Marco Cappato a Monza con Piffer per parlare di testamento biologico e fine vita
MONZA - Un teatro Binario 7 davvero pieno, nel pomeriggio di domenica, per assistere all'incontro promosso da Paolo Piffer. Il candidato della lista civica "CivicaMente con Piffer Sindaco" ha infatti invitato Marco Cappato per parlare di testamento biologico
Marco Cappato ospite a Monza per parlare di testamento biologico. Un incontro partecipato quello di domenica pomeriggio al Binario 7 organizzato Paolo Piffer candidato della lista “CivicaMente con Piffer sindaco”, che ha rimandando giornalisti e presenti ai prossimi giorni per la presentazione del programma elettorale.
Con un ospite d’eccezione: Marco Cappato, brianzolo che ha vissuto a lungo a Vedano al Lambro e frequentato il liceo classico Zucchi e che già quattro anni fa, sempre su invito di Paolo Piffer, era venuto a Monza a parlare di questo argomento.
Oggi più che mai salito alla ribalta delle cronache nazionali dopo che Cappato ha accompagnato Fabiano Antoniani in Svizzera dove ha deciso di morire.
“In realtà la Costituzione già afferma che nessuno può essere sottoposto a un trattamento sanitario contro la sua volontà”, ha spiegato illustrando la proposta di legge che a breve arriverà in discussione in Senato.
“La cosa peggiore è l’indifferenza – ha commentato Cappato – Non c’è una scelta giusta, non è vero che c’è una vita degna e una vita non degna di essere vissuta”.
Il limite riguarda la capacità di sopportare la sofferenza.
“E questo non lo sappiamo fino a quando non lo si vive – ha precisato – Il dovere dello Stato è di fare un passo indietro e di dare ai cittadini la libertà di scegliere”.
In una società dove vita, morte, sofferenza, scienza e progressi della medicina sono profondamente cambiati rispetto a quel codice Rocco degli anni Trenta che punisce con il carcere da 5 a 12 anni per istigazione o aiuto al suicidio. Un rischio che Marco Cappato ha deciso di correre accompagnando dj Fabo in Svizzera a morire.
“La morte è cambiata – ha proseguito – Prima di raggiungerla ci possono essere mesi o anni di attesa e di sofferenza”. A causa di una malattia progressiva, di un incidente stradale che rende la persona immobile, o un male incurabile.
“Ci deve essere la possibilità di esercitare la propria scelta – ha continuato – Dolore, sofferenza, mancanza di autonomia sono temi che toccano sempre più persone ai quali deve essere riconosciuta la libertà di scegliere. Nei Paesi dove è garantita la scelta di morte ci sono però anche cure palliative e grande attenzione nell’assistenza del malato. Con la garanzia di questa libertà si abbatterebbero anche i tanti suicidi ed eutanasie clandestine. Non è un problema laici contro cattolici, ma garantire una regola che consente l’esercizio della libertà”.
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