Lentate: alla scoperta del fenomeno della prostituzione
S'illumina la “strada delle lucciole” al teatro sant'Angelo. L'evento organizzato nei giorni scorsi da
Stefano Cafaggi e
Andrea Garavaglia promotori del gruppo facebook “succede a Lentate” sull'analisi del fenomeno della prostituzione ha avuto un buon successo di pubblico. La tematica è stata affrontata grazie all'interessante testimonianza di due educatori che operano sul territorio di Lentate e da Silvio Premoli esperto di disagio sociale e docente u...
S'illumina la “strada delle lucciole” al teatro sant'Angelo. L'evento organizzato nei giorni scorsi da
Stefano Cafaggi e
Andrea Garavaglia promotori del gruppo facebook “succede a Lentate” sull'analisi del fenomeno della prostituzione ha avuto un buon successo di pubblico. La tematica è stata affrontata grazie all'interessante testimonianza di due educatori che operano sul territorio di Lentate e da Silvio Premoli esperto di disagio sociale e docente universitario. “Abbiamo voluto organizzare questo evento – affermano Garavaglia e Cafaggi – perché capita molto spesso che nel nostro gruppo facebook si intavolino discussioni, anche con toni molto accesi, sul tema della prostituzione a Lentate. Quindi abbiamo sentito l'esigenza di approfondire questa problematica chiamando relatori che ci potessero aiutare a capire questo argomento”. I due volontari hanno descritto con precisione e attenzione la loro attività di volontariato presso l'associazione “la madeleine”. Innanzitutto hanno spiegato al pubblico cos'è “un educatore di strada” ovvero sono dei ragazzi e ragazze che, a titolo volontario, si occupano di parlare con le prostitute, che stazionano sia sulla novedratese sia sulla statale dei giovi, per provare a convincerle a uscire dalla malavita e avviare un percorso di reinserimento sociale. Quest'opera è di sicuro ammirevole ma non sempre, anche loro lo ammettono, porta ai risultati sperati perché la realtà è sempre più complicata e difficile. “La nostra associazione fa parte di un'associazione più grande – spiegano i volontari – che si chiama pantonokia, che significa “casa di tutti”, è nata nel 1983, all'inizio si occupava di persone in gravi condizioni di emarginazione ora invece è diventata una casa accoglienza per ragazze che vogliono uscire dal giro della prostituzione. Il nostro operato consiste nel parlare con le ragazze, guadagnarci la loro fiducia e ascoltare le loro storie di vita perchè solo facendo nascere un tale rapporto possiamo sperare di diventare interlocutori credibili :abbiamo appreso storie di solitudine e di pochi rapporti sociali e amicali. Senza dimenticare l'intera organizzazione criminale che sta dietro al fenomeno prostituzione e ne gestisce i flussi migratori”. Durante l'incontro si è posta l'attenzione sulle diverse nazionalità di provenienza: l'europa dell'est e l'africa. Il quadro emerso è stato disarmante: le africane già nel loro paese d'origine si affidano a una signora, anch'essa originaria del villaggio che da un lato le illude con presunti guadagni in europa e e dall'altro le vincola a sé attraverso un “giuramento sacro di fedeltà”, tipico della religione woodoo. Il legame psicologico che lega le ragazze a questo vincolo e alla “madame” è ancor più forte delle umiliazioni che giorno per giorno provano nell'essere “schiave del sesso”. Per le ragazze dell'Est il discorso è molto diverso, anni fa, gli sfruttatori prima le violentavano più e più volte finchè non ne annullavano le personalità e in seguito venivano messe sulla strada ormai senza nessuna volontà e capacità di poter aspirare a qualcosa di meglio da loro stesse e dalla vita. Oggi invece il legame tra sfruttatore e prostituta è meno violento ma più subdolo: le ragazze capiscono che se vogliono mantenere la loro famiglia al paese d'origine e loro stesse non possono sottrarsi dall'andare in strada . Le statistiche presentate sono anch'esse preoccupanti: ogni anno sono circa 600 le ragazze che intraprendono un percorso di recupero contro le 40-60 mila che operano sulle strade o in “presunti” centri massaggi o night-club. Il percorso di recupero inoltre non è assolutamente semplice perchè la legislazione italiana prevede che le ragazze per qualche mese letteralmente vengano messe in case “nascoste” e nel contempo tronchino tutti i rapporti familiari e amicali con chiunque, famiglia d'origine compresa, questo per tutelare la loro sicurezza al fine di evitare ritorsioni violente da parte degli sfruttatori nel caso le trovassero. In un secondo momento sono inserite in “case famiglia” dove possono tornare ad avere contatti con le proprie famiglie e pochi amici e alla fine vengono inserite in appartamenti controllati e reintegrate nella società. Questa è una strada dura e difficile che non sempre è seguita dalle ragazze e sono molti i casi di recidiva. “La figura del cliente – proseguono i volontari dell'associazione – è molto variegata: certo c'è il violento , quello col coltello o la pistola ma la maggior parte degli uomini che incontrano sono persone con bassa autostima che non riescono ad avere affetto nella nostra società e per questo lo pagano. Poi ci sono i pervertiti : fanno con le ragazze di strada quello che le mogli non vogliono. E' un quadro desolante, emerge come sia importante nella nostra società l'educazione all'affettività” Silvio Premoli, pedagogista ha posto l'attenzione sulla dilaniante situazione del doppio legame psicologico che vincola ragazze e sfruttatore: “da un lato lo sfruttatore dice alle ragazze: ti voglio bene, ma ti dico che se non ti comporti bene finirai male. Quindi la ragazza si trova in una situazione difficile da gestire da un lato è consapevole di non essere libera perché è costretta ad andare a prostituirsi e dall'altro non riesce ad accettare che quello che lei crede essere il suo fidanzato è invece uno sfruttatore senza scrupoli che la costringe a questa vita da prostituta. La ragazza si trova in uno stato psicologico al limite della schizofrenia e mente a se stessa pur di non ammettere che il suo fidanzato non solo non la ama ma la costringe a fare una vita disumana” La problematica prostituzione non si è esaurita nella serata di venerdì scorso. Si è appreso dalle pagine dei quotidiani locali che il nostro assessorato ai servizi sociali ha aderito a un bando della regione lombardia per favorire percorsi di inclusione sociale delle prostitute avvalendosi delle competenze della Asl di Seregno e dell'associazione A.L.A. Milano onlus specializzata in interventi di inclusione sociale. “ Ho letto di questa iniziativa – commenta Stefano Cafaggi - per ora e' solo un bando, propone in pratica quello che già' fanno i volontari che abbiamo presentato l'altra sera. Comunque trovo positivo avere un intervento in più' nel nostro territorio. Sono contento che grazie alla nostra iniziativa finalmente la giunta abbia almeno iniziato a tentare di fare qualcosa di concreto, visto che per tre anni non abbiamo visto nulla, grazie alla serata abbiamo smosso le acque”
Stefano Cafaggi e
Andrea Garavaglia promotori del gruppo facebook “succede a Lentate” sull'analisi del fenomeno della prostituzione ha avuto un buon successo di pubblico. La tematica è stata affrontata grazie all'interessante testimonianza di due educatori che operano sul territorio di Lentate e da Silvio Premoli esperto di disagio sociale e docente universitario. “Abbiamo voluto organizzare questo evento – affermano Garavaglia e Cafaggi – perché capita molto spesso che nel nostro gruppo facebook si intavolino discussioni, anche con toni molto accesi, sul tema della prostituzione a Lentate. Quindi abbiamo sentito l'esigenza di approfondire questa problematica chiamando relatori che ci potessero aiutare a capire questo argomento”. I due volontari hanno descritto con precisione e attenzione la loro attività di volontariato presso l'associazione “la madeleine”. Innanzitutto hanno spiegato al pubblico cos'è “un educatore di strada” ovvero sono dei ragazzi e ragazze che, a titolo volontario, si occupano di parlare con le prostitute, che stazionano sia sulla novedratese sia sulla statale dei giovi, per provare a convincerle a uscire dalla malavita e avviare un percorso di reinserimento sociale. Quest'opera è di sicuro ammirevole ma non sempre, anche loro lo ammettono, porta ai risultati sperati perché la realtà è sempre più complicata e difficile. “La nostra associazione fa parte di un'associazione più grande – spiegano i volontari – che si chiama pantonokia, che significa “casa di tutti”, è nata nel 1983, all'inizio si occupava di persone in gravi condizioni di emarginazione ora invece è diventata una casa accoglienza per ragazze che vogliono uscire dal giro della prostituzione. Il nostro operato consiste nel parlare con le ragazze, guadagnarci la loro fiducia e ascoltare le loro storie di vita perchè solo facendo nascere un tale rapporto possiamo sperare di diventare interlocutori credibili :abbiamo appreso storie di solitudine e di pochi rapporti sociali e amicali. Senza dimenticare l'intera organizzazione criminale che sta dietro al fenomeno prostituzione e ne gestisce i flussi migratori”. Durante l'incontro si è posta l'attenzione sulle diverse nazionalità di provenienza: l'europa dell'est e l'africa. Il quadro emerso è stato disarmante: le africane già nel loro paese d'origine si affidano a una signora, anch'essa originaria del villaggio che da un lato le illude con presunti guadagni in europa e e dall'altro le vincola a sé attraverso un “giuramento sacro di fedeltà”, tipico della religione woodoo. Il legame psicologico che lega le ragazze a questo vincolo e alla “madame” è ancor più forte delle umiliazioni che giorno per giorno provano nell'essere “schiave del sesso”. Per le ragazze dell'Est il discorso è molto diverso, anni fa, gli sfruttatori prima le violentavano più e più volte finchè non ne annullavano le personalità e in seguito venivano messe sulla strada ormai senza nessuna volontà e capacità di poter aspirare a qualcosa di meglio da loro stesse e dalla vita. Oggi invece il legame tra sfruttatore e prostituta è meno violento ma più subdolo: le ragazze capiscono che se vogliono mantenere la loro famiglia al paese d'origine e loro stesse non possono sottrarsi dall'andare in strada . Le statistiche presentate sono anch'esse preoccupanti: ogni anno sono circa 600 le ragazze che intraprendono un percorso di recupero contro le 40-60 mila che operano sulle strade o in “presunti” centri massaggi o night-club. Il percorso di recupero inoltre non è assolutamente semplice perchè la legislazione italiana prevede che le ragazze per qualche mese letteralmente vengano messe in case “nascoste” e nel contempo tronchino tutti i rapporti familiari e amicali con chiunque, famiglia d'origine compresa, questo per tutelare la loro sicurezza al fine di evitare ritorsioni violente da parte degli sfruttatori nel caso le trovassero. In un secondo momento sono inserite in “case famiglia” dove possono tornare ad avere contatti con le proprie famiglie e pochi amici e alla fine vengono inserite in appartamenti controllati e reintegrate nella società. Questa è una strada dura e difficile che non sempre è seguita dalle ragazze e sono molti i casi di recidiva. “La figura del cliente – proseguono i volontari dell'associazione – è molto variegata: certo c'è il violento , quello col coltello o la pistola ma la maggior parte degli uomini che incontrano sono persone con bassa autostima che non riescono ad avere affetto nella nostra società e per questo lo pagano. Poi ci sono i pervertiti : fanno con le ragazze di strada quello che le mogli non vogliono. E' un quadro desolante, emerge come sia importante nella nostra società l'educazione all'affettività” Silvio Premoli, pedagogista ha posto l'attenzione sulla dilaniante situazione del doppio legame psicologico che vincola ragazze e sfruttatore: “da un lato lo sfruttatore dice alle ragazze: ti voglio bene, ma ti dico che se non ti comporti bene finirai male. Quindi la ragazza si trova in una situazione difficile da gestire da un lato è consapevole di non essere libera perché è costretta ad andare a prostituirsi e dall'altro non riesce ad accettare che quello che lei crede essere il suo fidanzato è invece uno sfruttatore senza scrupoli che la costringe a questa vita da prostituta. La ragazza si trova in uno stato psicologico al limite della schizofrenia e mente a se stessa pur di non ammettere che il suo fidanzato non solo non la ama ma la costringe a fare una vita disumana” La problematica prostituzione non si è esaurita nella serata di venerdì scorso. Si è appreso dalle pagine dei quotidiani locali che il nostro assessorato ai servizi sociali ha aderito a un bando della regione lombardia per favorire percorsi di inclusione sociale delle prostitute avvalendosi delle competenze della Asl di Seregno e dell'associazione A.L.A. Milano onlus specializzata in interventi di inclusione sociale. “ Ho letto di questa iniziativa – commenta Stefano Cafaggi - per ora e' solo un bando, propone in pratica quello che già' fanno i volontari che abbiamo presentato l'altra sera. Comunque trovo positivo avere un intervento in più' nel nostro territorio. Sono contento che grazie alla nostra iniziativa finalmente la giunta abbia almeno iniziato a tentare di fare qualcosa di concreto, visto che per tre anni non abbiamo visto nulla, grazie alla serata abbiamo smosso le acque”