Tanti colleghi e amici per l'ultimo saluto a Pierino Vismara
C'era davvero tanta gente a Cormano nel pomeriggio di ieri, martedì 7 aprile, per l'ultimo saluto a
Pierino Vismara. Lo conoscevano in tanti e tutti lo rispettavano: amico di tutti, instancabile lavoratore, per più di cinquant'anni ha svolto con passione e sacrifici il lavoro di fotografo per le maggiori testate nazionali e per i giornali locali. Punto di riferimento per tutti, soprattutto per forze dell'ordine e colleghi, è stato salutato con più di qualche lacrima tant'è p...
C'era davvero tanta gente a Cormano nel pomeriggio di ieri, martedì 7 aprile, per l'ultimo saluto a
Pierino Vismara. Lo conoscevano in tanti e tutti lo rispettavano: amico di tutti, instancabile lavoratore, per più di cinquant'anni ha svolto con passione e sacrifici il lavoro di fotografo per le maggiori testate nazionali e per i giornali locali. Punto di riferimento per tutti, soprattutto per forze dell'ordine e colleghi, è stato salutato con più di qualche lacrima tant'è positivo il ricordo che ha lasciato e tanto era vera l'amicizia che lo legava a ciascuno dei presenti. I giornalisti della Brianza hanno voluto salutarlo con questo pensiero che è stato letto al termine della funzione religiosa.
Per i vecchi giornalisti, eri Pierino. L’amico di una vita. L’amico con il quale hai percorso un’intera carriera, lunga magari tanti decenni, con un numero infinito di aneddoti, da raccontare mille volte, e ogni volta ridere. Come quella volta che il severo capitano Sergio Di Giovanni, appena arrivato alla compagnia dei carabinieri di Desio, chiese accigliato: “Chi è quel capellone che gira per la caserma”? E il maresciallo rispose: “E’ Pierino”. Gli bastò il rispetto con cui glielo disse, per capire che Pierino non era uno qualunque.
Per i giovani giornalisti invece eri il Vis: quasi un papà. Ti trovavi bene con i giovani, e ti piaceva fare le “macchinate” con loro. Te li caricavi tutti in auto, e li portavi nei luoghi che tu conoscevi a memoria, loro un po’ meno… Era un momento di rara spensieratezza salire sul tuo fuoristrada, perché pensavi a tutto tu. E con te eravamo sicuri di arrivare. Anche sul luogo del delitto più introvabile, fosse anche un sabato sera, buio e d’inverno, nei boschi delle Groane… Grazie al tuo navigatore naturale, che a differenza del Tom Tom, non sbagliava mai.
Per tutti, eri un punto di riferimento. Perché tu eri una persona capace, come poche altre, di esserci. Di essere presente. 365 giorni all’anno. Tutti i giorni. Sempre. E non solo sul lavoro. Per molti, è questa la cosa più difficile, ora: capire, accettare che non ci sei più. Che non potremo più contare sulla tua presenza, fatta più di silenzi che di parole, di discrezione più che di protagonismo, di quella gentilezza d’altri tempi che non si mette mai in mostra, non crea mai problemi, non chiede mai nulla ma dà tutto, che non si fa mai notare. Lasci un grande vuoto.
Eri una persona di poche, pochissime parole. E negli ultimi anni, avevi iniziato a esprimerti per aforismi. E’ finita; è meglio andare a raccogliere banane; bisogna cambiare lavoro. Sarà. Ma se tu, in più di cinquant’anni, non hai mai smesso un giorno di lavorare, non sei mai andato a raccogliere banane, non hai mai… cambiato lavoro, un motivo ci sarà.
Hai dimostrato che si può fare questo mestiere in un modo diverso: senza fare le scarpe a nessuno, senza imbrogliare né truccare le carte, senza voler a tutti i costi arrivare primo, senza gonfiarsi il petto o mettersi sotto i riflettori. Alla fine ce l’hai fatta, sei riuscito a restare te stesso. Hai tracciato una via, hai lasciato un segno, meno facile, certo. Ma grazie al tuo esempio, in tanti potranno seguirti.
Pierino Vismara. Lo conoscevano in tanti e tutti lo rispettavano: amico di tutti, instancabile lavoratore, per più di cinquant'anni ha svolto con passione e sacrifici il lavoro di fotografo per le maggiori testate nazionali e per i giornali locali. Punto di riferimento per tutti, soprattutto per forze dell'ordine e colleghi, è stato salutato con più di qualche lacrima tant'è positivo il ricordo che ha lasciato e tanto era vera l'amicizia che lo legava a ciascuno dei presenti. I giornalisti della Brianza hanno voluto salutarlo con questo pensiero che è stato letto al termine della funzione religiosa.
Per i vecchi giornalisti, eri Pierino. L’amico di una vita. L’amico con il quale hai percorso un’intera carriera, lunga magari tanti decenni, con un numero infinito di aneddoti, da raccontare mille volte, e ogni volta ridere. Come quella volta che il severo capitano Sergio Di Giovanni, appena arrivato alla compagnia dei carabinieri di Desio, chiese accigliato: “Chi è quel capellone che gira per la caserma”? E il maresciallo rispose: “E’ Pierino”. Gli bastò il rispetto con cui glielo disse, per capire che Pierino non era uno qualunque.
Per i giovani giornalisti invece eri il Vis: quasi un papà. Ti trovavi bene con i giovani, e ti piaceva fare le “macchinate” con loro. Te li caricavi tutti in auto, e li portavi nei luoghi che tu conoscevi a memoria, loro un po’ meno… Era un momento di rara spensieratezza salire sul tuo fuoristrada, perché pensavi a tutto tu. E con te eravamo sicuri di arrivare. Anche sul luogo del delitto più introvabile, fosse anche un sabato sera, buio e d’inverno, nei boschi delle Groane… Grazie al tuo navigatore naturale, che a differenza del Tom Tom, non sbagliava mai.
Per tutti, eri un punto di riferimento. Perché tu eri una persona capace, come poche altre, di esserci. Di essere presente. 365 giorni all’anno. Tutti i giorni. Sempre. E non solo sul lavoro. Per molti, è questa la cosa più difficile, ora: capire, accettare che non ci sei più. Che non potremo più contare sulla tua presenza, fatta più di silenzi che di parole, di discrezione più che di protagonismo, di quella gentilezza d’altri tempi che non si mette mai in mostra, non crea mai problemi, non chiede mai nulla ma dà tutto, che non si fa mai notare. Lasci un grande vuoto.
Eri una persona di poche, pochissime parole. E negli ultimi anni, avevi iniziato a esprimerti per aforismi. E’ finita; è meglio andare a raccogliere banane; bisogna cambiare lavoro. Sarà. Ma se tu, in più di cinquant’anni, non hai mai smesso un giorno di lavorare, non sei mai andato a raccogliere banane, non hai mai… cambiato lavoro, un motivo ci sarà.
Hai dimostrato che si può fare questo mestiere in un modo diverso: senza fare le scarpe a nessuno, senza imbrogliare né truccare le carte, senza voler a tutti i costi arrivare primo, senza gonfiarsi il petto o mettersi sotto i riflettori. Alla fine ce l’hai fatta, sei riuscito a restare te stesso. Hai tracciato una via, hai lasciato un segno, meno facile, certo. Ma grazie al tuo esempio, in tanti potranno seguirti.