Bovisio M.: Finardi alla Campanella per il tour Fibrillante
"Il concerto di Bovisio Masciago è uno degli ultimi in cui ci sarà l’opportunità di vedermi con la band al completo. Gruppo rodato, caldo, c'è un grande feeling con questi ragazzi giovani. Poi mi dedicherò a spettacoli teatrali più raccolti. Non perdete dunque l’occasione, sarà un bel momento per tutti". Lo dice
Eugenio Finardi, miglior sponsor di se stesso, che si esibirà questo venerdì 10 ottobre alle 21 al teatro La Campanella su iniziativa dell'amministraz...
"Il concerto di Bovisio Masciago è uno degli ultimi in cui ci sarà l’opportunità di vedermi con la band al completo. Gruppo rodato, caldo, c'è un grande feeling con questi ragazzi giovani. Poi mi dedicherò a spettacoli teatrali più raccolti. Non perdete dunque l’occasione, sarà un bel momento per tutti". Lo dice
Eugenio Finardi, miglior sponsor di se stesso, che si esibirà questo venerdì 10 ottobre alle 21 al teatro La Campanella su iniziativa dell'amministrazione comunale. Le sue dichiarazioni non hanno fini commerciali. Chi lo conosce lo sa benissimo. E' piuttosto un artista innamorato del suo lavoro, della musica a tutto campo, che ha voglia di dialogare con i suoi ascoltatori e di lanciare messaggi. Con estrema disponibilità e con altrettanta simpatia ha accettato di rispondere alle nostre domande.
Il concerto di Bovisio Masciago fa parte del tour di Fibrillante, album uscito a distanza di 15 anni da quello precedente: è nel segno della continuità, o pensi che questo sia un Finardi che il pubblico ancora non conosceva?
"In realtà credo sia proprio nel segno della continuità. Si lega benissimo con gli album degli anni ’70 e primi anni ’80. Viene dopo 15 anni in cui ho fatto altro da Finardi. Perché ho smesso di fare Finardi? Succede che arrivi a un certo punto in cui il pubblico ti chiede di fare le canzoni vecchie. Quasi come se non volesse ascoltare le nuove. Così ho semplicemente smesso e mi sono dedicato alla musica, all’inseguire i miei sogni musicali, dal fado portoghese al blues che è il mio amore segreto. Alla musica classica contemporanea visto che mi sono esibito anche alla Scala di Milano. Finché Max Casacci e Giovanni Maggiore, mi hanno fatto capire di avere una grande voglia di ritornare a sentire Finardi. Insieme a loro ho ricreato questo. Era anche il momento giusto. Ho ancora qualcosa da dire".
A questo proposito è inevitabile la domanda, visto che ti piace far notare che si nasce incendiari e si muore pompieri, ma credi che per te sia esattamente il contrario: che cosa non va?
"Basta guardare Report la domenica sera in televisione: se non diventi un incendiario lì… L’Italia è in condizioni pietose, il malaffare, la corruzione, spesso impunito. Se uno non si incazza adesso, quando deve farlo? Ci sono più motivi adesso che negli anni ’70. Però ora sembra che si possa fare qualunque cosa. Siamo indignati, ma ululiamo tutti alla luna, i processi finiscono in prescrizione. C’è la sensazione di impotenza e di essere preso in giro non solo dalla politica ma anche dalla società civile, penso anche alla sanità".
Il tuo riferimento alla sanità è casuale o è frutto dell'esperienza vissuta negli ospedali per la tua fibrillazione atriale (da qui nasce il titolo dall'album, ndr) che per lungo tempo ti ha fatto disperare?
"Ho sofferto per questa condizione cardiaca. Mi sono curato nella sanità pubblica e devo dire che mi hanno curato molto bene. Non ho ricevuto privilegi, com'è giusto che sia, ma non so se per un personaggio pubblico fanno più attenzione. Al di là di questo, però, ho la sensazione netta, che credo tutti condividano, che qualche medico sia lì perché è amico, parente, politicamente supportato da qualcuno. Quando dico che mi sento preso in giro, mi riferisco anche a questo. Qualunque italiano può citare un caso di malaffare che non è stato risolto. Intendiamoci: non sono tutti corrotti e incapaci, ma la gran parte dei casi non è risolta. Questo toglie speranza. Lo sai qual è la cosa brutta? Ci stiamo accorgendo che è qui quello che non va, non da altre parti d'Italia o del mondo. Lo vedo sulla mia pelle. I disagi della viabilità si sentono ovunque. Tutti i cittadini lombardi stanno maledicendo Expo con tutte le loro forze. Non prenderla però come una questione ideologica: cinquant'anni fa, in soli 8 anni, è stata fatta l'Autostrada del Sole. Qui da 7 anni ci sono lavori interminabili sulla Milano-Torino".
Con “Lei si illumina” e “Le donne piangono in macchina”, canzoni dell'ultimo album, sei più pompiere che incendiario. Emerge il lato dolce, l’attenzione al sentimento.
"Nella mia carriera sono stato criticato perché troppo attento alla realtà sociale. Chi amava quelle canzoni, al contrario, mi criticava per i brani dolcissimi. Io credo di aver tenuto un lungo diario delle vita di un uomo del mio periodo storico. Nell'album entra quindi la vita sociale, il telegiornale, ma anche la vita personale. Questo è un disco della mia età, in cui ci si rende conto che le donne hanno la forza e il potere: arrivati a una certa età gli uomini avvizziscono, le donne diventano più radiose e sicure, non hanno più bisogno di sedurre e di usare quelle armi. Sono estremamente forti, il pilastro anche per noi uomini. C’è questa componente, in quest'epoca di grande cambiamento e di grande crisi e di problemi, ma anche di grandi emozioni. Le donne si stanno dimostrando spesso il rifugio. Depositarie della sicurezza della famiglia. Non volevo fare un disco da incendiario, volevo descrivere la realtà che ho intorno".
Accetta la provocazione: ti guardi intorno e vedi cosa non va. Non è un messaggio di speranza.
"Il messaggio di speranza è nella vita stessa. Ho fiducia nei giovani. Ho tre figli, le loro priorità stanno cambiando, si stanno adattando a un mondo diverso, hanno aspettative diverse dalle nostre che eravamo pieni di quelle illusioni che forse ci stanno dando ora le delusioni. Ragazzi disincantati, meno manipolabili, con più senso critico. La speranza è che c’è sempre un domani. Forse la frase è banale, ma i momenti più bui sono sempre prima dell’alba. Ecco, io credo che anche se in questo momento sembra tutto impossibile, il cambiamento arriverà. Fibrillante fotografa la realtà, ma esprime anche una notevole fiducia nell'uomo".
Gualfrido Galimberti
Eugenio Finardi, miglior sponsor di se stesso, che si esibirà questo venerdì 10 ottobre alle 21 al teatro La Campanella su iniziativa dell'amministrazione comunale. Le sue dichiarazioni non hanno fini commerciali. Chi lo conosce lo sa benissimo. E' piuttosto un artista innamorato del suo lavoro, della musica a tutto campo, che ha voglia di dialogare con i suoi ascoltatori e di lanciare messaggi. Con estrema disponibilità e con altrettanta simpatia ha accettato di rispondere alle nostre domande.
Il concerto di Bovisio Masciago fa parte del tour di Fibrillante, album uscito a distanza di 15 anni da quello precedente: è nel segno della continuità, o pensi che questo sia un Finardi che il pubblico ancora non conosceva?
"In realtà credo sia proprio nel segno della continuità. Si lega benissimo con gli album degli anni ’70 e primi anni ’80. Viene dopo 15 anni in cui ho fatto altro da Finardi. Perché ho smesso di fare Finardi? Succede che arrivi a un certo punto in cui il pubblico ti chiede di fare le canzoni vecchie. Quasi come se non volesse ascoltare le nuove. Così ho semplicemente smesso e mi sono dedicato alla musica, all’inseguire i miei sogni musicali, dal fado portoghese al blues che è il mio amore segreto. Alla musica classica contemporanea visto che mi sono esibito anche alla Scala di Milano. Finché Max Casacci e Giovanni Maggiore, mi hanno fatto capire di avere una grande voglia di ritornare a sentire Finardi. Insieme a loro ho ricreato questo. Era anche il momento giusto. Ho ancora qualcosa da dire".
A questo proposito è inevitabile la domanda, visto che ti piace far notare che si nasce incendiari e si muore pompieri, ma credi che per te sia esattamente il contrario: che cosa non va?
"Basta guardare Report la domenica sera in televisione: se non diventi un incendiario lì… L’Italia è in condizioni pietose, il malaffare, la corruzione, spesso impunito. Se uno non si incazza adesso, quando deve farlo? Ci sono più motivi adesso che negli anni ’70. Però ora sembra che si possa fare qualunque cosa. Siamo indignati, ma ululiamo tutti alla luna, i processi finiscono in prescrizione. C’è la sensazione di impotenza e di essere preso in giro non solo dalla politica ma anche dalla società civile, penso anche alla sanità".
Il tuo riferimento alla sanità è casuale o è frutto dell'esperienza vissuta negli ospedali per la tua fibrillazione atriale (da qui nasce il titolo dall'album, ndr) che per lungo tempo ti ha fatto disperare?
"Ho sofferto per questa condizione cardiaca. Mi sono curato nella sanità pubblica e devo dire che mi hanno curato molto bene. Non ho ricevuto privilegi, com'è giusto che sia, ma non so se per un personaggio pubblico fanno più attenzione. Al di là di questo, però, ho la sensazione netta, che credo tutti condividano, che qualche medico sia lì perché è amico, parente, politicamente supportato da qualcuno. Quando dico che mi sento preso in giro, mi riferisco anche a questo. Qualunque italiano può citare un caso di malaffare che non è stato risolto. Intendiamoci: non sono tutti corrotti e incapaci, ma la gran parte dei casi non è risolta. Questo toglie speranza. Lo sai qual è la cosa brutta? Ci stiamo accorgendo che è qui quello che non va, non da altre parti d'Italia o del mondo. Lo vedo sulla mia pelle. I disagi della viabilità si sentono ovunque. Tutti i cittadini lombardi stanno maledicendo Expo con tutte le loro forze. Non prenderla però come una questione ideologica: cinquant'anni fa, in soli 8 anni, è stata fatta l'Autostrada del Sole. Qui da 7 anni ci sono lavori interminabili sulla Milano-Torino".
Con “Lei si illumina” e “Le donne piangono in macchina”, canzoni dell'ultimo album, sei più pompiere che incendiario. Emerge il lato dolce, l’attenzione al sentimento.
"Nella mia carriera sono stato criticato perché troppo attento alla realtà sociale. Chi amava quelle canzoni, al contrario, mi criticava per i brani dolcissimi. Io credo di aver tenuto un lungo diario delle vita di un uomo del mio periodo storico. Nell'album entra quindi la vita sociale, il telegiornale, ma anche la vita personale. Questo è un disco della mia età, in cui ci si rende conto che le donne hanno la forza e il potere: arrivati a una certa età gli uomini avvizziscono, le donne diventano più radiose e sicure, non hanno più bisogno di sedurre e di usare quelle armi. Sono estremamente forti, il pilastro anche per noi uomini. C’è questa componente, in quest'epoca di grande cambiamento e di grande crisi e di problemi, ma anche di grandi emozioni. Le donne si stanno dimostrando spesso il rifugio. Depositarie della sicurezza della famiglia. Non volevo fare un disco da incendiario, volevo descrivere la realtà che ho intorno".
Accetta la provocazione: ti guardi intorno e vedi cosa non va. Non è un messaggio di speranza.
"Il messaggio di speranza è nella vita stessa. Ho fiducia nei giovani. Ho tre figli, le loro priorità stanno cambiando, si stanno adattando a un mondo diverso, hanno aspettative diverse dalle nostre che eravamo pieni di quelle illusioni che forse ci stanno dando ora le delusioni. Ragazzi disincantati, meno manipolabili, con più senso critico. La speranza è che c’è sempre un domani. Forse la frase è banale, ma i momenti più bui sono sempre prima dell’alba. Ecco, io credo che anche se in questo momento sembra tutto impossibile, il cambiamento arriverà. Fibrillante fotografa la realtà, ma esprime anche una notevole fiducia nell'uomo".
Gualfrido Galimberti