Cesano M.: la città ricorda Giovanni Reale, docente al Borromeo

In città se lo ricordano in molti.
Giovanni Reale era professore emerito dell'Università Cattolica di Milano, dove è stato a lungo ordinario di storia della filosofia antica, e dove ha anche fondato il Centro di Ricerche di Metafisica, luogo in cui si sono formati la maggior parte dei suoi allievi. Ma dal 2005 era passato a insegnare alla nuova facoltà di Filosofia del San Raffaele a Cesano Maderno, presso la quale aveva avviato il Centro Internazionale di Ricerche su Platon...

In città se lo ricordano in molti.

Giovanni Reale era professore emerito dell'Università Cattolica di Milano, dove è stato a lungo ordinario di storia della filosofia antica, e dove ha anche fondato il Centro di Ricerche di Metafisica, luogo in cui si sono formati la maggior parte dei suoi allievi. Ma dal 2005 era passato a insegnare alla nuova facoltà di Filosofia del San Raffaele a Cesano Maderno, presso la quale aveva avviato il Centro Internazionale di Ricerche su Platone e sulle radici platoniche del pensiero e della civiltà occidentale. Appresa la notizia della sua scomparsa, avvenuta martedì 15 all'età di 83 anni, il sindaco

Gigi Ponti e l'amministrazione comunale hanno voluto unirsi al cordoglio dei suoi familiari e del mondo accademico, dei suoi studenti e tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerlo e di apprezzarne le doti. Il concittadino professor

Alfredo Anzani, medico e docente di bioetica al San Raffaele di Milano, ha voluto consegnare alla stampa un suo ricordo relativo a Giovanni Reale col quale ha avuto più volte modo di collaborare.




La scomparsa di Giovanni Reale desta incredulità e cordoglio. Insieme a Massimo Cacciari, Emanuele Severino e a tanti altri illustri studiosi, ha insegnato filosofia nelle sale seicentesche di Palazzo Borromeo quando la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita Salute San Raffaele di Milano lì aveva trovato la sua prestigiosa sede nel primo decennio dopo il 2000. Il professor Reale era orgoglioso di quella sede e quando me ne parlava esprimeva tutto il suo compiacimento. La nostra città ha goduto, in quegli anni, di una notevole rinomanza nel mondo accademico letterario e scientifico aprendo il suo più prezioso scrigno, il Palazzo, alle più belle e aperte menti. Era straordinario vedere studenti e docenti dialogare lungo i portici, i corridoi affrescati, i giardini del Borromeo.

Nato a Candia Lomellina (Pavia) il 15 aprile 1931, Reale frequenta il liceo classico a Casale Monferrato e si laurea all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con Francesco Olgiati. Successivamente prosegue i suoi studi nelle Università di Marburgo e di Monaco di Baviera. Dopo un periodo di insegnamento nei licei, vinta la cattedra presso l’Università di Parma, passa all’Università Cattolica. Nel 2002 arriva, invitato da don Luigi Verzé, all’Università Vita San Raffaele, dove insegna Filosofia presso la sede di Palazzo Borromeo. E’ stato uno dei più grandi studiosi di Platone. Autore di fondamentali contributi su Socrate, Platone, Aristotele, Seneca, Plotino e di una monumentale «Storia della filosofia greca e romana» (Bompiani 2004) in dieci volumi, le sue opere sono state tradotte in 13 lingue. Ha coordinato la traduzione completa dell’opera platonica. Su invito esplicito di Giovanni Paolo II ha curato personalmente tutti gli scritti filosofici e i saggi del pontefice.

Il prof. Reale ha avuto un rapporto molto stretto con l’Opera San Raffaele che ha ammirato e stimato. Alla fine del mese di agosto di quest’anno ha scritto per il Corriere della Sera un articolo su quanto fatto da don Luigi Verzè. Cosi, tra l’altro, si può leggere: “Don Verzé ha costruito la «città dei malati», un’opera che non ha l’eguale per quanto riguarda sia il valore morale, sia l’efficienza e l’utilità dal punto di vista pragmatico. Io ho conosciuto bene per un decennio don Verzé, e ho potuto verificare direttamente il significato etico e la portata della sua opera. La medicina può essere applicata in due modi completamente differenti. Secondo alcuni, il medico deve trattare il malato solo come «portatore di un male», prescindendo completamente dal suo essere «una particolare persona che soffre», e dalle conseguenze che ciò comporta, e questo garantirebbe un procedimento scientificamente oggettivo e perfetto. Secondo altri, invece, la medicina non può curare il malato riducendolo a un puro «portatore di un malanno», ma come «uomo malato», con tutte le complessità che ne conseguono. Don Verzé aveva posto come criterio base del suo ospedale proprio questo: il vero medico cura l’«uomo malato», con tutte le implicazioni e conseguenze che questo comporta. Una delle sue ultime idee era quella di creare dei «sacerdoti-medici», in quanto credeva che Cristo si fosse preoccupato in modo supremo della cura di tutti i mali dell’uomo. E poiché l’uomo è corpo, psiche e intelligenza, ha voluto che l’università da lui fondata fosse costituita dalle facoltà di medicina, psicologia e filosofia”.

Da me invitato a tenere una lezione nell’ambito degli incontri del Movimento Medicina Sacerdozio, dal titolo “Platone, la salute e la felicità”, così Reale si era espresso: “Il grande problema della salute si risolve imparando attraverso il dolore, e, in particolare, che il corpo non viene curato con il corpo ma con l’anima, e non solo con l’anima del paziente ma anche con quella del medico. E allora, che cosa deve fare il vero buon medico? Deve cercare di curare la “parte”, sempre però con lo sguardo rivolto all’”intero”, ossia alla totalità dell’organismo. L’intero dell’uomo è il suo corpo insieme con la sua anima. E così come non si può curare una parte del corpo senza curare tutto il corpo, analogamente non si può curare il corpo senza curare anche l’anima. Quella che si chiama “felicità” è una forma di perfetta “salute”, e non già solamente del corpo. Essere vigoroso, sano e bello fisicamente è certamente una gran cosa; ma essa non basta se non c’è anche la salute dell’anima e la temperanza. Il fine supremo dell’uomo dovrebbe essere, dunque, quello di raggiungere la salute del corpo e quella dell’anima in perfetta armonia. L’uomo che raggiunge questa meta diventa il “vero musico” e raggiunge la pace e la felicità”.

Il prof. Giovanni Reale nelle prime ore del 15 ottobre 2014 ha raggiunto, precedendoci, la pace e la felicità. E noi, ora, parafrasando una delle ultime preghiere di Papa Paolo VI (il prossimo 19 ottobre proclamato beato) diciamo: “Non è vano il programma del nostro essere di redenti: la nostra carne risorgerà, la nostra vita sarà eterna! Oh! che la nostra fede pareggi fin d’ora questa promessa realtà. Il prof. Giovanni Reale e tutti i viventi in Cristo, beati nell’infinito Iddio, noi li rivedremo”.

Alfredo Anzani