Barlassina, l'uomo protagonista negli scatti di Armando Belloni
Definirla mostra sembra quasi un insulto: per molti visitatori è stata una vera e propria lezione di vita. Definire fotografo
Armando Belloni è semplicemente riduttivo: è molto di più, non solo per le sue riconosciute capacità professionali di medico, ma soprattutto per la sua straordinaria sensibilità. La stessa sensibilità che attraverso i suoi scatti, riuniti sotto il titolo "Volti del mondo" ed esibiti dal 13 al 27 maggio nella splendida cornice di Palazzo Rezzonico...
Definirla mostra sembra quasi un insulto: per molti visitatori è stata una vera e propria lezione di vita. Definire fotografo
Armando Belloni è semplicemente riduttivo: è molto di più, non solo per le sue riconosciute capacità professionali di medico, ma soprattutto per la sua straordinaria sensibilità. La stessa sensibilità che attraverso i suoi scatti, riuniti sotto il titolo "Volti del mondo" ed esibiti dal 13 al 27 maggio nella splendida cornice di Palazzo Rezzonico, ha rivelato a tutti i suoi concittadini. Una raccolta di immagini scattate nel corso degli anni in ogni angolo del mondo: dal Sudamerica, all'Africa, senza dimentica l'Oriente. Né tramonti, né paesaggi o, almeno, non come scopo principale dello sguardo da fotografo bensì come semplice contorno di qualche figura umana immortalata nella sua quotidianità. "Ho girato tanto - spiega Belloni - ho avuto la fortuna di conoscere tanti Paesi e tante culture. Ho imparato soltanto una cosa, ma fondamentale: dovunque ho visto la persona che ride e quella che soffre. Quella che gioca, quella che lavora. Quella che ama. Ho avuto insomma la fortuna di capire che in ogni angolo del pianeta l'uomo è sempre l'uomo al di là dei costumi diversi e delle tradizioni, dell'istinto degli africani o della spiritualità degli asiatici. Lo sa qual è l'unica vera differenza tra noi europei e altri uomini? La mortalità infantile diffusa in alcune zone, così come le condizioni igieniche e sanitarie carenti. Siamo diversi soltanto per questo: e abbiamo il compito di eliminare queste differenze". Per quanto si possa rimanere affascinati ascoltando i suoi discorsi, Belloni è tutt'altro che un uomo disposto a perdersi in chiacchiere inutili: è una persona molto concreta e generosa. Non a caso la mostra è stata dedicata al concittadino
Massimo Vaghi, altro stimato medico recentemente scomparso. "Eravamo amici - racconta Belloni - ci siamo laureati nello stesso giorno anche se abbiamo scelto strade diverse nel campo della medicina. Lui era impegnato nel laboratorio di citometria all'istituto "Mario Negri". Nello scorso autunno sono andato a trovarlo. 'Armando - mi ha detto - , mi sa che non riesco a venire alla mostra che stai inaugurando all'Humanitas di Milano'. E' morto poco più tardi. Ho deciso di dedicare a lui questa nuova mostra a Barlassina e di promuovere una borsa di studio a lui dedicata". In futuro le sue foto saranno esposte a Cesano Maderno e nel varesotto: richieste da altre associazioni che, grazie alla distribuzione dei compact disc contenenti la raccolta (in cambio di un'offerta libera), potranno beneficiare di contributi. Una piccola annotazione. Di solito, in occasione di una mostra fotografica, chi espone le sue opere ringrazia i presenti. Quando lo abbiamo incontrato, è accaduto esattamente l'opposto. I visitatori all'uscita lo cercavano per stringergli la mano. E se ne andavano aggiungendo: "Grazie per la lezione che abbiamo imparato".
Armando Belloni è semplicemente riduttivo: è molto di più, non solo per le sue riconosciute capacità professionali di medico, ma soprattutto per la sua straordinaria sensibilità. La stessa sensibilità che attraverso i suoi scatti, riuniti sotto il titolo "Volti del mondo" ed esibiti dal 13 al 27 maggio nella splendida cornice di Palazzo Rezzonico, ha rivelato a tutti i suoi concittadini. Una raccolta di immagini scattate nel corso degli anni in ogni angolo del mondo: dal Sudamerica, all'Africa, senza dimentica l'Oriente. Né tramonti, né paesaggi o, almeno, non come scopo principale dello sguardo da fotografo bensì come semplice contorno di qualche figura umana immortalata nella sua quotidianità. "Ho girato tanto - spiega Belloni - ho avuto la fortuna di conoscere tanti Paesi e tante culture. Ho imparato soltanto una cosa, ma fondamentale: dovunque ho visto la persona che ride e quella che soffre. Quella che gioca, quella che lavora. Quella che ama. Ho avuto insomma la fortuna di capire che in ogni angolo del pianeta l'uomo è sempre l'uomo al di là dei costumi diversi e delle tradizioni, dell'istinto degli africani o della spiritualità degli asiatici. Lo sa qual è l'unica vera differenza tra noi europei e altri uomini? La mortalità infantile diffusa in alcune zone, così come le condizioni igieniche e sanitarie carenti. Siamo diversi soltanto per questo: e abbiamo il compito di eliminare queste differenze". Per quanto si possa rimanere affascinati ascoltando i suoi discorsi, Belloni è tutt'altro che un uomo disposto a perdersi in chiacchiere inutili: è una persona molto concreta e generosa. Non a caso la mostra è stata dedicata al concittadino
Massimo Vaghi, altro stimato medico recentemente scomparso. "Eravamo amici - racconta Belloni - ci siamo laureati nello stesso giorno anche se abbiamo scelto strade diverse nel campo della medicina. Lui era impegnato nel laboratorio di citometria all'istituto "Mario Negri". Nello scorso autunno sono andato a trovarlo. 'Armando - mi ha detto - , mi sa che non riesco a venire alla mostra che stai inaugurando all'Humanitas di Milano'. E' morto poco più tardi. Ho deciso di dedicare a lui questa nuova mostra a Barlassina e di promuovere una borsa di studio a lui dedicata". In futuro le sue foto saranno esposte a Cesano Maderno e nel varesotto: richieste da altre associazioni che, grazie alla distribuzione dei compact disc contenenti la raccolta (in cambio di un'offerta libera), potranno beneficiare di contributi. Una piccola annotazione. Di solito, in occasione di una mostra fotografica, chi espone le sue opere ringrazia i presenti. Quando lo abbiamo incontrato, è accaduto esattamente l'opposto. I visitatori all'uscita lo cercavano per stringergli la mano. E se ne andavano aggiungendo: "Grazie per la lezione che abbiamo imparato".