Meda: Rina Del Pero in Libano per aiutare i profughi
Da un po' non sentivamo la sua voce. Sempre presente sul territorio, sempre impegnata a diffondere la cultura, a pensare ai più deboli, a sottolineare le nostre stranezze e a battersi per ciò che non va bene.
Rina Del Pero se n'è andata in Libano, la "terra dei cedri", ovviamente per dare una mano anche lì a chi ha bisogno. Si è rifatta viva con questa lettera.
Da oltre 40 anni l'associazione I.M.O. IMPEGNO MEDIO ORIENTE opera con dei campi di lavoro in questi paesi, ch...
Da un po' non sentivamo la sua voce. Sempre presente sul territorio, sempre impegnata a diffondere la cultura, a pensare ai più deboli, a sottolineare le nostre stranezze e a battersi per ciò che non va bene.
Rina Del Pero se n'è andata in Libano, la "terra dei cedri", ovviamente per dare una mano anche lì a chi ha bisogno. Si è rifatta viva con questa lettera.
Da oltre 40 anni l'associazione I.M.O. IMPEGNO MEDIO ORIENTE opera con dei campi di lavoro in questi paesi, che sono appena al dì la del nostro mare.
Diversi sono stati anche i medesi che hanno potuto fare queste bellissime esperienze e di alcune esistono ancora testimonianze ed apprezzamenti come ad esempio la piscina costruita nell'orfanotrofio di Betlemme, progettata dall'architetto Carlo Spinelli già preside dell'istituto professionale Terragni.
Dopo la grande avventura dello scorso anno ad AKKO dove ha operato un folto gruppo di giovani medesi dell'oratorio santo Crocifisso guidati da Don Cristiano, quest'anno l'invito è giunto da Suor Sophie Boueri, delle Suore della Carità -ex cappellone, destinazione Libano. Anche Suor Sophie ha visitato la nostra città qualche anno fa, ospite del Gruppo Missionario, in occasione dell'attribuzione del premio internazionale Marisa Bellisario.
E così siamo partiti il 2 luglio convinti di conoscere ormai tutto del Libano perché eravamo già alla nostra terza esperienza nella terra dei cedri . Ma così non è stato: l'arrivo nel centro ospedaliero di Bahnes, alla periferia nord di Beirut, ci ha mostrato subito il lato più disumano della guerra e cioè l'abbandono dei cosiddetti 'pesi morti'. Abbiamo conosciuto alcune donne anziane, prive di qualsiasi mezzo di sostentamento, che sono state accolte nel Foyer Cecilie perchè non potevano più contare sulle famiglie d'origine in quanto o espatriate o in grosse difficoltà.
Il Libano, terra ricca sotto ogni punto di vista, ha una popolazione di circa quattro milioni di abitanti di cui circa un milione e mezzo nella sola capitale Beirut ma a seguito della guerra in Siria, paese confinante, sono oltre un milione di profughi che tentano di inserirsi .I più fortunati , pochissimo per la verità,vengono accolti da amici e parenti che dispongono già di un lavoro e di una casa ma i più sono decisamente allo sbando.
I libanesi da parte loro stanno già vivendo da diversi anni il problema connesso ad altri e tanti profughi, i palestinesi, raccolti in appositi campi alla periferia di Beirut e la convivenza non è delle più pacifiche. Proprio durante la nostra permanenza, il giorno prima dell'inizio del Ramadan, il periodo di penitenza per i mussulmani, è scoppiata un autobomba in quella parte della città con numerosi feriti e la tensione è decisamente a livelli alti.
Il nostro lavoro è consistito nel collaborare con alcuni operai, profughi curdi rifugiati a Homs in Siria e da lì ri-rifugiati in Libano, per le opere di ripristino e manutenzione di una parte di questo Foyer per permettere una maggiore e migliore accoglienza per i più disagiati.
Abbiamo incontrato anche i sacerdoti salesiani di El Houssoun, calorosamente accolti dal vescovo emerito di Aleppo monsignor Armando Bertolaso proprio nel giorno della ricorrenza dei suoi 60 anni di sacerdozio e da Don Vittorio Pozzo, guida nei nostri precedenti campi di lavoro. Lavorare con Suor Sophie, donna energica che nonostante i suoi 77 anni è davvero infaticabile, è stato decisamente gratificante e i racconti delle sue infinite esperienze nei 40 anni passati in Palestina, dove avevamo fatto la sua conoscenza, ci hanno dato ogni volta la carica giusta per continuare e magari ritornare quanto prima in quelle terre affascinanti ma tanto martoriate. Rina Del Pero
Rina Del Pero se n'è andata in Libano, la "terra dei cedri", ovviamente per dare una mano anche lì a chi ha bisogno. Si è rifatta viva con questa lettera.
Da oltre 40 anni l'associazione I.M.O. IMPEGNO MEDIO ORIENTE opera con dei campi di lavoro in questi paesi, che sono appena al dì la del nostro mare.
Diversi sono stati anche i medesi che hanno potuto fare queste bellissime esperienze e di alcune esistono ancora testimonianze ed apprezzamenti come ad esempio la piscina costruita nell'orfanotrofio di Betlemme, progettata dall'architetto Carlo Spinelli già preside dell'istituto professionale Terragni.
Dopo la grande avventura dello scorso anno ad AKKO dove ha operato un folto gruppo di giovani medesi dell'oratorio santo Crocifisso guidati da Don Cristiano, quest'anno l'invito è giunto da Suor Sophie Boueri, delle Suore della Carità -ex cappellone, destinazione Libano. Anche Suor Sophie ha visitato la nostra città qualche anno fa, ospite del Gruppo Missionario, in occasione dell'attribuzione del premio internazionale Marisa Bellisario.
E così siamo partiti il 2 luglio convinti di conoscere ormai tutto del Libano perché eravamo già alla nostra terza esperienza nella terra dei cedri . Ma così non è stato: l'arrivo nel centro ospedaliero di Bahnes, alla periferia nord di Beirut, ci ha mostrato subito il lato più disumano della guerra e cioè l'abbandono dei cosiddetti 'pesi morti'. Abbiamo conosciuto alcune donne anziane, prive di qualsiasi mezzo di sostentamento, che sono state accolte nel Foyer Cecilie perchè non potevano più contare sulle famiglie d'origine in quanto o espatriate o in grosse difficoltà.
Il Libano, terra ricca sotto ogni punto di vista, ha una popolazione di circa quattro milioni di abitanti di cui circa un milione e mezzo nella sola capitale Beirut ma a seguito della guerra in Siria, paese confinante, sono oltre un milione di profughi che tentano di inserirsi .I più fortunati , pochissimo per la verità,vengono accolti da amici e parenti che dispongono già di un lavoro e di una casa ma i più sono decisamente allo sbando.
I libanesi da parte loro stanno già vivendo da diversi anni il problema connesso ad altri e tanti profughi, i palestinesi, raccolti in appositi campi alla periferia di Beirut e la convivenza non è delle più pacifiche. Proprio durante la nostra permanenza, il giorno prima dell'inizio del Ramadan, il periodo di penitenza per i mussulmani, è scoppiata un autobomba in quella parte della città con numerosi feriti e la tensione è decisamente a livelli alti.
Il nostro lavoro è consistito nel collaborare con alcuni operai, profughi curdi rifugiati a Homs in Siria e da lì ri-rifugiati in Libano, per le opere di ripristino e manutenzione di una parte di questo Foyer per permettere una maggiore e migliore accoglienza per i più disagiati.
Abbiamo incontrato anche i sacerdoti salesiani di El Houssoun, calorosamente accolti dal vescovo emerito di Aleppo monsignor Armando Bertolaso proprio nel giorno della ricorrenza dei suoi 60 anni di sacerdozio e da Don Vittorio Pozzo, guida nei nostri precedenti campi di lavoro. Lavorare con Suor Sophie, donna energica che nonostante i suoi 77 anni è davvero infaticabile, è stato decisamente gratificante e i racconti delle sue infinite esperienze nei 40 anni passati in Palestina, dove avevamo fatto la sua conoscenza, ci hanno dato ogni volta la carica giusta per continuare e magari ritornare quanto prima in quelle terre affascinanti ma tanto martoriate. Rina Del Pero