un idolo locale prima che planetario. Non credo che abbia futuro la teoria della disabilità come elemento condizionante in questa vicenda, quando ho raccontato i fatti anche io ho completamente evitato di insistere su questo dato”. Di certo un colpo basso per un movimento, come quello paralimpico, che dopo Londra ha ricevuto una spinta incredibile e oggi rischia di ripiegarsi sulla caduta del suo eroe più rappresentativo. “Non corriamo questo pericolo – ha spiegato
Luca Corsolini, giornalista di Sky inviato a Londra e autore del libro “Alex, un inguaribile ottimista” su Zanardi – perché lo sport paralimpico va avanti grazie a noi tutti. Non è qualcosa che si è esaurito con Londra, non è una bolla di sapone, ma una realtà che costruiamo insieme dando valore, attenzione, spazio a questi campioni. Nulla si ferma, anche se il tema del futuro riguarda la vendita dei diritti televisivi, e sia Sochi che Rio dovranno tenerne conto”. Ha disegnato con le mani un arcobaleno e ha chiesto al pubblico di fare altrettanto:
Claudio Arrigoni, giornalista che ha seguito ben dieci Paralimpiadi nella sua carriera, dopo la presentazione della British Paraorchestra con la canzone True Colors, ha spiegato quanto “lo sport paralimpico sia realmente per tutti, non solo per campioni. È divertente e appassionante, anche chi non muove neppure un muscolo se non la testa può diventare campione, come accade nelle bocce”. “Nello sport l’anagrafica non conta – ha aggiunto
Dionigi Cappelletti, da poche settimane nuovo ct della nazionale di basket in carrozzina – perché ciò che realmente fa la differenza è la passione e l’impegno. Ognuno deve portare il suo mattone. Come ci dimostra Zanardi, la forza sta nella curiosità con cui ogni giorno dobbiamo sempre fare in modo di essere meglio di ieri”.