Bovisio M.: un Martini a New York
Era partito per conquistare New York: è stato conquistato lui. Voleva correre la maratona, nella città della Grande Mela, non gli è stato possibile per l'uragano ma ha vissuto un'esperienza che non scorderà facilmente.
Mauro Martini, concittadino di 33 anni, è ancora entusiasta per la sua avventura. E pensare che tutto era nato così per caso. Prima con una visita a New Yok da turista nell'estate 2011: "Non volevo neanche andarci - spiega Martini - tanto da litigare con la fi...
Era partito per conquistare New York: è stato conquistato lui. Voleva correre la maratona, nella città della Grande Mela, non gli è stato possibile per l'uragano ma ha vissuto un'esperienza che non scorderà facilmente.
Mauro Martini, concittadino di 33 anni, è ancora entusiasta per la sua avventura. E pensare che tutto era nato così per caso. Prima con una visita a New Yok da turista nell'estate 2011: "Non volevo neanche andarci - spiega Martini - tanto da litigare con la fidanzata. Io preferivo mete statunitensi meno battute. Alla fine l'ho accontentata, ma devo ammettere che alla vista della città sono rimasto sbalordito. Magnifica". A distanza di qualche mese è iniziata la passione per la corsa e quando un cliente già podista gli ha proposto di allenarsi insieme, lui ha iniziato a sognare la Maratona di New York. "Da gennaio mi sono allenato con costanza. Partivo da zero. Non avevo alcuna esperienza in fatto di jogging. Piano piano ho trovato il passo giusto, ho iniziato a percorrere distanze sempre più impegnative. Infine, ecco il sogno: l'iscrizione alla maratona di New York versando i 525 dollari necessari. Poi, purtroppo, l'uragano: quando sono arrivato là mi sono reso conto della situazione: scarsa illuminazione, mezzi non funzionanti e disagi in citta'. Ho passato comunque due giorni bellissimi: il ritiro del pettorale, il villaggio expo della maratona, gli hamburger e le ciambelle... tutto condito da decine di migliaia di maratoneti provenienti da tutto il mondo. Una vera festa di colori e di sport. Il venerdì, però, la brutta notizia: la maratona è cancellata". Un brutto colpo, anche se la notizia era nell'aria: il sogno che svanisce proprio sul più bello. "La tentazione era quella di chiuderci in camera e aspettare il rientro a casa. Poi, su suggerimento di uno della comitiva, la domenica abbiamo deciso di fare la corsetta verso Central Park. Lì abbiamo incontrato i numerosi maratoneti delusi che, sparpagliati, correvano: chi con le lacrime agli occhi, chi con un muso che piu' nero non si può e chi passeggiava spaesato e a correre proprio non riusciva. Dopo una decina di chilometri, però, l'impensabile: migliaia di maratoneti pronti, con le lacrime agli occhi e il sorriso, si stringevano in un unico sciame fino a che un ragazzo col megafono si è messo a urlare che la maratona potevamo inventarla noi, su due piedi, senza programmi". Una ragazza ha preso il megafono e si messa a cantare l'inno nazionale statunitense. Poi il conto alla rovescia per dare il via ai ventimila runners indiavolati. "Tutti a correre sfoggiando vessilli da tutto il mondo. La gente dapprima incredula non ci credeva. Poi si è messa a incitarci. I cittadini si sono organizzati portando a bordo pista generi di conforto: acqua, gatorade, mele, pere. Battevano il "cinque" sulle nostre mani, ci credevano come e più di noi. Noi, vecchi leoni, correvamo emozionati con gli occhi lucidi e il sorriso. E' stato poco più di una mezza maratona, 23 chilometri in tutto, conclusi festeggiando con qualche sconosciuto". Resta il desiderio di tornare il prossimo anno. E, insieme, il ricordo di un'avventura umana indelebile.
Mauro Martini, concittadino di 33 anni, è ancora entusiasta per la sua avventura. E pensare che tutto era nato così per caso. Prima con una visita a New Yok da turista nell'estate 2011: "Non volevo neanche andarci - spiega Martini - tanto da litigare con la fidanzata. Io preferivo mete statunitensi meno battute. Alla fine l'ho accontentata, ma devo ammettere che alla vista della città sono rimasto sbalordito. Magnifica". A distanza di qualche mese è iniziata la passione per la corsa e quando un cliente già podista gli ha proposto di allenarsi insieme, lui ha iniziato a sognare la Maratona di New York. "Da gennaio mi sono allenato con costanza. Partivo da zero. Non avevo alcuna esperienza in fatto di jogging. Piano piano ho trovato il passo giusto, ho iniziato a percorrere distanze sempre più impegnative. Infine, ecco il sogno: l'iscrizione alla maratona di New York versando i 525 dollari necessari. Poi, purtroppo, l'uragano: quando sono arrivato là mi sono reso conto della situazione: scarsa illuminazione, mezzi non funzionanti e disagi in citta'. Ho passato comunque due giorni bellissimi: il ritiro del pettorale, il villaggio expo della maratona, gli hamburger e le ciambelle... tutto condito da decine di migliaia di maratoneti provenienti da tutto il mondo. Una vera festa di colori e di sport. Il venerdì, però, la brutta notizia: la maratona è cancellata". Un brutto colpo, anche se la notizia era nell'aria: il sogno che svanisce proprio sul più bello. "La tentazione era quella di chiuderci in camera e aspettare il rientro a casa. Poi, su suggerimento di uno della comitiva, la domenica abbiamo deciso di fare la corsetta verso Central Park. Lì abbiamo incontrato i numerosi maratoneti delusi che, sparpagliati, correvano: chi con le lacrime agli occhi, chi con un muso che piu' nero non si può e chi passeggiava spaesato e a correre proprio non riusciva. Dopo una decina di chilometri, però, l'impensabile: migliaia di maratoneti pronti, con le lacrime agli occhi e il sorriso, si stringevano in un unico sciame fino a che un ragazzo col megafono si è messo a urlare che la maratona potevamo inventarla noi, su due piedi, senza programmi". Una ragazza ha preso il megafono e si messa a cantare l'inno nazionale statunitense. Poi il conto alla rovescia per dare il via ai ventimila runners indiavolati. "Tutti a correre sfoggiando vessilli da tutto il mondo. La gente dapprima incredula non ci credeva. Poi si è messa a incitarci. I cittadini si sono organizzati portando a bordo pista generi di conforto: acqua, gatorade, mele, pere. Battevano il "cinque" sulle nostre mani, ci credevano come e più di noi. Noi, vecchi leoni, correvamo emozionati con gli occhi lucidi e il sorriso. E' stato poco più di una mezza maratona, 23 chilometri in tutto, conclusi festeggiando con qualche sconosciuto". Resta il desiderio di tornare il prossimo anno. E, insieme, il ricordo di un'avventura umana indelebile.