Lentate, Pgt: chiuse le indagini sulla presunta tentata concussione
Il Pm ha messo la sua firma: chiusa l'inchiesta sulla brutta vicenda relativa alla presunta tentata concussione per la redazione del Piano di governo del territorio di Lentate. Ne ha dato notizia il Giorno, nell'edizione del 25 aprile, spiegando che il Pm
Salvatore Bellomo della Procura di Monza è arrivato al termine delle indagini per fatti che risalgono al 2011 quando il sindaco era ancora
Massimo Sasso. Ed è proprio dalla denuncia del primo cittadino che...
Il Pm ha messo la sua firma: chiusa l'inchiesta sulla brutta vicenda relativa alla presunta tentata concussione per la redazione del Piano di governo del territorio di Lentate. Ne ha dato notizia il Giorno, nell'edizione del 25 aprile, spiegando che il Pm
Salvatore Bellomo della Procura di Monza è arrivato al termine delle indagini per fatti che risalgono al 2011 quando il sindaco era ancora Massimo Sasso. Ed è proprio dalla denuncia del primo cittadino che è nata tutta l'inchiesta. Per farla breve, l'accusa sostiene che l'estensore del Pgt, l'architetto
Paolo Favole di Milano (che si era aggiudicato l'incarico insieme ad altri colleghi), in concorso con Giuseppe Farina che sarebbe stato il suo intermediario, avrebbe contattato il titolare dell'area Schiatti chiedendogli di pagare un importo imprecisato per ottenere un aumento della volumetria. Che l'area rivesta un ruolo fondamentale nel Pgt è fuor di dubbio: sia per la sua estensione (poco meno di 20 mila metri quadrati) sia per la sua posizione decisamente centrale. Alla giustizia, però, il compito di verificare se ci sono state davvero irregolarità, addirittura tentata concussione, nella gestione del Pgt. Questa, all'epoca, anche la scelta del sindaco Massimo Sasso che, per evitare equivoci e reati, si era recato dai Carabinieri per raccontare quanto gli era stato detto.
Salvatore Bellomo della Procura di Monza è arrivato al termine delle indagini per fatti che risalgono al 2011 quando il sindaco era ancora Massimo Sasso. Ed è proprio dalla denuncia del primo cittadino che è nata tutta l'inchiesta. Per farla breve, l'accusa sostiene che l'estensore del Pgt, l'architetto
Paolo Favole di Milano (che si era aggiudicato l'incarico insieme ad altri colleghi), in concorso con Giuseppe Farina che sarebbe stato il suo intermediario, avrebbe contattato il titolare dell'area Schiatti chiedendogli di pagare un importo imprecisato per ottenere un aumento della volumetria. Che l'area rivesta un ruolo fondamentale nel Pgt è fuor di dubbio: sia per la sua estensione (poco meno di 20 mila metri quadrati) sia per la sua posizione decisamente centrale. Alla giustizia, però, il compito di verificare se ci sono state davvero irregolarità, addirittura tentata concussione, nella gestione del Pgt. Questa, all'epoca, anche la scelta del sindaco Massimo Sasso che, per evitare equivoci e reati, si era recato dai Carabinieri per raccontare quanto gli era stato detto.