Diossina nelle uova: il timore e il monito di Sinistra e Ambiente
Le 'uova alla diossina' vanno prese come monito e, allo stesso tempo, come campanello d'allarme: lo afferma anche
Alberto Colombo, consigliere comunale di Meda (lista Sinistra e Ambiente) e persona attiva all'interno del coordinamento ambientalista "Insieme in rete per uno sviluppo sostenibile", che invita a due riflessioni. La prima riguarda la presenza della diossina dell'Icmesa nei nostri terreni a 38 anni di distanza dall'incidente chimico. La seconda, invece, è data dal...
Le 'uova alla diossina' vanno prese come monito e, allo stesso tempo, come campanello d'allarme: lo afferma anche
Alberto Colombo, consigliere comunale di Meda (lista Sinistra e Ambiente) e persona attiva all'interno del coordinamento ambientalista "Insieme in rete per uno sviluppo sostenibile", che invita a due riflessioni. La prima riguarda la presenza della diossina dell'Icmesa nei nostri terreni a 38 anni di distanza dall'incidente chimico. La seconda, invece, è data dalla collocazione dell'avicoltore desiano, con limiti ampiamente superiori a quelli di legge, che si trova in prossimità del forno inceneritore. Colombo non vuole mettere in dubbio l'attività del forno. Ma a questo punto, non escludendo che le diossine si siano accumulate negli anni, invita a considerare l'idea di arrivare allo spegnimento dell'impianto con un una politica del rifiuto che porti a una differenziata spinta e all'utilizzo di nuove tecnologie meno impattanti per il trattamento finale. Le sue motivazioni, che noi abbiamo qui sintetizzato, sono spiegate in modo più ampio in un comunicato diffuso alla stampa e che pubblichiamo in versione integrale.
Della problematica "uova con diossine" ce n'eravamo già occupati il 23 novembre 2013. Adesso, a distanza di un anno, il fatto torna alla ribalta delle cronache, anche grazie al risalto dato alla vicenda da parte del Consigliere Regionale dell'M5S Gianmarco Corbetta ripreso anche dalla stampa. Ora, ci sono più dettagli in merito. Dalla documentazione, come avevamo già descritto nel 2013, si evince che la campagna di monitoraggio è parte di un piano triennale curato dalle ASL su uova di gallina prodotte nelle aree interrelate con i Siti di Interesse Nazionale (SIN), luoghi molto estesi e contaminati dalla presenza di diverse sostanze tossiche (diossine, idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti, solventi, policlorobifenili etc).
Si tratta esattamente del "Piano Nazionale di monitoraggio dei contaminanti ambientali in alimenti di origine animale prodotti nei Siti di Interesse Nazionale (SIN)".
Il SIN prossimo ai comuni della Provincia di MB è quello dell'area ex Falck di Sesto S. Giovanni. Sul territorio di competenza della Asl Monza e Brianza, le analisi di laboratorio sul grasso delle uova di gallina di allevamenti per autoconsumo (che, in teoria non dovrebbero essere commercializzate) hanno evidenziato valori superiori ai limiti previsti dalle normative di riferimento per Policlorbifenili (PCB) nonchè per le Policlorodibenzodiossine e Policlorodibenzofurani (PCDD/F) in dieci allevamenti su undici monitorati (unico conforme quello di Muggiò). Elevati i valori riscontrati per i Policlorobifenili NDL (non dioxin like), cioè dei PCB che non sono diossine ma congeneri. Dati preoccupanti.
Il comune interessato a noi più vicino, dove sono state testate le uova prodotte dalle galline di un avicoltore, è quello di Desio. In questo allevamento, se si prende in considerazione il valore di PCDD/F espresso in pg TEQ/g (picogrammi di tossicità equivalente per grammo), il valore riscontrato risulta essere di 52,43 pg TEQ/g cioè più di 20 volte il limite stabilito dalle normative (2,5 pg TEQ/g).
Se poi si va a controllare il dettaglio analitico, (sopra) sempre relativamente ai valori espressi in pg TEQ/g, si scopre che i 52,43 pg TEQ/g sono composti dalla somma di più tipi di diossine, tra le quali con un incidenza pari a 20,99 pg TEQ/g, la tetraclorodibenzodiossina (TCDD) meglio conosciuta come la diossina dell'Icmesa.
Il resto sono altri tipi di diossine e furani, tra le quali quelle che concorrono maggiormente alla sommatoria ponderata risultano essere tra le diossine: il pentaclorodibenzodiossina (6,27), l'esaclorodibenzodiossina (1,95); tra i furani: il pentaclorodibenzofurano (7,25), l'esaclorodibenzofurano (4,19) e il tetraclorodibenzofurano (1,16). Ora, se è nota la provenienza della TCDD, più oscura la presenza e la provenienza delle altre diossine e furani. Pure i valori riguardanti i PCB DL (dioxin like - diossina simili) risultano essere fuori dalle norme, con un valore di 19,3 pg TEQ/g cioè circa 4 volte il limite consentito (5 pg TEQ/g).
Anche introducendo nel calcolo il cosidetto "limite di incertezza", i valori pur abbassandosi, restano comunque abbondantemente oltre la soglia.
A questo punto, due considerazioni sono d'obbligo.
La prima è che la TCDD dell'Icmesa risulta ancora essere presente tanto da potersi concentrare nel grasso delle uova dell'allevamento monitorato. Questo significa che il suolo di Desio (allora compreso nella ex zona R di rispetto), è ancora contaminato dalla diossina del disastro Icmesa. Pertanto, anche per Desio oltre che sulle aree classificate ex zona A e B nei Comuni di Meda, Barlassina, Seveso, Cesano Maderno e Bovisio Masciago, esiste il rischio concreto che i lavori di costruzione dell'autostrada Pedemontana movimentino terra contaminata. Questo il coordinamento ambientalista "Insieme in rete" lo dice da tempo. La prudenza consiglierebbe di fermarsi con la Pedemontana dove è arrivata ora, senza altri e pericolosi sbancamenti.
La seconda considerazione riguarda la localizzazione dell'avicoltore monitorato che è prossimo al forno inceneritore di Desio. Un forno inceneritore operativo dal 1976. Noi non mettiamo in dubbio che le emissioni dal camino del forno di composti PCDD-F siano adesso entro le norme previste dalla legislazione nazionale. Ma va considerato il possibile accumulo negli anni di queste sostanze nel terreno e nei ricettori. Certo, le analisi effettuate su un singolo allevamento non sono elemento sufficiente per trarre conclusioni definitive. Sicuramente però, il campanello d'allarme non va ignorato e per avere dati certi, vanno indagate le cause della presenza di diossine oltre i limiti nel grasso delle uova e il monitoraggio va quindi esteso, prevedendo anche campionamenti chimici per la caratterizzazione del suolo nelle aree attorno all'impianto d'incenerimento, proprio perchè l'inceneritore non può che essere considerato uno delle possibili cause di contaminazione.
Comunque, indipendentemente da questo, BEA o la nuova società che nascerà dalla fusione (se fusione sarà) con CEM, dovrebbe porsi l'obbiettivo di un nuovo piano industriale che preveda una ragionevole e ragionata tempistica per un'opzione di spegnimento dell'inceneritore con l'implementazione di nuove tecnologie per la raccolta differenziata spinta.
A fronte di un quadro generale preoccupante (ad esempio risultano esiti non conformi per diossine in ben 10 allevamenti su 11), appare del tutto anomalo il dato riguardante l’allevamento di Desio, dove si è registrato il picco massimo di diossine pari a 52,43 pg TEQ/g (picogrammi di tossicità equivalente per grammo), pari a quasi 21 volte il limite consentito dalla legge (2,5 pg TEQ/g)! Questo valore è ancora più preoccupante se confrontato con gli altri comuni che non arrivano a 6-7 pg TEQ/g.
Alberto Colombo, consigliere comunale di Meda (lista Sinistra e Ambiente) e persona attiva all'interno del coordinamento ambientalista "Insieme in rete per uno sviluppo sostenibile", che invita a due riflessioni. La prima riguarda la presenza della diossina dell'Icmesa nei nostri terreni a 38 anni di distanza dall'incidente chimico. La seconda, invece, è data dalla collocazione dell'avicoltore desiano, con limiti ampiamente superiori a quelli di legge, che si trova in prossimità del forno inceneritore. Colombo non vuole mettere in dubbio l'attività del forno. Ma a questo punto, non escludendo che le diossine si siano accumulate negli anni, invita a considerare l'idea di arrivare allo spegnimento dell'impianto con un una politica del rifiuto che porti a una differenziata spinta e all'utilizzo di nuove tecnologie meno impattanti per il trattamento finale. Le sue motivazioni, che noi abbiamo qui sintetizzato, sono spiegate in modo più ampio in un comunicato diffuso alla stampa e che pubblichiamo in versione integrale.
Della problematica "uova con diossine" ce n'eravamo già occupati il 23 novembre 2013. Adesso, a distanza di un anno, il fatto torna alla ribalta delle cronache, anche grazie al risalto dato alla vicenda da parte del Consigliere Regionale dell'M5S Gianmarco Corbetta ripreso anche dalla stampa. Ora, ci sono più dettagli in merito. Dalla documentazione, come avevamo già descritto nel 2013, si evince che la campagna di monitoraggio è parte di un piano triennale curato dalle ASL su uova di gallina prodotte nelle aree interrelate con i Siti di Interesse Nazionale (SIN), luoghi molto estesi e contaminati dalla presenza di diverse sostanze tossiche (diossine, idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti, solventi, policlorobifenili etc).
Si tratta esattamente del "Piano Nazionale di monitoraggio dei contaminanti ambientali in alimenti di origine animale prodotti nei Siti di Interesse Nazionale (SIN)".
Il SIN prossimo ai comuni della Provincia di MB è quello dell'area ex Falck di Sesto S. Giovanni. Sul territorio di competenza della Asl Monza e Brianza, le analisi di laboratorio sul grasso delle uova di gallina di allevamenti per autoconsumo (che, in teoria non dovrebbero essere commercializzate) hanno evidenziato valori superiori ai limiti previsti dalle normative di riferimento per Policlorbifenili (PCB) nonchè per le Policlorodibenzodiossine e Policlorodibenzofurani (PCDD/F) in dieci allevamenti su undici monitorati (unico conforme quello di Muggiò). Elevati i valori riscontrati per i Policlorobifenili NDL (non dioxin like), cioè dei PCB che non sono diossine ma congeneri. Dati preoccupanti.
Il comune interessato a noi più vicino, dove sono state testate le uova prodotte dalle galline di un avicoltore, è quello di Desio. In questo allevamento, se si prende in considerazione il valore di PCDD/F espresso in pg TEQ/g (picogrammi di tossicità equivalente per grammo), il valore riscontrato risulta essere di 52,43 pg TEQ/g cioè più di 20 volte il limite stabilito dalle normative (2,5 pg TEQ/g).
Se poi si va a controllare il dettaglio analitico, (sopra) sempre relativamente ai valori espressi in pg TEQ/g, si scopre che i 52,43 pg TEQ/g sono composti dalla somma di più tipi di diossine, tra le quali con un incidenza pari a 20,99 pg TEQ/g, la tetraclorodibenzodiossina (TCDD) meglio conosciuta come la diossina dell'Icmesa.
Il resto sono altri tipi di diossine e furani, tra le quali quelle che concorrono maggiormente alla sommatoria ponderata risultano essere tra le diossine: il pentaclorodibenzodiossina (6,27), l'esaclorodibenzodiossina (1,95); tra i furani: il pentaclorodibenzofurano (7,25), l'esaclorodibenzofurano (4,19) e il tetraclorodibenzofurano (1,16). Ora, se è nota la provenienza della TCDD, più oscura la presenza e la provenienza delle altre diossine e furani. Pure i valori riguardanti i PCB DL (dioxin like - diossina simili) risultano essere fuori dalle norme, con un valore di 19,3 pg TEQ/g cioè circa 4 volte il limite consentito (5 pg TEQ/g).
Anche introducendo nel calcolo il cosidetto "limite di incertezza", i valori pur abbassandosi, restano comunque abbondantemente oltre la soglia.
A questo punto, due considerazioni sono d'obbligo.
La prima è che la TCDD dell'Icmesa risulta ancora essere presente tanto da potersi concentrare nel grasso delle uova dell'allevamento monitorato. Questo significa che il suolo di Desio (allora compreso nella ex zona R di rispetto), è ancora contaminato dalla diossina del disastro Icmesa. Pertanto, anche per Desio oltre che sulle aree classificate ex zona A e B nei Comuni di Meda, Barlassina, Seveso, Cesano Maderno e Bovisio Masciago, esiste il rischio concreto che i lavori di costruzione dell'autostrada Pedemontana movimentino terra contaminata. Questo il coordinamento ambientalista "Insieme in rete" lo dice da tempo. La prudenza consiglierebbe di fermarsi con la Pedemontana dove è arrivata ora, senza altri e pericolosi sbancamenti.
La seconda considerazione riguarda la localizzazione dell'avicoltore monitorato che è prossimo al forno inceneritore di Desio. Un forno inceneritore operativo dal 1976. Noi non mettiamo in dubbio che le emissioni dal camino del forno di composti PCDD-F siano adesso entro le norme previste dalla legislazione nazionale. Ma va considerato il possibile accumulo negli anni di queste sostanze nel terreno e nei ricettori. Certo, le analisi effettuate su un singolo allevamento non sono elemento sufficiente per trarre conclusioni definitive. Sicuramente però, il campanello d'allarme non va ignorato e per avere dati certi, vanno indagate le cause della presenza di diossine oltre i limiti nel grasso delle uova e il monitoraggio va quindi esteso, prevedendo anche campionamenti chimici per la caratterizzazione del suolo nelle aree attorno all'impianto d'incenerimento, proprio perchè l'inceneritore non può che essere considerato uno delle possibili cause di contaminazione.
Comunque, indipendentemente da questo, BEA o la nuova società che nascerà dalla fusione (se fusione sarà) con CEM, dovrebbe porsi l'obbiettivo di un nuovo piano industriale che preveda una ragionevole e ragionata tempistica per un'opzione di spegnimento dell'inceneritore con l'implementazione di nuove tecnologie per la raccolta differenziata spinta.
A fronte di un quadro generale preoccupante (ad esempio risultano esiti non conformi per diossine in ben 10 allevamenti su 11), appare del tutto anomalo il dato riguardante l’allevamento di Desio, dove si è registrato il picco massimo di diossine pari a 52,43 pg TEQ/g (picogrammi di tossicità equivalente per grammo), pari a quasi 21 volte il limite consentito dalla legge (2,5 pg TEQ/g)! Questo valore è ancora più preoccupante se confrontato con gli altri comuni che non arrivano a 6-7 pg TEQ/g.