Giampietro Manenti in esilio: l'ex presidente del Parma Calcio allontanato per 5 anni dal mondo del pallone
LIMBIATE - Vi ricordate di Giampietro Manenti? Il limbiatese, che aveva rilevato il Parma Calcio al costo simbolico di un euro ed era stato arrestato nel mese di marzo dopo le indagini della Guardia di Finanza, è stato punito anche dalla giustizia sportiva: lontano dal calcio per 5 anni.
Alla larga dal mondo del calcio per cinque anni, provvedimento che riguarda ogni categoria e rango. Così ha deciso il Tribunale Federale nei confronti di Giampietro Manenti, il limbiatese che aveva rilevato il Parma Calcio al costo simbolico di un euro e che poi era stato arrestato dalla Guardia di Finanza il 18 marzo nell'ambito della maxi operazione "Gfb oculus"con un intervento che aveva portato contemporaneamente a una sessantina di perquisizioni in tutta Italia e all'emissione di 21 misure di custodia cautelare.
Manenti, 46 anni, di cui gli ultimi 28 vissuti da residente nella nostra città in cui ha rivestito anche il ruolo di allenatore e dirigente dell'As Molino, dopo essere diventato presidente del Parma Calcio era finito nel mirino dei tifosi e della stampa, considerato un grande bluff. Lui, a più riprese, aveva cercato di rassicurare tutti sostenendo che a breve avrebbe avuto a disposizione i milioni necessari per salvare la società. Attorno a lui si era creato un alone di mistero, soprattutto riguardo alla sua attività imprenditoriale. Si diceva che facesse affari con l'Europa dell'est, chi ha cercato di andare a fondo non è riuscito a capirci granché.
Il mistero era stato risolto dalla Guardia di Finanza: le accuse per le persone coinvolte nell'inchiesta variavano dal reimpiego di capitali illeciti, all'associazione a delinquere, frode informatica, utilizzo di carte di pagamento clonate. "Dopo aver acquisito il Parma - affermava il Gip (giudice per le indagini preliminari) - notoriamente gravata da pesanti debiti, Manenti ha ritenuto di farvi fronte con strumenti illeciti. La notevole spregiudicatezza mostrata fa ritenere estremamente elevato il pericolo di reiterazione dei reati sia in relazione al Parma Calcio che in diversi ambiti".
Ora mentre il processo penale fa il suo corso, anche la giustizia sportiva ha emesso il suo verdetto: via dal mondo del pallone, anche dalla categoria più inferiore, con qualsiasi ruolo, per i prossimi cinque anni. Per vedere un pallone, insomma, dovrà limitarsi alla partita con gli amici.
Manenti, 46 anni, di cui gli ultimi 28 vissuti da residente nella nostra città in cui ha rivestito anche il ruolo di allenatore e dirigente dell'As Molino, dopo essere diventato presidente del Parma Calcio era finito nel mirino dei tifosi e della stampa, considerato un grande bluff. Lui, a più riprese, aveva cercato di rassicurare tutti sostenendo che a breve avrebbe avuto a disposizione i milioni necessari per salvare la società. Attorno a lui si era creato un alone di mistero, soprattutto riguardo alla sua attività imprenditoriale. Si diceva che facesse affari con l'Europa dell'est, chi ha cercato di andare a fondo non è riuscito a capirci granché.
Il mistero era stato risolto dalla Guardia di Finanza: le accuse per le persone coinvolte nell'inchiesta variavano dal reimpiego di capitali illeciti, all'associazione a delinquere, frode informatica, utilizzo di carte di pagamento clonate. "Dopo aver acquisito il Parma - affermava il Gip (giudice per le indagini preliminari) - notoriamente gravata da pesanti debiti, Manenti ha ritenuto di farvi fronte con strumenti illeciti. La notevole spregiudicatezza mostrata fa ritenere estremamente elevato il pericolo di reiterazione dei reati sia in relazione al Parma Calcio che in diversi ambiti".
Ora mentre il processo penale fa il suo corso, anche la giustizia sportiva ha emesso il suo verdetto: via dal mondo del pallone, anche dalla categoria più inferiore, con qualsiasi ruolo, per i prossimi cinque anni. Per vedere un pallone, insomma, dovrà limitarsi alla partita con gli amici.