Bovisio M., maltempo: "Un fiume alto un metro e un rumore spaventoso"

A Masciago è rimasta poca acqua negli scantinati dopo l'esondazione del Seveso che ha travolto il quartiere gettando nel panico tutti i residenti. Restano, quelle sì, le tracce evidenti del fango che ha creato danni nelle abitazioni e nelle attività commerciali. Spariranno. Sarà però difficile cancellare nella mente dei cittadini quella notte da incubo vissuta tra lunedì e martedì quando, svegliati dal Seveso, hanno solo potuto assistere impotenti a ciò che stava accadendo. "Sono stato svegli...

A Masciago è rimasta poca acqua negli scantinati dopo l'esondazione del Seveso che ha travolto il quartiere gettando nel panico tutti i residenti. Restano, quelle sì, le tracce evidenti del fango che ha creato danni nelle abitazioni e nelle attività commerciali. Spariranno. Sarà però difficile cancellare nella mente dei cittadini quella notte da incubo vissuta tra lunedì e martedì quando, svegliati dal Seveso, hanno solo potuto assistere impotenti a ciò che stava accadendo. "Sono stato svegliato dai suoceri che ormai avevano l'acqua al letto - racconta ancora sbigottito

Fabio Baesse, casa all'angolo tra via Piave e piazza San Martino -. Ho visto un fiume in piena di acqua e fango. Aveva una forza spaventosa. Era alto, copriva le paline che ha posato il Comune per proteggere i pedoni. E quel rumore, poi, faceva davvero paura". La rabbia è protagonista in piazza Mozart, la parte più colpita di Masciago ma anche quella che ha salvato il quartiere: se l'acqua non fosse andata in tutti gli scantinati attraverso le griglie di aerazione dei condomini, l'impatto con gli altri immobili del quartiere sarebbe stato ancora più dirompente. "Perché qui non è mai stato eretto un muro - si chiedono i residenti, in tutto sono 30 famiglie - quando sono stati costruiti i condomini? Il Comune all'epoca non poteva imporlo al costruttore? Dall'altra parte il fiume non è uscito, qui ha rovinato tutto". Tra quelli più sconsolati c'è di sicuro

Claudio Dabbeni, il simpatico gestore del bar di piazza Mozart: "Non so se ho la forza di ripartire. Io ora sto risistemando anche grazie agli amici. Dovrei provare a rimanere in piedi, ma senza un sostegno economico è difficile". Non racconta storie. Ci ha prestato un paio di stivali in gomma e, con lui, siamo scesi negli scantinati invasi dall'acqua fino al soffitto. Al pianto interrato, insomma, non si è salvato nulla. Al piano terra, quello del locale, l'acqua ha raggiunto i 70-80 centimetri di altezza. Ci spostiamo più in centro a Masciago. Troviamo la famiglia Chiarello, da anni una garanzia nella vendita di frutta e verdura di qualità. Maniche rimboccate, cercano di far ripartire al più presto l'attività. Il loro atteggiamento ci colpisce, non solo per la forza d'animo che dimostrano, ma anche perché in un momento in cui devono farsi forti il loro pensiero va alle popolazioni che di solito sono soggette a questi fenomeni alluvionali. "Ora capisco cosa provano - racconta

Maurizio Chiarello  - lo sto vivendo sulla mia pelle. L'acqua da noi è entrata anche nelle celle frigorifere. Siamo riusciti a salvare poca frutta. Sono danni, noi ce la mettiamo tutta ma al momento la gente non arriva. Forse ha altro a cui pensare, forse non sa che nel nostro piccolo cerchiamo di far rivivere Masciago". Quello più turbato è

Aldo Chiarello, abita sopra il negozio e di notte, dopo aver udito un forte rumore, si è affacciato alla finestra. Voleva quasi andare a vedere il ponte del Seveso: "In un istante - racconta - Masciago è stata travolta - se fossi sceso, non so se ora potrei essere qui a raccontarvi quello che ho visto". Racconta tutto anche

Marco Vitale, lo sfortunato panettiere che ha un'attività da rimettere in piedi. Il suo negozio è esattamente quello contro cui è andato a sbattere il fiume in piena. Riaprirà, statene certi, e ha bisogno del sostegno di tutti. La parte più difficile, però, riguarda il laboratorio: "Sono arrivato all'una e mezza - racconta Vitale - per fare il pane. Sentivo piovere forte. Poi mi sono accorto che l'acqua scorreva sempre di più arrivando quasi fino alla porta. Ho spostato la farina, ho cercato di tamponare tutto con gli asciugamani. Io e mio fratello per un'ora siamo stati contro la porta per impedire che si aprisse. Poi non c'è stato nulla da fare". I macchinari sono rovinati, servono soldi per dotarsi di altri e per far finta di nulla dando continuità a un'attività che serve Masciago da sessant'anni. Nella camminata "del giorno dopo" proseguiamo in via Isonzo. Ci fermiamo al numero civico 5 di fianco all'Unes dove il giorno prima avevamo trovato una piscina di acqua e fango nel cortile interno. Sul cancello

l'ex sindaco Cantoni con il carro attrezzi: deve portare via l'auto acquistata soltanto un mese fa. Ormai è inservibile. "In 41 anni - ci racconta - non ho mai avuto una goccia d'acqua in cantina. Sono tornato a casa tardi e ho acceso la televisione. Poi ho sentito un rumore strano e non ho potuto fare altro che assistere alla devastazione dalla finestra". Danni anche in via dei Mille. Arriviamo nei condomini al numero 10 e 12 alla fine della camminata. Ci spiegano che l'acqua, attraverso via XXV Aprile, è andata direttamente nei loro scantinati (il cortile interno è sotto il livello della strada). Un volume enorme di acqua che rischiava di raggiungere le finestre e di entrare nelle abitazioni. Tutte le auto fuori uso, compresa una d'epoca e due motociclette. I residenti cercano di farsi forza, ridono amaro, ma dopo avere accatastato tutto ciò che è da buttare, hanno voglia di tornare alla normalità. Molti ci chiedono di ringraziare i volontari della Protezione Civile, il comando della Polizia locale. A tutti è piaciuto vedere sul posto il sindaco

Giuliano Soldà che ha trascorso la notte per le strade devastate insieme ai consiglieri

Ernesto Artuso e

Giovanni Sartori. Una presenza solidale che ha fatto piacere a molti anche se, inevitabilmente, ora la gente e i commercianti chiedono un sostegno concreto. [gallery ids="17449,17450,17451,17452,17454,17453"]