Seveso, il governo tecnico è davvero possibile?
La sfera di cristallo? Roba d’altri tempi: ormai per capire se il sindaco
Massimo Donati può arrivare alla fine del mandato, basta una calcolatrice. E il risultato, facile capirlo, stavolta è davvero negativo. Il primo cittadino, nella seduta consiliare di lunedì, annunciando le dimissioni dopo aver preso atto della mancanza di una maggioranza disposta a sostenerlo, ha invitato tutti i gruppi consiliari a compiere un gesto di responsabilità. Traduzione meno “politichese”: un...
La sfera di cristallo? Roba d’altri tempi: ormai per capire se il sindaco
Massimo Donati può arrivare alla fine del mandato, basta una calcolatrice. E il risultato, facile capirlo, stavolta è davvero negativo. Il primo cittadino, nella seduta consiliare di lunedì, annunciando le dimissioni dopo aver preso atto della mancanza di una maggioranza disposta a sostenerlo, ha invitato tutti i gruppi consiliari a compiere un gesto di responsabilità. Traduzione meno “politichese”: un governo tecnico che si basa su un programma condiviso. In grado di portare a termine la legislatura in un periodo chiave che vede la città impegnata su diversi fronti. Primo tra tutti l’autostrada Pedemontana, la causa del putiferio politico che si è scatenato in queste settimane con l’abbandono della maggioranza da parte della Lega Nord. E ora? Può davvero Donati contare sull’appoggio degli altri gruppi consiliari? Dati alla mano, no. Ma forse può governare. Assurdo, ma vi spieghiamo il perché. L’artimetica non è dalla sua parte: per continuare a occupare la poltrona deve poter contare su dieci consiglieri comunali. Il Pdl, compresi i tre cosiddetti “dissidenti” che potrebbero anche decidere di rientrare a certe condizioni, conta sette elementi. Ammesso e non concesso che all’invito di Donati aderiscano anche
Marzio Marzorati (Lista civica per Seveso) e
Daniele Tagliabue (Sevesoviva), il conto si fermerebbe a nove. Ne manca uno. Di certo sembra difficile che il sindaco possa contare sulla partecipazione del Partito Democratico, che brinda alla fine “della Giunta più inconcludente della storia di Seveso” e auspica il ribaltone anche in città così com’è avvenuto a Cesano Maderno e a Meda. Donati a casa, dunque? Non è comunque detto: perché se la Lega Nord decide di stare sull’Aventino (nel nostro caso vanno bene anche i gradini dell’aula magna) e di non sedere più tra i banchi del Consiglio comunale, per avere la maggioranza potrebbe bastare l’intero gruppo del Pdl: otto (contando il sindaco) contro sette. Certo, se la Lega Nord partecipa alla votazione di una delibera, sono dolori. In questi momenti di confusione, di incertezza, caratterizzati da un forte distacco tra cittadini e amministratori, non si può non pensare a quando diceva il
Cardinale Carlo Maria Martini: “La politica è l’unica professione senza una specifica formazione. I risultati sono di conseguenza”.
Massimo Donati può arrivare alla fine del mandato, basta una calcolatrice. E il risultato, facile capirlo, stavolta è davvero negativo. Il primo cittadino, nella seduta consiliare di lunedì, annunciando le dimissioni dopo aver preso atto della mancanza di una maggioranza disposta a sostenerlo, ha invitato tutti i gruppi consiliari a compiere un gesto di responsabilità. Traduzione meno “politichese”: un governo tecnico che si basa su un programma condiviso. In grado di portare a termine la legislatura in un periodo chiave che vede la città impegnata su diversi fronti. Primo tra tutti l’autostrada Pedemontana, la causa del putiferio politico che si è scatenato in queste settimane con l’abbandono della maggioranza da parte della Lega Nord. E ora? Può davvero Donati contare sull’appoggio degli altri gruppi consiliari? Dati alla mano, no. Ma forse può governare. Assurdo, ma vi spieghiamo il perché. L’artimetica non è dalla sua parte: per continuare a occupare la poltrona deve poter contare su dieci consiglieri comunali. Il Pdl, compresi i tre cosiddetti “dissidenti” che potrebbero anche decidere di rientrare a certe condizioni, conta sette elementi. Ammesso e non concesso che all’invito di Donati aderiscano anche
Marzio Marzorati (Lista civica per Seveso) e
Daniele Tagliabue (Sevesoviva), il conto si fermerebbe a nove. Ne manca uno. Di certo sembra difficile che il sindaco possa contare sulla partecipazione del Partito Democratico, che brinda alla fine “della Giunta più inconcludente della storia di Seveso” e auspica il ribaltone anche in città così com’è avvenuto a Cesano Maderno e a Meda. Donati a casa, dunque? Non è comunque detto: perché se la Lega Nord decide di stare sull’Aventino (nel nostro caso vanno bene anche i gradini dell’aula magna) e di non sedere più tra i banchi del Consiglio comunale, per avere la maggioranza potrebbe bastare l’intero gruppo del Pdl: otto (contando il sindaco) contro sette. Certo, se la Lega Nord partecipa alla votazione di una delibera, sono dolori. In questi momenti di confusione, di incertezza, caratterizzati da un forte distacco tra cittadini e amministratori, non si può non pensare a quando diceva il
Cardinale Carlo Maria Martini: “La politica è l’unica professione senza una specifica formazione. I risultati sono di conseguenza”.