Barlassina: il Comune si fa promotore della cultura della pace
Sabato scorso in sala civica "E. Longoni" si è svolto il terzo incontro del IX ciclo sulla promozione della pace. Protagonista dell’incontro intitolato "Il disastro Marcinelle. Una storia da non dimenticare" il giornalista e scrittore
Paolo Di Stefano, autore del saggio “La catastròfa. Marcinelle 8 agosto 1956” Nel volume pubblicato tempo fa Di Stefano ha fatto uno straordinario lavoro di ricerca storica, andando ad intervistare i pochi superstiti, le vedove, i figli ed i pa...
Sabato scorso in sala civica "E. Longoni" si è svolto il terzo incontro del IX ciclo sulla promozione della pace. Protagonista dell’incontro intitolato "Il disastro Marcinelle. Una storia da non dimenticare" il giornalista e scrittore
Paolo Di Stefano, autore del saggio “La catastròfa. Marcinelle 8 agosto 1956” Nel volume pubblicato tempo fa Di Stefano ha fatto uno straordinario lavoro di ricerca storica, andando ad intervistare i pochi superstiti, le vedove, i figli ed i parenti delle vittime di uno dei più spaventosi incidenti minerari della storia, quello avvenuto l'8 agosto del 1956 a Marcinelle nel distretto minerario di Charleroi in Belgio, in cui a seguito di un incendio scoppiato sottoterra, persero la vita 262 minatori di cui 136 immigrati italiani. Perché parlare di questa vicenda così lontana nel tempo all'interno del ciclo di incontri sul tema del "Riconoscimento della dignità umana". Perché questo tragico avvenimento tocca diverse tematiche: - la condizione del lavoro, l'insicurezza premeditata e la mancanza di misure protettive in cui erano costretti a svolgere le proprie mansioni i minatori; - l'immigrazione, vista dalla parte di quando a migrare per cercare il pane ed una speranza di vita migliore erano gli italiani; - la memoria per far sì che storie così significative siano consegnate alla collettività; come ha scritto l'autore "perchè la memoria abbia un futuro". Nel disastro di Marcinelle la dignità umana non è stata riconosciuta, prima di tutto proprio dalle nostre stesse istituzioni. Il Governo italiano, il 15 marzo 1946, firmò un accordo con Bruxelles in cui si definivano le condizioni relative all'invio di manodopera italiana in Belgio in cambio di forniture di carbone. Per ogni scaglione di mille operai italiani nelle miniere, il Belgio avrebbe esportato verso l'Italia un tot di tonnellate di carbone. Un cambio-merci vero e proprio: uomini per carbone. I nostri ministri si sarebbero impegnati a inviare nei cinque bacini petroliferi belgi duemila minatori alla settimana, senza chiedere nessuna sicurezza sul lavoro. Risultato: dal 1946 al 1963 i morti italiani nelle miniere belghe saranno 867. Ma le famiglie delle vittime, ne il giorno della tragedia di Marcinelle, ne mai, vedranno il Presidente del Consiglio, il Capo dello Stato o le massime autorità istituzionali. L'esposizione di Di Stefano è stata coinvolgente ed è stata seguita da un dibattito partecipato e caloroso che ha toccato tanti aspetti dell'attualità, la dignità e la sicurezza del lavoro, l'immigrazione ieri e oggi, il rapporto tra cittadini ed istituzioni, lo stato della cultura e dell'istruzione nel nostro paese. Come ha detto Nando Dalla Chiesa lo scorso anno ad uno degli incontri sulla promozione della pace, certe storie non devono andare perse perché hanno tanto da insegnare. Il disastro Marcinelle è una storia da non dimenticare. Grazie a Paolo Di Stefano che con un opera di impegno civile è andato a "ripescarla"con il desiderio di dare memoria ad un episodio pieno di grandi significati per la storia del nostro paese, che al di fuori delle celebrazioni rituali è caduto in un colpevole oblio e per dare voce a coloro che hanno vissuto l'evento doloroso della perdita delle persone care.
Paolo Di Stefano, autore del saggio “La catastròfa. Marcinelle 8 agosto 1956” Nel volume pubblicato tempo fa Di Stefano ha fatto uno straordinario lavoro di ricerca storica, andando ad intervistare i pochi superstiti, le vedove, i figli ed i parenti delle vittime di uno dei più spaventosi incidenti minerari della storia, quello avvenuto l'8 agosto del 1956 a Marcinelle nel distretto minerario di Charleroi in Belgio, in cui a seguito di un incendio scoppiato sottoterra, persero la vita 262 minatori di cui 136 immigrati italiani. Perché parlare di questa vicenda così lontana nel tempo all'interno del ciclo di incontri sul tema del "Riconoscimento della dignità umana". Perché questo tragico avvenimento tocca diverse tematiche: - la condizione del lavoro, l'insicurezza premeditata e la mancanza di misure protettive in cui erano costretti a svolgere le proprie mansioni i minatori; - l'immigrazione, vista dalla parte di quando a migrare per cercare il pane ed una speranza di vita migliore erano gli italiani; - la memoria per far sì che storie così significative siano consegnate alla collettività; come ha scritto l'autore "perchè la memoria abbia un futuro". Nel disastro di Marcinelle la dignità umana non è stata riconosciuta, prima di tutto proprio dalle nostre stesse istituzioni. Il Governo italiano, il 15 marzo 1946, firmò un accordo con Bruxelles in cui si definivano le condizioni relative all'invio di manodopera italiana in Belgio in cambio di forniture di carbone. Per ogni scaglione di mille operai italiani nelle miniere, il Belgio avrebbe esportato verso l'Italia un tot di tonnellate di carbone. Un cambio-merci vero e proprio: uomini per carbone. I nostri ministri si sarebbero impegnati a inviare nei cinque bacini petroliferi belgi duemila minatori alla settimana, senza chiedere nessuna sicurezza sul lavoro. Risultato: dal 1946 al 1963 i morti italiani nelle miniere belghe saranno 867. Ma le famiglie delle vittime, ne il giorno della tragedia di Marcinelle, ne mai, vedranno il Presidente del Consiglio, il Capo dello Stato o le massime autorità istituzionali. L'esposizione di Di Stefano è stata coinvolgente ed è stata seguita da un dibattito partecipato e caloroso che ha toccato tanti aspetti dell'attualità, la dignità e la sicurezza del lavoro, l'immigrazione ieri e oggi, il rapporto tra cittadini ed istituzioni, lo stato della cultura e dell'istruzione nel nostro paese. Come ha detto Nando Dalla Chiesa lo scorso anno ad uno degli incontri sulla promozione della pace, certe storie non devono andare perse perché hanno tanto da insegnare. Il disastro Marcinelle è una storia da non dimenticare. Grazie a Paolo Di Stefano che con un opera di impegno civile è andato a "ripescarla"con il desiderio di dare memoria ad un episodio pieno di grandi significati per la storia del nostro paese, che al di fuori delle celebrazioni rituali è caduto in un colpevole oblio e per dare voce a coloro che hanno vissuto l'evento doloroso della perdita delle persone care.