Meda, maltempo: il giorno dopo tra delusione e rabbia

Oggi il sole ha messo ancor più in risalto il brutto colore uniforme che ricopre i nostri giardini, i nostri orti, le nostre case, le nostre cose. Avremmo voluto condividere l’entusiasmo di quanti avevano dichiarato che tutto era andato bene nell’emergenza ma non possiamo purtroppo essere della partita. Davanti alle nostre case sono ancora diligentemente accatastati i resti dei ciò che era parte del nostro quotidiano, dei nostri ricordi anche. Li avessero rimossi subi...

Oggi il sole ha messo ancor più in risalto il brutto colore uniforme che ricopre i nostri giardini, i nostri orti, le nostre case, le nostre cose. Avremmo voluto condividere l’entusiasmo di quanti avevano dichiarato che tutto era andato bene nell’emergenza ma non possiamo purtroppo essere della partita. Davanti alle nostre case sono ancora diligentemente accatastati i resti dei ciò che era parte del nostro quotidiano, dei nostri ricordi anche. Li avessero rimossi subito, il nostro dolore e il nostro disagio sarebbe stato meno sofferto, E invece, la loro presenza ci obbliga a riflettere sul dopo, su come essere davvero cittadinanza attiva e ci scopriamo davvero impotenti dinanzi anche alla scarsa sensibilità di chi invita a ‘scaricare’ dal sito comunale la modulistica per la dichiarazione del danno senza rendersi conto che magari anche la moderna tecnologia è stata messa in un angolo e la ‘connessione’ non è sempre possibile, per non parlare delle nostre nonne che quando citiamo il ‘sito’ avvertono difficoltà, perplessità e anche un poco di rabbia. E’ vero, c’è emergenza ma quando una parte della città diventa una discarica a cielo aperto bisogna davvero organizzarci e la nostra storia di esondazioni avrebbe dovuto esserci di insegnamento, ma così non è. L'azienda che deve provvedere alla rimozione dei rifiuti chiude e nel pomeriggio attendiamo invano che passi il carro dei ‘monatti’, di manzoniana memoria a togliere anche pezzi della nostra esistenza. Dobbiamo aspettare un altro giorno. Ma nella nostra affannata ricerca del perché, non troviamo risposte quando vediamo ancora lì, come quella notte, i residui della furia devastatrice dell’acqua melmosa, proprio di lato alla casa di riposo e quando viene rimosso un cumulo di detriti, sul terreno vengono lasciati residui di vetro e altro: c’è fretta, non c’è tempo ma anche poca attenzione e soprattutto rispetto. Guardiamo anche oltre il ponte di via Parini e il rigagnolo che scende dalle colline ci fa pensare che il suo alveo,come quello del fratello maggiore, si è ristretto e alzato per effetto di quanto è stato trascinato a valle. Continuerà come nel passato , nonostante qualche pazzo sognatore si fosse proposto per la sua pulizia e ripristino degli argini : ‘NO’ questa era stata la risposta, NON SI PUO’ e lì ad elencare leggi, leggine, disposizioni, normative, impedimenti, competenze e ogni altro argomento per scoraggiare il ‘malintenzionato’. E l’acqua troverà, nel suo naturale cammino, sempre più difficoltà e intoppi, soprattutto burocratici, e sarà costretta a usare metodi bastardi per riprendersi il suo spazio.

Rina Del Pero

1 commenti

rob de pok :
oggi domenica residui sono ancora nella piazza del quartiere svizera, a lato della casa di riposto che secondo noi avrebbe dovuto essere tra gli obiettivi sensibili e prioritari da salvaguardare........fate magari un giretto e toccate, pardon vedete come una città tra le più ricce d'I talia non possa ambire ad entrare nell'expo 2015. e' rimasta ferma al medio evo.......... | lunedì 04 maggio 2015 12:00 Rispondi