Momenti sull'Adda Brianteo

Il ragazzo: "Maestro, è bella la Loira!". Il vecchio guardò il fiume e malinconico rispose: "Sì, ma non è la mia Adda". Il maestro era Leonardo, un uomo che amò l'Adda come uno degli angoli più suggestivi del mondo, tanto da imprimere con i suoi paesaggi l'anima della sua arte

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E’ silenziosa questa Adda, come la chiamava Leonardo.

Si lascia accarezzare la schiena dall’obiettivo di Fabrizio Delmati e dolcemente gli offre le onde, i petali,  la natura e gli scorci  dell’uomo, dal medioevo al novecento.  Angoli di pietra, ferro e illusione industriale come la centrale elettrica liberty,  ricamo nella riva, aspra quanto bella. Bella quanto aspra.

L’obiettivo e l’anima di Fabrizio trovano, riscoprono e dipingono i sentieri di Leonardo, le chiuse di quando era ospite a Vaprio del conte Melzi d’Eril.
Mesi passati ad esplorare “la Adda“. Le sue anse e il suo andare qua e là, a far più lunga la via dai colli verso il Po.

Angoli di storia,  come il traghetto di Imbersago che segnava il passaggio netto fra Milano e Venezia, due stati che valevano da soli quanto la Francia e per questo non si sono fusi e, alla fine, ne son diventati preda.

L’Adda, e la cappella della Madonna del Bosco, e quella della Rocchetta, una volta case di speranza degli umili, ora pace per ciclisti e canoisti che misurano lo sforzo con la velocità di un cigno o di un pesce nella corrente.

L’Adda, spreco di memoria lombarda e brianzola, come le cascine segnate da generazioni, speranze e fatiche, date ora in pegno all'usura del tempo di un fiume austero ed inesorabile, spietato e meraviglioso.

L’Adda, lo stesso silenzio che trovi quando ti chiedi se avesse torto Leonardo a snobbare la Loira, fiume fonte di ricchezza turistica, e se  avesse ancora torto ad amare questa Adda, meraviglia ormai per pochi, un po’ come i tesori più autentici del nostro paese.

cc


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