Manifesto di Quitadamo imbrattato: la lite finisce in tribunale

MONZA - Un manifesto imbrattato, quello di Michele Quitadamo, ma le conseguenze non se le aspettava nessuno: Andrea Arbizzoni annuncia di avere depositato una querela nei confronti di Sinistra Alternativa Monza

La campagna elettorale si conclude in tribunale. Andrea Arbizzoni, capolista di Fratelli d’Italia (che sostiene la candidatura di Dario Allevi) annuncia di aver depositato ieri una querela nei confronti di Rossana Valtorta candidata di Sinistra Alternativa Monza (a sostegno di Michele Quitadamo).

Al centro della querelle le accuse lanciate contro Andrea Arbizzoni e l’associazione culturale “Lealtà e Azione”, ultima in ordine di tempo quella di aver imbrattato lo scorso 2 giugno uno dei manifesti di Quitadamo con il simbolo della croce celtica. L’oltraggio avvenuto in via Dante, la stessa via dove ha sede l’associazione.

Immediata la condanna da parte della coalizione che sostiene Michele Quitadamo con la diffusione di un comunciato stampa, poi postato anche sul web dove si ipotizza un coinvolgimento dell’associazione. “In via Dante c’è la sede dei neo nazifascisti di Lealtà e Azione – si legge nel post – Difficile pensare a una casualità tanto più che è molto chiara e da sempre la posizione di Michele Quitadamo e di Sinistra Alternativa in fatto di antifascismo. Abbiamo più volte denunciato la vera natura di questa organizzazione che si presenta in piazza con i banchetti di raccolta viveri per le famiglie – ma solo quelle italiane – in difficoltà (Bran.co) o con iniziative sportive contro la pedofilia (La caramella buona) ma i cui riferimenti “culturali” sono Leon Degrelle – ufficiale nazista del contingente vallone delle Waffen SS – e Cordelio Zelea Codreanu collaboratore dei nazisti e fondatore della Guardia di Ferro Rumena i cui legionari compirono nel 1941 una strage di civili ebrei a Bucarest”.

Una forte condanna contro l’associazione, contro la scelta del candidato Dante Allevi di tenere un convegno nella sede di via Dante invitando “tutte le forze democratiche e antifasciste a una forte presa di posizione contro questa provocazione di chiaro stampo fascista”.

Non si è fatto attendere il gesto di solidarietà del sindaco uscente Roberto Scanagatti (sostenuto da Pd, LabMonza e Monza X Scanagatti sindaco) che mercoledì mattina ha diffuso una nota stampa. "Tutta la mia solidarietà a Michele Quitadamo per l'oltraggio neofascista al suo materiale di informazione elettorale – ha dichiarato Scanagatti - Monza è antifascista e democratica e questi episodi non devono accadere. Ciascuno ha diritto di esprimere le proprie opinioni e le proprie proposte politiche. Invito tutti a condannare fermamente l'episodio".

Intanto Arbizzoni è passato alle vie legali. “In questi ultimi giorni di campagna elettorale sono state mosse varie accuse nei miei confronti e dell’associazione culturale Lealtà e azione – ha dichiarato l’ex assessore allo Sport e al Turismo – Xenofobia e razzismo sono i termini più in voga quando non si hanno altri argomenti per farsi conoscere sui giornali. Io è da anni che partecipo, a differenza di qualcuno alle iniziative di Lealtà e Azione e mi piacerebbe capire in quali di queste si possono riscontare tematiche razziste e xenofobe”.

A Sinistra Alternativa Monza  non era andato giù l’intervento di Allevi in un comizio elettorale nella sede di via Dante. A quell’incontro erano presenti, oltre al candidato di centrodestra e ad Arbizzoni, anche Paola Frassinetti, Fausto Marchetti e Fabrio Granata. “Mi piacerebbe ricordare agli antifascisti che si riempiono la bocca di slogan antimafia – continua Arbizzoni – che proprio Granata dal novembre 2008 al marzo 2013 è stato vice presidente della commissione di inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni  criminali e che quindi chi meglio di lui può spiegarci come combattere il fenomeno mafioso in Italia”.

Poi una replica verso l’episodio del manifesto del candidato Michele Quitadamo imbrattato con una croce celtica per mano, probabilmente, dei ragazzi di “Lealtà e Azione”. “Sono anni che i muri di Monza vengono imbrattati dai soliti noti con scritte inneggianti all’odio politico, ma per questo scempio non vi è mai stata alcuna frase di condanna”.

Per onor di cronaca non ci sono state neppure frasi di condanna contro il manifesto di Paolo Piffer imbrattato con disegni osceni, né contro il recentissimo atto vandalico contro Povia e Forza Nuova (che sostiene la candidatura di Manuela Ponti) con scritte sui muri del teatro Manzoni.

B.Api.


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