Varedo, Legambiente: "Al posto del depuratore una vasca di laminazione"
Dopo la chiusura del depuratore bisogna realizzare su quell'area una vasca di laminazione per proteggere i nostri Comuni dalla piena del Seveso. E' la proposta di Legambiente Lombardia, che ritiene questa soluzione preferibile a quella della vasca di Senago. Nei giorni scorsi il gruppo Cap ha dato avvio ai lavori per lo smantellamento del depuratore, scollegando i tubi per far confluire tutto a Pero e, da lì, nel deviatore Olona. Un'operazione onerosa, 8 milioni di euro di investimento: "Chiu...
Dopo la chiusura del depuratore bisogna realizzare su quell'area una vasca di laminazione per proteggere i nostri Comuni dalla piena del Seveso. E' la proposta di Legambiente Lombardia, che ritiene questa soluzione preferibile a quella della vasca di Senago. Nei giorni scorsi il gruppo Cap ha dato avvio ai lavori per lo smantellamento del depuratore, scollegando i tubi per far confluire tutto a Pero e, da lì, nel deviatore Olona. Un'operazione onerosa, 8 milioni di euro di investimento: "Chiuderà uno dei maggiori scarichi nel Seveso - afferma
Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - quasi 2 mila metri cubi all'ora di acque pesantemente inquinate. Un intervento importante anche se non risolutivo rispetto allo stato pessimo in cui versano le acque del torrente". L'associazione ambientalista, tuttavia, evidenzia che con questa opera, benché apprezzabile, risulti più modesto il contributo alla riduzione delle onde di piena del Seveso: si tratta, in tempo di pioggia, di una portata di 2100 metri cubi all'ora che prenderà un'altra strada rispetto al corso d'acqua che finisce nello scatolare di via Ornato e da lì al sottosuolo del capoluogo lombardo. “Questa è una grande opera in cui non ci sono politici accalcati per tagliare nastri davanti alle telecamere dei maggiori network televisivi - dichiara Di Simine - ma per una volta è una infrastruttura utile, di quelle che servono davvero al Paese. Le infrastrutture del sistema idrico sono infatti quelle su cui la Lombardia accusa un maggior ritardo rispetto agli altri territori europei, ma producono più lavoro e più benessere di tante autostrade che devastano il territorio e di cui sappiamo che servono solo a chi le realizza”. Tra gli altri benefici dell'opera, vi sarà quello di allontanare le sanzioni dell'Unione Europea per la mancata realizzazione delle opere di depurazione e collettamento degli scarichi imposte da una direttiva risalente al lontano 1991. Ma con la dismissione, l'area del depuratore di Varedo, oltre tre ettari di terreno disposti sulle rive del Seveso, rischia di diventare un'area dismessa in più, che si somma all'enorme sedime abbandonato dell'adiacente stabilimento ex-Snia. Una dismissione che potrebbe diventare un'opportunità, questa sì rilevante sul contenimento delle piene del Seveso, su cui Legambiente rilancia una proposta già fatta a suo tempo. “Le aree dismesse di Varedo occupano un’estensione di oltre 250 mila metri quadri, a ridosso del torrente e in un contesto di saturazione urbanistica pressoché completa. Si tratta di aree pesantemente contaminate da decenni di attività dell'industria chimica, per le quali la bonifica profonda è sicuramente imprescindibile, ma possono diventare una piccola Ruhr brianzola, un parco fluviale in cui realizzare un grande progetto di paesaggio post-industriale ove trovino posto anche interventi per la moderazione delle piene, restituendo spazio al fiume laddove oggi giacciono le strutture del depuratore, creando bacini per il contenimento delle acque di piena in grado di dare risposte più efficaci rispetto anche alle vasche di Senago. Sicuramente si tratta di interventi molto onerosi, soprattutto per la necessità di bonificare i terreni, ma i benefici sarebbero immensi, per la comunità di Varedo e per tutti i comuni rivieraschi del Seveso, Milano inclusa”.
Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - quasi 2 mila metri cubi all'ora di acque pesantemente inquinate. Un intervento importante anche se non risolutivo rispetto allo stato pessimo in cui versano le acque del torrente". L'associazione ambientalista, tuttavia, evidenzia che con questa opera, benché apprezzabile, risulti più modesto il contributo alla riduzione delle onde di piena del Seveso: si tratta, in tempo di pioggia, di una portata di 2100 metri cubi all'ora che prenderà un'altra strada rispetto al corso d'acqua che finisce nello scatolare di via Ornato e da lì al sottosuolo del capoluogo lombardo. “Questa è una grande opera in cui non ci sono politici accalcati per tagliare nastri davanti alle telecamere dei maggiori network televisivi - dichiara Di Simine - ma per una volta è una infrastruttura utile, di quelle che servono davvero al Paese. Le infrastrutture del sistema idrico sono infatti quelle su cui la Lombardia accusa un maggior ritardo rispetto agli altri territori europei, ma producono più lavoro e più benessere di tante autostrade che devastano il territorio e di cui sappiamo che servono solo a chi le realizza”. Tra gli altri benefici dell'opera, vi sarà quello di allontanare le sanzioni dell'Unione Europea per la mancata realizzazione delle opere di depurazione e collettamento degli scarichi imposte da una direttiva risalente al lontano 1991. Ma con la dismissione, l'area del depuratore di Varedo, oltre tre ettari di terreno disposti sulle rive del Seveso, rischia di diventare un'area dismessa in più, che si somma all'enorme sedime abbandonato dell'adiacente stabilimento ex-Snia. Una dismissione che potrebbe diventare un'opportunità, questa sì rilevante sul contenimento delle piene del Seveso, su cui Legambiente rilancia una proposta già fatta a suo tempo. “Le aree dismesse di Varedo occupano un’estensione di oltre 250 mila metri quadri, a ridosso del torrente e in un contesto di saturazione urbanistica pressoché completa. Si tratta di aree pesantemente contaminate da decenni di attività dell'industria chimica, per le quali la bonifica profonda è sicuramente imprescindibile, ma possono diventare una piccola Ruhr brianzola, un parco fluviale in cui realizzare un grande progetto di paesaggio post-industriale ove trovino posto anche interventi per la moderazione delle piene, restituendo spazio al fiume laddove oggi giacciono le strutture del depuratore, creando bacini per il contenimento delle acque di piena in grado di dare risposte più efficaci rispetto anche alle vasche di Senago. Sicuramente si tratta di interventi molto onerosi, soprattutto per la necessità di bonificare i terreni, ma i benefici sarebbero immensi, per la comunità di Varedo e per tutti i comuni rivieraschi del Seveso, Milano inclusa”.