FreeMoving: quando lo sport abbatte le barriere della cecità

MONZA - Si chiama Antonella Inga, ha 21 anni ed è ipovedente. E, come spesso accade in questi casi, grazie alla sua passione e alla sua sensibilità, è stata capace di guardare un po' più in là rispetto agli altri: da una sua idea è nata FreeMoving, polisportiva per combattere la cecità

Le barriere e la cecità – non solo quella degli occhi – si abbattono con lo sport. Rendono gli atleti liberi, entusiasti e appassionati di raggiungere importanti risultati, malgrado siano avvolti nel buio. Nel nome sta il significato e la filosofia alla base di questa nuova realtà associativa.

Si chiama “Freemoving” la polisportiva nata dopo l’estate su iniziativa della giovane monzese Antonella Inga e del fidanzato Luca Aronica. Antonella, 21 anni, diplomata in lingue e ipovedente, da sempre appassionata di sport e in particolare di atletica leggera, ha deciso di intraprendere questa nuova avventura umana e imprenditoriale. Ad Antonella rivolgiamo alcune domande.

Perché hai  deciso di dar vita a questa polisportiva?
Tutto è nato per caso, vincendo un bando nazionale sull’autoimprenditorialità. Vivo sulla mia pelle la bellezza e l’importanza dello sport e da tempo cullo con Luca il sogno di poter avvicinare tanti altri giovani ciechi e ipovedenti alle discipline sportive. Lo sport, infatti, aiuta a diventare uomini e donne autonome, a promuovere la socializzazione stimolando chi non vede ad uscire di casa.

Attualmente quali discipline vengono praticate?
Siamo ancora in fase di crescita, con poco meno di una decina di atleti di età compresa tra i 10 e i 60 anni. Facciamo nuoto, difesa personale, atletica e persino tandem. Ma su prenotazione.  Stiamo anche pesando di attivare un corso di arti marziali.

Dove si svolgono i corsi?
Non abbiamo ancora una sede. Per i corsi di nuoto ci appoggiamo al Centro natatorio Pia Grande, per l’atletica leggera alla Forti e Liberi,  e per la difesa personale in un centro di via San Gottardo.

Gli istruttori devono avere una precisa preparazione?
Assolutamente si, sono persone che hanno già esperienza sportiva con persone con disabilità visiva. Per esempio l’allenatore di atletica ha fatto da guida anche alle ultime parlimpiadi di Rio.

È difficile per un ragazzo cieco avvicinarsi allo sport?
Il problema inizia fin dall’infanzia. Infatti gli istruttori non sono preparati a seguire un bambino con disabilità visiva e il piccolo, poco dopo che si è avvicinato allo sport se ne allontana perché si sente escluso dal resto del gruppo. È necessaria una precisa preparazione per potersi approcciare, sportivamente parlando, a questo tipo di disabilità. Ma anche gli adulti hanno la stessa voglia, ma anche la stessa difficoltà, a praticare uno sport. Il corso di difesa personale è tra i più gettonati, ci sono persone che grazie a questa attività hanno ripreso ad uscire di casa.

Qual è stata invece la tua esperienza personale con la pratica sportiva?
Amo molto l’atletica e a 9 anni mi è stata diagnostica la mia malattia che lentamente mi ha fatto perdere la vista. A quel punto ho abbandonato le piste per poi ritornare a praticare  seriamente atletica al Gruppo sportivo dilettantistico non vedenti di Milano. Abitando a Monza, però, ritengo sia bello donare questa possibilità anche a tanti altri ciechi e ipovedenti che vogliono ritornare a sentirsi bene attraverso lo sport.

C’è il desiderio magari di sfornare qualche  campione?
Beh, se pensiamo in grande allora si. Nel frattempo lo scopo è avvicinare anche un non vedente allo sport. Nella certezza che fa bene alla mente e allo spirito.

Per informazioni inviare un’email a polisportivafreemoving@gmail.com


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