Lavoro, Walter Mariani: "In Lombardia chiudono 20 artigiani al giorno"
Il presidente dell'Unione Artigiani,
Walter Mariani, ha partecipato nei giorni scorsi alla conferenza stampa organizzata da Unioncamere Lombardia per la presentazione dei "Risultati delle analisi congiunturali in Lombardia". Nel commentare i dati, Mariani ha sottolineato come l'artigianato oggi stia soffrendo più di ogni altra categoria: "Se i primi anni di questa crisi - ha spiegato - i nostri artigiani sono riusciti a tenere duro, adesso i dati ci dicono che il settore è a...
Il presidente dell'Unione Artigiani,
Walter Mariani, ha partecipato nei giorni scorsi alla conferenza stampa organizzata da Unioncamere Lombardia per la presentazione dei "Risultati delle analisi congiunturali in Lombardia". Nel commentare i dati, Mariani ha sottolineato come l'artigianato oggi stia soffrendo più di ogni altra categoria: "Se i primi anni di questa crisi - ha spiegato - i nostri artigiani sono riusciti a tenere duro, adesso i dati ci dicono che il settore è al collasso. E che la crisi, che sta peggiorando come dimostrano i nostri dati, sta toccando soprattutto le micro e piccole imprese". Questa indagine sui primi tre mesi del 2013, infatti, sancisce una volta per tutte che la crisi viene sentita in maniera inversamente proporzionale alle dimensioni delle imprese: "Tutti stanno soffrendo, ma i più piccoli soffrono di più, oltre che a causa del calo della domanda interna, della stagnazione dei prezzi e del contestuale aumento delle materie prime, anche a causa di una normativa sul lavoro che ha penalizzato la flessibilità, all'imposizione fiscale che invece di diminuire è aumentata e alle pastoie burocratiche e normative che complicano la vita quotidiana di ogni imprenditore". In Lombardia, ha aggiunto Mariani, dall'inizio dell'anno stanno chiudendo 20 aziende artigiane al giorno. "Una desertificazione lenta e inesorabile: proviamo ad immaginare così i numeri che stiamo presentando, che raccontano una situazione drammatica, che nemmeno gli addetti ai lavori si aspettavano così negativa, con una forte contrazione della produzione manifatturiera, un peggioramento del fatturato e un saldo occupazionale inevitabilmente negativo". Ha continuato: "Questi lunghissimi anni di crisi hanno eroso tutte le energie residue e il boom di chiusura definitiva dei rapporti di lavoro (secondo i nostri dati l'aumento nel 2012 è stato di oltre il 30%) ne è un chiarissimo segnale. Un artigiano, infatti, non risolve un rapporto di lavoro se non è in ginocchio, perché su quel collaboratore, su quel dipendente ha riversato il proprio sapere, le proprie capacità, mesi di lavoro. Che fare? Secondo il presidente degli artigiani brianzoli sono molti gli aspetti che stanno danneggiando l'artigianato, oltre alla crisi. E si è soffermato su due in particolare: il lavoro e le tasse. "Da anni stiamo registrando una netta flessione dei contratti di apprendistato, sottoposti ad una disciplina penalizzante per le imprese. Poi, sono arrivati anche gli effetti della fallimentare Riforma Fornero, che ha fatto calare il lavoro a tempo determinato in media del 15-16% e quello parasubordinato addirittura del 33,4%. Insomma, il lavoro a tempo indeterminato è aumentato solo dell'1,8%, tutte le altre forme di lavoro sono calate bruciando centinaia di potenziali posti di lavoro. E poi ci sono l'aumento dei costi e il fisco. Non vanno dimenticati, infatti, gli aumenti dell'Iva, l'arrivo dell'Imu che ha determinato enormi aumenti per i negozi e le botteghe, lo spettro della Tares. Infine, "l'accesso al credito non mostra segnali di miglioramento e ci auguriamo che la Bce intervenga anche forti pressioni sul mondo bancario perché allenti la sua riottosità nel concedere finanziamenti e liquidità al sistema imprenditoriale". Ecco perché, "nell'apprezzare quanto sostenuto dal nuovo Governo Letta, chiediamo ora almeno un segnale. Per esempio, che vengano realizzate le opportune modifiche alla Riforma Fornero, che si rimetta mano all'Imu, si eviti l'aumento dell'Iva, si riduca il costo del lavoro e si renda effettivamente fruibile per le piccole imprese l'accesso al Fondo centrale di garanzia". L'Imu per le botteghe e i laboratori, che sono la "prima casa" degli artigiani, ha avuto infatti effetti devastanti: laddove sono state adottate le aliquote più alte, l'effetto combinato dei moltiplicatori per la rivalutazione delle rendite e dell'applicazione dell'imposta sugli immobili ha portato ad aumenti del 243% per i negozi e le botteghe, del 197% per i laboratori, e anche del 212% per i capannoni. "Ecco, potrebbero essere questi due piccoli gesti per ridare la speranza - ha concluso Mariani -, per segnare l'inizio di un reale rilancio del sistema produttivo, a partire proprio dalle micro, piccole e medie imprese".
Walter Mariani, ha partecipato nei giorni scorsi alla conferenza stampa organizzata da Unioncamere Lombardia per la presentazione dei "Risultati delle analisi congiunturali in Lombardia". Nel commentare i dati, Mariani ha sottolineato come l'artigianato oggi stia soffrendo più di ogni altra categoria: "Se i primi anni di questa crisi - ha spiegato - i nostri artigiani sono riusciti a tenere duro, adesso i dati ci dicono che il settore è al collasso. E che la crisi, che sta peggiorando come dimostrano i nostri dati, sta toccando soprattutto le micro e piccole imprese". Questa indagine sui primi tre mesi del 2013, infatti, sancisce una volta per tutte che la crisi viene sentita in maniera inversamente proporzionale alle dimensioni delle imprese: "Tutti stanno soffrendo, ma i più piccoli soffrono di più, oltre che a causa del calo della domanda interna, della stagnazione dei prezzi e del contestuale aumento delle materie prime, anche a causa di una normativa sul lavoro che ha penalizzato la flessibilità, all'imposizione fiscale che invece di diminuire è aumentata e alle pastoie burocratiche e normative che complicano la vita quotidiana di ogni imprenditore". In Lombardia, ha aggiunto Mariani, dall'inizio dell'anno stanno chiudendo 20 aziende artigiane al giorno. "Una desertificazione lenta e inesorabile: proviamo ad immaginare così i numeri che stiamo presentando, che raccontano una situazione drammatica, che nemmeno gli addetti ai lavori si aspettavano così negativa, con una forte contrazione della produzione manifatturiera, un peggioramento del fatturato e un saldo occupazionale inevitabilmente negativo". Ha continuato: "Questi lunghissimi anni di crisi hanno eroso tutte le energie residue e il boom di chiusura definitiva dei rapporti di lavoro (secondo i nostri dati l'aumento nel 2012 è stato di oltre il 30%) ne è un chiarissimo segnale. Un artigiano, infatti, non risolve un rapporto di lavoro se non è in ginocchio, perché su quel collaboratore, su quel dipendente ha riversato il proprio sapere, le proprie capacità, mesi di lavoro. Che fare? Secondo il presidente degli artigiani brianzoli sono molti gli aspetti che stanno danneggiando l'artigianato, oltre alla crisi. E si è soffermato su due in particolare: il lavoro e le tasse. "Da anni stiamo registrando una netta flessione dei contratti di apprendistato, sottoposti ad una disciplina penalizzante per le imprese. Poi, sono arrivati anche gli effetti della fallimentare Riforma Fornero, che ha fatto calare il lavoro a tempo determinato in media del 15-16% e quello parasubordinato addirittura del 33,4%. Insomma, il lavoro a tempo indeterminato è aumentato solo dell'1,8%, tutte le altre forme di lavoro sono calate bruciando centinaia di potenziali posti di lavoro. E poi ci sono l'aumento dei costi e il fisco. Non vanno dimenticati, infatti, gli aumenti dell'Iva, l'arrivo dell'Imu che ha determinato enormi aumenti per i negozi e le botteghe, lo spettro della Tares. Infine, "l'accesso al credito non mostra segnali di miglioramento e ci auguriamo che la Bce intervenga anche forti pressioni sul mondo bancario perché allenti la sua riottosità nel concedere finanziamenti e liquidità al sistema imprenditoriale". Ecco perché, "nell'apprezzare quanto sostenuto dal nuovo Governo Letta, chiediamo ora almeno un segnale. Per esempio, che vengano realizzate le opportune modifiche alla Riforma Fornero, che si rimetta mano all'Imu, si eviti l'aumento dell'Iva, si riduca il costo del lavoro e si renda effettivamente fruibile per le piccole imprese l'accesso al Fondo centrale di garanzia". L'Imu per le botteghe e i laboratori, che sono la "prima casa" degli artigiani, ha avuto infatti effetti devastanti: laddove sono state adottate le aliquote più alte, l'effetto combinato dei moltiplicatori per la rivalutazione delle rendite e dell'applicazione dell'imposta sugli immobili ha portato ad aumenti del 243% per i negozi e le botteghe, del 197% per i laboratori, e anche del 212% per i capannoni. "Ecco, potrebbero essere questi due piccoli gesti per ridare la speranza - ha concluso Mariani -, per segnare l'inizio di un reale rilancio del sistema produttivo, a partire proprio dalle micro, piccole e medie imprese".