Il cancro si combatte con le “nano medicine”, ma servono soldi per la ricerca
Settimana scorsa l’Università di Milano-Bicocca e la Fondazione IRCCS Istituto dei Tumori hanno organizzato un convegno, uno dei dodici che si svolti simultaneamente, “Nano World cancer Day” evento medico di portata internazionale promosso dalla European Technology Platform for Nanomedicine - un organismo che raggruppa istituzioni di ricerca, aziende farmaceutiche e scienziati per promuovere la ricerca e lo sviluppo della nano medicina.
Oggi il cancro si combatte sempre più a suon di farmaci intelligenti. Questa la tendenza e lo scopo della ricerca che vede gli scienziati impegnati nell’individuazione di terapie sempre più personalizzate che trasportino il farmaco direttamente alle cellule malate, annullando gli effetti collaterali (e spesso devastanti) di una terapia massiccia e diffusa ovunque.
Una sorta di nano veicoli che navigano all’interno del corpo portando il farmaco solo dove occorre. Di questo importante argomento se ne è parlato settimana scorsa al “Nano World cancer Day” evento medico di portata internazionale promosso dalla European Technology Platform for Nanomedicine - un organismo che raggruppa istituzioni di ricerca, aziende farmaceutiche e scienziati per promuovere la ricerca e lo sviluppo della nano medicina - in collaborazione con istituzioni locali.
La conferenza stampa italiana - una delle 12 simultanee organizzate in Europa - è stata organizzata dall’Università di Milano-Bicocca e dalla Fondazione IRCCS Istituto dei Tumori con gli interventi di Cristina Messa (rettore dell’Università Milano – Bicocca), Furio Gramatica (responsabile Health technology della Fondazione Don Gnocchi e membro del comitato esecutivo dell’ETPN), Nadia Zaffaroni (direttore della struttura complessa di Farmacologia Molecolare della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori), Federico Pantellini (Medical Affairs Director Oncology Celgene Italia), Federico Caligaris Cappio (direttore Scientifico Associazione italiana ricerca contro il cancro), Francesco Nicotra (docente ordinario di Chimica Organica dell’Università di Milano-Bicocca e membro dell’ETPN).
"I vettori, che hanno una grandezza che va dai 20 ai 500 miliardesimi di metro - hanno spiegato i ricercatori riuniti in Bicocca - si adattano sia ai tradizionali farmaci chemioterapici sia ai farmaci biologici: entrambe le classi di farmaci hanno bisogno di nano-shuttle che li portino alla destinazione desiderata, ad esempio il tessuto tumorale". Raggiunta la destinazione occorre ancora superare le barriere biologiche. A tal fine si stanno sviluppando due differenti strategie. "Una – ha spiegato Francesco Nicotra – prevede l’apertura delle 'porte' col rilascio del farmaco prima del superamento della barriera; se il farmaco è una piccola molecola, potrà essere in grado di superarla per diffusione. L’altra, indispensabile per i farmaci che non sono in grado di diffondere, consiste nel dotare la nanoparticella di una 'chiave' per attraversare la barriera e aprire le porte solo dopo averla superata. Le barriere dispongono infatti di sistemi di trasporto che riconoscono le sostanze utili e ne consentono il passaggio".
"La nanomedicina – ha commentato Federico Pantellini – è una strada innovativa che sta aprendo scenari inaspettati nel trattamento di tumori difficili da curare come il carcinoma del pancreas, della mammella e del polmone in fase avanzata". Ma per continuare su questo fronte servono investimenti. In Europa sono più di 500 le piccole e medie imprese, tra farmaceutiche, aziende di biotech, chimiche e tecnologie mediche, che operano nella nanomedicina, 150 negli Stati Uniti. Attualmente sono circa 49 i nanofarmaci presenti sul mercato, per un valore complessivo che oscilla tra i 100 e 130 miliardi di dollari. Sul fronte della sperimentazione sono più di 230 i nanofarmaci attualmente testati sull’uomo, il 30 per cento dei quali sono farmaci per la cura del cancro.
L’Unione Europea, tra il 2008 e il 2014, ha finanziato più di 50 progetti di nanomedicina che vanno dalla messa a punto di nuovi sistemi di somministrazione dei farmaci nanostrutturati alla medicina rigenerativa, fino alla creazione di nanoparticelle per la diagnostica precoce. Nelle prossime due decadi è attesa una crescita del 70 per cento di nuovi casi di cancro. Dalla nanomedicina ci si attende il più forte contributo alla soluzione di questa piaga.
"La nanomedicina – ha concluso Cristina Messa – è uno dei campi nei quali eccelle il sistema della ricerca di Milano e della Lombardia. Sistema che può e deve dare un contributo a questo importante tassello lo sviluppo di una medicina di precisione, fine ultimo di molti progetti, fra cui il più recente Human Technopole".