Misinto: la Finanza sequestra beni per 4,5 milioni, tre denunciati
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Milano, su ordine del Gip del Tribunale di Monza, hanno sequestrato beni per circa 4,5 milioni di euro nell’ambito di una articolata indagine che ha ricostruito i flussi di denaro frutto di un’ingente frode fiscale, nascosti all’estero e “ripuliti” con investimenti in beni e società in Italia. Le indagini prendono erano iniziate nel 2013, quando i finanzieri della Tenenza di Seveso avevano denunciato alla Procura della Repubb...
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Milano, su ordine del Gip del Tribunale di Monza, hanno sequestrato beni per circa 4,5 milioni di euro nell’ambito di una articolata indagine che ha ricostruito i flussi di denaro frutto di un’ingente frode fiscale, nascosti all’estero e “ripuliti” con investimenti in beni e società in Italia. Le indagini prendono erano iniziate nel 2013, quando i finanzieri della Tenenza di Seveso avevano denunciato alla Procura della Repubblica di Monza il titolare di una nota società di produzione di mobili con sede in paese per una grossa evasione fiscale. Attraverso fatture false di società estere, l’imprenditore aveva fatto uscire un vero e proprio fiume di denaro, oltre 20 milioni di euro. Soldi finiti su conti esteri, in barba al Fisco italiano. L’attività investigativa, coordinata dalla dottoressa Franca Macchia, Pubblico Ministero della Procura di Monza, aveva portato al sequestro di beni dell’imputato per circa 7 milioni di euro. Il processo si era concluso davanti ai giudici del Tribunale di Monza con il patteggiamento della pena da parte dell’imputato, costretto a versare nelle casse dell’Erario l’intera somma che gli era stata sequestrata. Ma i finanzieri e la Procura di Monza non si sono limitati a contestare l’ingente evasione fiscale. Si sono messi a indagare sui flussi finanziari verso società e conti esteri, per far luce sulla destinazione finale del denaro. Così, seguendo un vorticoso giro di bonifici oltreconfine e di fatture è stato svelato un articolato e complesso meccanismo di riciclaggio di denaro, grazie al quale i soldi evasi sono ritornati in Italia, investiti in una società “pulita”, nella disponibilità dell’imprenditore. L’accusa questa volta è rivolta a tre persone. Tra loro anche una commercialista e un ex funzionario di banca, tutte persone di fiducia dell’imprenditore brianzolo, accusati di aver giocato ciascuno un preciso ruolo nell'attività svelata dai militari, servita per ripulire e reinvestire i capitali frutto di evasione. Determinante per le indagini l’analisi della documentazione raccolta nel corso di mirate perquisizioni eseguite dai finanzieri, ma anche lo studio dei file trovati sui computer sequestrati e l’esame di consistente mole di documentazione bancaria italiana ed estera acquisita alle indagini.Un articolato giro di fatture e bonifici ideato ad un preciso scopo: far perdere le tracce dei soldi e mascherarne la provenienza illecita. Il denaro è passato attraverso l’Austria e da lì, su conti cifrati svizzeri, prima a Panama, poi in Olanda e infine, attraverso una fiduciaria milanese e un’operazione societaria di fusione, di nuovo in Italia nel patrimonio di una società immobiliare dello stesso imprenditore di Misinto. I Finanzieri della Tenenza di Seveso hanno sequestro diversi beni di proprietà della società immobiliare, per un valore di oltre tre milioni di euro. Alle tre persone che dovranno difendersi dall’accusa di aver riciclato e impiegato denaro proveniente dal reato di frode fiscale e da quella di appropriazione indebita aggravata sono state invece sequestrati titoli e disponibilità liquide su conti correnti, due autovetture e beni immobili per un altro milione di euro.