Lavoro: 3 imprese su 10 chiudono nei primi cinque anni di attività
Il 31,3% delle attività imprenditoriali cessate in Italia nel 2014 era nato dopo il 2009. In Lombardia il dato sale al 33,7% delle imprese, in Emilia Romagna al 33,1% e in Toscana al 32,8%. Il commercio soffre più del manifatturiero: le “neo-cessate” sono il 34,5% contro il 25,4% dell’industria. Le giovani imprese “resistono” di più per il manifatturiero in Basilicata e nel Molise, per il commercio in Sardegna. Analisi dell'Unione Artigiani di Milano su dati della Camera di Commercio di Monza...
Il 31,3% delle attività imprenditoriali cessate in Italia nel 2014 era nato dopo il 2009. In Lombardia il dato sale al 33,7% delle imprese, in Emilia Romagna al 33,1% e in Toscana al 32,8%. Il commercio soffre più del manifatturiero: le “neo-cessate” sono il 34,5% contro il 25,4% dell’industria. Le giovani imprese “resistono” di più per il manifatturiero in Basilicata e nel Molise, per il commercio in Sardegna. Analisi dell'Unione Artigiani di Milano su dati della Camera di Commercio di Monza e Brianza. Hanno vita breve le strat up italiane, ancora meno quelle lombarde. Secondo una ricerca condotta dall'Unione Artigiani su dati forniti dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza, infatti, in Italia una impresa su tre che chiude ha meno di quattro anni di vita: vale a dire che il 31,3% delle attività imprenditoriali cessate nel 2014 era nato dopo il 2009. Un fenomeno che riguarda in misura maggiore la Lombardia, dove il 33,7% delle imprese che ha cessato l’attività tra gennaio e settembre di quest’anno era sul mercato da nemmeno 4 anni. Anche Emilia Romagna e Toscana presentano dati più alti rispetto alla media, rispettivamente il 33,1% e il 32,8%. A livello settoriale, nel manifatturiero le nuove imprese hanno vita più lunga (la percentuale delle cessate con meno di 4 anni di attività è del 25,4%), nel commercio la vita delle imprese è più breve e sale al 34,5% la percentuale delle imprese che hanno chiuso prima del quarto compleanno.Guardando alle imprese manifatturiere, la Toscana è la regione che subisce in misura maggiore la cessazione di imprese “neo-nate” (negli ultimi 4 anni 34,6%), mentre in Basilicata e nel Molise le giovani imprese “resistono” di più (in entrambe le regioni ha chiuso solo il 16% delle imprese che si sono iscritte dal 2010 in avanti). Sul fronte del commercio in Sardegna le imprese nate negli ultimi 4 anni tengono più che in altre zone d’Italia (26,5%), più faticoso “resistere” alle difficoltà dei primi anni di attività e alla crisi in Lombardia e Umbria: le “neo – cessate” (le attività del commercio nate e morte tra 2010 e 2014) rappresentano rispettivamente il 38% e il 38,1% del totale delle cessazioni. "Un quadro desolante - commenta il segretario generale dell'Unione Artigiani,
Marco Accornero - che dà la misura di quanto sia arduo realizzare velleità di impresa nel nostro Paese e, a maggior ragione, in Lombardia vera "incubatrice imprenditoriale". A gravare maggiormente sulle start up è il peso fiscale insopportabile, unito soprattutto agli adempimenti burocratici che impegnano risorse ingenti dell'impresa e l'attenzione dell'imprenditore che invece sarebbero andate ad esclusivo interesse dell'attività. Le difficoltà di accesso al credito poi bloccano sul nascere lo sviluppo e gli investimenti, asfissiando di fatto le aziende giovani, ancora poco consolidate. La repentina cessazione di ditte appena costituite rappresenta inoltre il rovescio della medaglia di coloro che si "inventano" imprenditori più per necessità che per vocazione. E' il risvolto della drammatica crisi occupazionale che porta chi non trova lavoro o chi l'ha perso a tentare la via dell'attività in proprio, senza valide idee sostenibili e senza adeguata preparazione di base."
Marco Accornero - che dà la misura di quanto sia arduo realizzare velleità di impresa nel nostro Paese e, a maggior ragione, in Lombardia vera "incubatrice imprenditoriale". A gravare maggiormente sulle start up è il peso fiscale insopportabile, unito soprattutto agli adempimenti burocratici che impegnano risorse ingenti dell'impresa e l'attenzione dell'imprenditore che invece sarebbero andate ad esclusivo interesse dell'attività. Le difficoltà di accesso al credito poi bloccano sul nascere lo sviluppo e gli investimenti, asfissiando di fatto le aziende giovani, ancora poco consolidate. La repentina cessazione di ditte appena costituite rappresenta inoltre il rovescio della medaglia di coloro che si "inventano" imprenditori più per necessità che per vocazione. E' il risvolto della drammatica crisi occupazionale che porta chi non trova lavoro o chi l'ha perso a tentare la via dell'attività in proprio, senza valide idee sostenibili e senza adeguata preparazione di base."