In Lombardia crescono le famiglie monogenitoriali
MILANO - Si è ridotto il numero medio dei componenti delle famiglie, i dati sono stati resi noti durante la presentazione del policy paper Eupolis sulle politiche da adottare per aggiornare e rendere più efficace il sistema di welfare regionale.
Si è ridotto il numero medio di componenti delle famiglie in Lombardia (da 2,7 membri nel 1994 al 2,3 nel 2013), mentre aumentano di le coppie senza figli (da 26,6% a 34,5) e aumentano i nuclei monogenitoriali (dall’11% al 12,8%). Questa è la fotografia che emerge dal policy paper realizzato da Eupolis “La Famiglia oggi” che è stato oggetto questa mattina di un confronto tra le Commissioni consiliari Bilancio e Sanità, riunite in seduta congiunta. Lo scopo è di individuare indicazioni per un welfare che deve rispondere con efficacia al cambiamento sociale.
La “vecchia monogenitorialità” (originata dalla vedovanza) lascia spazio alla “nuova monogenitorialità”, quella derivante dalla rottura di un’unione coniugale anche in presenza di figli piccoli e dalle nascite al di fuori del matrimonio. Tra i nuclei, in Lombardia il 12,1 % è rappresentato da donne, il 2,5% da padri: si tratta di persone accomunate da una maggiore esposizione al rischio di caduta in povertà ed esclusione sociale. All’incontro, coordinato da Alessandro Colucci e Angelo Capelli, hanno partecipato tra gli altri il Presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo, erano presenti anche la Vice Presidente Sara Valmaggi e il Consigliere Segretario Eugenio Casalino.
“L’efficacia delle politiche è strettamente legata alla conoscenza dei temi sui quali legiferare – ha affermato Cattaneo –. La famiglia è un tema importanza decisiva. Tutti i dati evidenziano che quando il nucleo familiare è forte, anche società ed economia vanno bene. Ne consegue che in questo campo in Consiglio regionale siamo chiamati a promuovere nuove politiche”.
“Dalla ricerca emerge chiaramente - ha aggiunto la Vice Presidente Valmaggi - una radicale trasformazione delle famiglie e la crescita costante dei nuclei monogenitoriali, il che comporta la necessità di mettere in campo nuove politiche sistemiche e dinamiche, capaci di rispondere ai nuovi bisogni arginando il rischio povertà. Altrettanto evidente la necessità di dare particolare attenzione alle donne che rappresentano la stragrande maggioranza dei nuclei”.
Nell’analisi si evidenza che in Italia, soprattutto al Centro-Nord, le madri sole sono in prevalenza istruite e occupate ma, si precisa, “tale condizione ‘favorevole’ non sembra essere sufficiente a garantire uno stile di vita dignitoso”. Lo prova la crescente domanda di intervento ricevuta dai Comuni, i quali stanno affrontando la situazione cercando di offrire più opportunità: per esempio la percentuale di Comuni lombardi che offrono il servizio di asilo nido è passata in dieci anni dal 53,8 % del 2003 all’87,6 % (a fronte di una media nazionale del 52,7 %).
Risultano essere solo due, inoltre, le Regioni che hanno varato leggi ad hoc per i nuclei monogenitoriali: il Veneto e la Lombardia, con la legge n.18/2014 “Norme a tutela dei padri separati o divorziati, in condizione di disagio, in particolare con figli minori”. Tre le sfide evidenziate da un workshop con studiosi ed esperti e illustrate nel Policy paper: le necessità di mantenere una visione sistemica, di prevedere politiche con finalità di prevenzione e di garantire equità nell’accesso al welafre. “Occorre però -precisa la ricerca- passare dall’idea stereotipata della madre sola/svantaggiata/ sfortunata a quella di nucleo portatore di bisogni complessi ma anche di risorse da attivare in un percorso di integrazione lavorativa e sociale che va accompagnato in diverse fasi della vita”.
“La scelta di Regione Lombardia -è scritto nel documento- di definire in maniera chiara e vincolante i requisiti e i criteri di valutazione nel rifinanziamento delle legge 18/14 si muove nella direzione della omogeneizzazione (criteri di accesso omogenei regionali per contrastare la differenziazione territoriale nell’accesso ai diritti). D’altro canto la scelta di escludere dalla platea dei beneficiari solo padri e madri soli che sono in questa condizione a seguito di una rottura matrimoniale crea selettività all’accesso, che discrimina gli altri nuclei monogenitoriali presenti nel territorio lombardo (genitori unici e genitori separati da coppie di fatto)”.
Secondo lo studio, provvedimenti legislativi potenzialmente utili dovrebbero riguardare politiche di sostegno al reddito sia diretto che indiretto; politiche attive del lavoro; politiche di conciliazione dei tempi di lavoro e di cura; politiche fiscali; politiche di coesione sociale (come progetti di housing sociale, potenziamento del vicinato sociale e via dicendo); strategia per sostegni all’infanzia
La “vecchia monogenitorialità” (originata dalla vedovanza) lascia spazio alla “nuova monogenitorialità”, quella derivante dalla rottura di un’unione coniugale anche in presenza di figli piccoli e dalle nascite al di fuori del matrimonio. Tra i nuclei, in Lombardia il 12,1 % è rappresentato da donne, il 2,5% da padri: si tratta di persone accomunate da una maggiore esposizione al rischio di caduta in povertà ed esclusione sociale. All’incontro, coordinato da Alessandro Colucci e Angelo Capelli, hanno partecipato tra gli altri il Presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo, erano presenti anche la Vice Presidente Sara Valmaggi e il Consigliere Segretario Eugenio Casalino.
“L’efficacia delle politiche è strettamente legata alla conoscenza dei temi sui quali legiferare – ha affermato Cattaneo –. La famiglia è un tema importanza decisiva. Tutti i dati evidenziano che quando il nucleo familiare è forte, anche società ed economia vanno bene. Ne consegue che in questo campo in Consiglio regionale siamo chiamati a promuovere nuove politiche”.
“Dalla ricerca emerge chiaramente - ha aggiunto la Vice Presidente Valmaggi - una radicale trasformazione delle famiglie e la crescita costante dei nuclei monogenitoriali, il che comporta la necessità di mettere in campo nuove politiche sistemiche e dinamiche, capaci di rispondere ai nuovi bisogni arginando il rischio povertà. Altrettanto evidente la necessità di dare particolare attenzione alle donne che rappresentano la stragrande maggioranza dei nuclei”.
Nell’analisi si evidenza che in Italia, soprattutto al Centro-Nord, le madri sole sono in prevalenza istruite e occupate ma, si precisa, “tale condizione ‘favorevole’ non sembra essere sufficiente a garantire uno stile di vita dignitoso”. Lo prova la crescente domanda di intervento ricevuta dai Comuni, i quali stanno affrontando la situazione cercando di offrire più opportunità: per esempio la percentuale di Comuni lombardi che offrono il servizio di asilo nido è passata in dieci anni dal 53,8 % del 2003 all’87,6 % (a fronte di una media nazionale del 52,7 %).
Risultano essere solo due, inoltre, le Regioni che hanno varato leggi ad hoc per i nuclei monogenitoriali: il Veneto e la Lombardia, con la legge n.18/2014 “Norme a tutela dei padri separati o divorziati, in condizione di disagio, in particolare con figli minori”. Tre le sfide evidenziate da un workshop con studiosi ed esperti e illustrate nel Policy paper: le necessità di mantenere una visione sistemica, di prevedere politiche con finalità di prevenzione e di garantire equità nell’accesso al welafre. “Occorre però -precisa la ricerca- passare dall’idea stereotipata della madre sola/svantaggiata/ sfortunata a quella di nucleo portatore di bisogni complessi ma anche di risorse da attivare in un percorso di integrazione lavorativa e sociale che va accompagnato in diverse fasi della vita”.
“La scelta di Regione Lombardia -è scritto nel documento- di definire in maniera chiara e vincolante i requisiti e i criteri di valutazione nel rifinanziamento delle legge 18/14 si muove nella direzione della omogeneizzazione (criteri di accesso omogenei regionali per contrastare la differenziazione territoriale nell’accesso ai diritti). D’altro canto la scelta di escludere dalla platea dei beneficiari solo padri e madri soli che sono in questa condizione a seguito di una rottura matrimoniale crea selettività all’accesso, che discrimina gli altri nuclei monogenitoriali presenti nel territorio lombardo (genitori unici e genitori separati da coppie di fatto)”.
Secondo lo studio, provvedimenti legislativi potenzialmente utili dovrebbero riguardare politiche di sostegno al reddito sia diretto che indiretto; politiche attive del lavoro; politiche di conciliazione dei tempi di lavoro e di cura; politiche fiscali; politiche di coesione sociale (come progetti di housing sociale, potenziamento del vicinato sociale e via dicendo); strategia per sostegni all’infanzia