Seveso, risolto il giallo di via Sprelunga: la fucilata era per gelosia

A quattro mesi distanza dall'
agguato di luglio di via Sprelunga viene a galla la storia: i Carabinieri della Compagnia di Seregno hanno arrestato Romeo Annunziato, imprenditore edile incensurato di 47 anni residente in città, considerato il presunto responsabile della fucilata a pallettoni. Secondo gli inquirenti il motivo è soltanto passionale: Annunziato si era ormai convinto che Juri L. fosse l'...

A quattro mesi distanza dall' agguato di luglio di via Sprelunga viene a galla la storia: i Carabinieri della Compagnia di Seregno hanno arrestato Romeo Annunziato, imprenditore edile incensurato di 47 anni residente in città, considerato il presunto responsabile della fucilata a pallettoni. Secondo gli inquirenti il motivo è soltanto passionale: Annunziato si era ormai convinto che Juri L. fosse l'amante di sua moglie. Tutto era successo nella prima mattinata del 18 luglio. La vittima, idraulico, al volante del suo Fiat Doblò, dopo aver percorso poche centinaia di metri, si era fermata al semaforo rosso in via Sprelunga. Improvvisamente un uomo era uscito dalla boscaglia esplodendo due colpi con un fucile a pallettoni. Poi era fuggito nel nulla. L'artigiano, colpito all'avambraccio destro, al collo e al ventre, era stato subito soccorso dai volontari del 118 richiamati dai residenti che avevano sentito i due colpi. Sul posto anche i Carabinieri che, da quel giorno, hanno iniziato un lungo lavoro di indagine. Dalle testimonianze raccolte tra i parenti della vittima e i vicini di casa, facendo anche ricorso alle intercettazioni telefoniche, è emerso che la moglie di Annunziato aveva una relazione con l'idraulico da circa un anno. La loro relazione sembra che abbia avuto inizio portando i rispettivi figli a una partita di calcio. Da quel giorno i due avrebbero iniziato a frequentarsi con appuntamenti nei motel della zona. Nella serata di ieri, domenica 23, l'arresto di Annunziato. Sebbene l'arma utilizzata non sia mai stata trovata, l'esame del Dna effettuato dal Ris di Parma su uno scaldacollo trovato nella boscaglia ha permesso di risalire alla sua identità. Sul suo corpo, nel momento in cui era stato interrogato dai Carabinieri (già insospettiti dal fatto che, poche ore dopo la sparatoria, avesse cambiato l'utenza telefonica dopo 12 anni), erano stati notati anche numerosi graffi superficiali, considerati compatibili con i rovi della boscaglia. L'imprenditore edile è stato portato nel carcere di Monza in esecuzione dell'ordine di custodia cautelare emesso dal giudice per le indagini preliminari.