In Regione Lombardia tutti d'accordo: rilanciare e valorizzare i Consultori familiari
Rilanciare, qualificare e valorizzare i Consultori familiari sul territorio. E' il senso della mozione approvata ieri, con votazione unanime, dal Consiglio regionale. Tra le novità l'integrazione dei servizi con l'assistenza ai giocatori d'azzardo patologici e alle vittime del bullismo
Un proposta di Risoluzione per rilanciare, valorizzare e qualificare i Consultori familiari in Lombardia. E’ quella approvata ieri mattina all’unanimità in Commissione Sanità, dove la relatrice Silvana Santisi Saita (Lega Nord) ha integrato il testo originale recependo molte indicazioni pervenute dai gruppi consiliari di maggioranza e minoranza.
In sintesi il documento impegna la Giunta regionale e gli Assessori competenti a stabilizzare le sperimentazioni avviate nel 2012 che hanno avuto esito positivo, al fine di capitalizzare l’esperienza e le buone pratiche acquisite e garantire appropriatezza e continuità nei percorsi assistenziali; a incrementare le risorse per il ruolo multidisciplinare svolto dai Consultori; a garantire la presenza e il mantenimento delle strutture consultoriali pubbliche esistenti evitando ogni chiusura; a valutare, in accordo con le ATS di riferimento, l’integrazione dei servizi includendo anche l’assistenza ai giocatori d’azzardo patologici e alla loro famiglie; a prevedere, sempre in accordo con le ATS competenti e l’Ufficio scolastico regionale, servizi a favore dei minori vittime di bullismo e cyber bullismo. Viene inoltre richiesta la costituzione di un “gruppo di approfondimento tecnico” per valutare e definire la specificità della funzione dei Consultori familiari, il cui esito dovrà poi essere sottoposto all’esame della Commissione Sanità.
Approvato anche un emendamento del Partito Democratico che chiede di “implementare e valorizzare la rete dei consultori rispettando la percentuale di presenza sul territorio prevista dalla normativa nazionale, così da assicurare la piena realizzazione delle attività e degli obiettivi di sostegno alla famiglia e alla coppia, e di promozione e tutela della procreazione responsabile”. Un altro emendamento della Lega Nord sollecita infine “lo sviluppo e l’ottimizzazione delle attività di carattere preventivo svolte dai consultori, dal momento che la presa in carico precoce determina un importante contenimento dei costi”.
Approvato anche un emendamento del Partito Democratico che chiede di “implementare e valorizzare la rete dei consultori rispettando la percentuale di presenza sul territorio prevista dalla normativa nazionale, così da assicurare la piena realizzazione delle attività e degli obiettivi di sostegno alla famiglia e alla coppia, e di promozione e tutela della procreazione responsabile”. Un altro emendamento della Lega Nord sollecita infine “lo sviluppo e l’ottimizzazione delle attività di carattere preventivo svolte dai consultori, dal momento che la presa in carico precoce determina un importante contenimento dei costi”.
Nel corso del dibattito sono intervenuti la Vice Presidente del Consiglio Sara Valmaggi (PD) e Fabio Fanetti (Lista Maroni), mentre in sede di dichiarazione di voto Gianantonio Girelli (PD) ha evidenziato come “questo documento sia un primo passo importante che dovrà ora essere ulteriormente implementato in occasione della sua applicazione normativa, tenendo conto dell’intera realtà regionale nel suo complesso”. Paola Macchi (M5Stelle) ha rimarcato come i Consultori dovranno avere non solo una funzione di prevenzione, ma soprattutto di primo e immediato punto di riferimento e accoglienza per le emergenze. “Con questa risoluzione –hanno detto il Presidente della Commissione Fabio Rolfi (Lega Nord) e il Vice Presidente Angelo Capelli (Lombardia Popolare)- fissiamo le linee guida per lo sviluppo e l’estensione di un servizio, quello garantito dai Consultori, sempre più imprescindibile e indispensabile, soprattutto in un momento di grave fragilità sociale come quello che stiamo attraversando”. Attualmente in Lombardia sono attivi 237 Consultori familiari, dei quali 140 pubblici, 8 privati abilitati, 80 privati accreditati a contratto e 9 privati accreditati senza contratto.
Sempre all’unanimità la Commissione Sanità ha quindi approvato una proposta di Risoluzione a favore dei soggetti affetti dal disturbo uditivo dell’acufene, con la quale si chiede alla Giunta regionale di intervenire presso il Ministero della Salute affinchè la patologia dell’acufene possa essere riconosciuta formalmente come patologia invalidante. Il documento chiede inoltre di istituire presso le ATS specifici ambulatori per la diagnosi e la cura dell’acufene, sulla base di quanto già sperimentato nell’ATS bergamasca, in particolare presso la casa di cura Palazzolo di Bergamo, predisponendo nuove campagne informative e di sensibilizzazione rivolte in particolare ai minori e incentivando il sostegno a progetti sperimentali di cura. “Per la prima volta – ha spiegato il relatore e Vice Presidente della Commissione Angelo Capelli (Lombardia Popolare) - Regione Lombardia affronta in modo concreto un problema che affligge un numero sempre maggiore di persone e che è tuttora oggetto di ricerche e sperimentazioni per trovare soluzioni terapeutiche adeguate. Dobbiamo essere consapevoli –ha concluso Capelli- che tale patologia dovrà essere affrontata dal punto di vista multidisciplinare e pertanto non solo con il ricorso a figure specialistiche quali l’audiologo o l’otorinolaringoiatra, ma anche a figure professionali quali il neurologo e lo psicologo”.
Infine unanime approvazione anche per la proposta di Risoluzione (relatore Fabio Fanetti, Lista Maroni) che impegna la Giunta regionale e gli Assessori competenti ad aggiornare le tariffe delle comunità pedagogiche e terapeutiche lombarde, che non sono state ancora adeguate da circa 10 anni. Il documento sollecita quindi la costituzione di un apposito gruppo di lavoro che coinvolga i vari soggetti che operano nell’ambito delle dipendenze, con l’obiettivo di valutare i servizi offerti dalle comunità terapeutiche alla luce della prossima introduzione dei nuovi livelli essenziali di assistenza (LEA). “Oggi le comunità terapeutiche e pedagogiche lombarde - ha detto il Presidente della Commissione Fabio Rolfi - sono in crescente difficoltà nel sostenere i costi, a causa del mancato aggiornamento delle tariffe a cui corrisponde peraltro un incremento e una maggiore qualificazione dell’offerta dei servizi e dell’assistenza nell’ambito delle dipendenze. In quasi tutte le altre Regioni italiane le tariffe riconosciute alle comunità sono molto più alte di quelle attualmente in vigore in Lombardia”.
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