Unione Artigiani: segnali negativi dal primo trimestre 2015

I dati congiunturali dell'artigianato sul primo trimestre 2015 testimoniano come dal lungo tunnel della crisi innescata nel 2008 non solo non possiamo affermare di essere usciti, ma neppure sostenere di essere prossimi all'agognata, certa e consolidata, inversione della tendenza negativa. Se infatti nell'anno trascorso il livello della produzione manifatturiera artigiana lombarda aveva segnato una media prossima a un netto +1% (+0,9%), ecco subito che i dati attestanti seppur timidi segnali d...

I dati congiunturali dell'artigianato sul primo trimestre 2015 testimoniano come dal lungo tunnel della crisi innescata nel 2008 non solo non possiamo affermare di essere usciti, ma neppure sostenere di essere prossimi all'agognata, certa e consolidata, inversione della tendenza negativa. Se infatti nell'anno trascorso il livello della produzione manifatturiera artigiana lombarda aveva segnato una media prossima a un netto +1% (+0,9%), ecco subito che i dati attestanti seppur timidi segnali di ripresa, che inducevano a un prudente ottimismo, vengono smentiti dalla congiuntura di gennaio, febbraio e marzo 2015 che, con un meno 0,1%, erode il lieve incremento, e soprattutto le speranze, con il quale si era chiuso il 2014. Le imprese più strutturate, con almeno 10 dipendenti, esprimono livelli di produzione (+0,7%) e fatturato (+2,1%) superiori a quelli di pari periodo del 2014, mentre quelle più piccole, sotto i 10 dipendenti, faticano e registrano produzione e fatturati negativi su base annua. La maggior parte dei settori presenta un calo significativo del livello di produzione. Sole eccezioni la meccanica (+2,6%), la siderurgia (+2%) e il legno arredo (+0,1%). In contrazione sensibile tutto il sistema moda: abbigliamento (-3,3%), tessile (-5%), pelli calzature (-5,7%). Il quadro che si delinea è quello di una sostanziale stagnazione, anche dei fatturati oltre che della produzione, dove la dinamica delle esportazioni (+1,7%) permette di rispondere a un mercato interno cronicamente depresso (-1,4%). Ecco, è dall'analisi degli ordinativi interni ed esteri che probabilmente si riescono a cogliere appieno le difficoltà, le contraddizioni e i nodi irrisolti che attanagliano le nostre imprese e ne impediscono sostanzialmente ogni anelito di ripresa. Il dato sull'export è emblematico di quanto anche il mondo artigiano si stia impegnando verso l'internazionalizzazione. Facendo di necessità virtù, le nostre imprese si stanno affacciando sempre di più ai mercati stranieri. Approcci talvolta difficili per la natura dimensionale ridotta delle nostre aziende e delle risorse disponibili, ma altrettanto spesso forieri di giri di affari interessanti che in Italia ormai rappresentano un miraggio. Da rimarcare e plaudire capacità, dedizione, passione e coraggio con i quali gli artigiani si stanno muovendo su questo difficile percorso. In questo contesto, l'inaugurazione del semestre di Expo Milano 2015 si spera che costituisca un elemento di straordinaria promozione del “made in Italy”, non esclusivamente dei settori agro-alimentari legati al tema conduttore della rassegna. Una occasione da sfruttare in ogni modo, anche per l'artigianato, per aprire ponti e rapporti con il mondo, per proiettare le tante eccellenze manifatturiere artigiane lombarde all'attenzione di nuovi mercati. Ma, proprio per la natura di micro, piccole e medie imprese, il mercato di riferimento dei settori artigiani è e resta prevalentemente quello interno, locale. La ridotta capacità di spesa delle famiglie, unite ai timori e alle incertezze sul futuro, lascia il mercato interno in uno stato di perenne stagnazione. Il peso insostenibile della fiscalità e degli adempimenti burocratici segnano, anche più della crisi economica stessa, la nota dolente che spiega la ragione per la quale il nostro Paese rimane impantanato nelle sabbie mobili della stagnazione. Sulle pmi italiane insiste pervicacemente l'accanimento di una tassazione tra le più voraci d'Europa, con un peso complessivo che nel 2015 si attesterà attorno al 62%. In lieve diminuzione rispetto a quasi il 64% del 2014, grazie soprattutto all'abolizione della componente lavoro dell'Irap, ma che temiamo possa subire contraccolpi, fino alla totale erosione del beneficio, dalle imposizioni locali che i Comuni potrebbero introdurre a compensazione dei tagli dei trasferimenti dello Stato centrale. Dando vita, tra l'altro, anche a sensibili disparità di trattamento tra zone del Paese, se non da Comune a Comune. Se alla certezza di un peso fiscale insostenibile si aggiunge l'indeterminatezza della sua incidenza più o meno gravosa a “macchia di leopardo” sul territorio, ecco creata la tempesta perfetta di un sistema impositivo che non solo frena la ripresa, ma ne impedisce di fatto il solo germogliare. E scoraggia gli investimenti, italiani e stranieri. A questo si aggiungono i costi “nascosti” della burocrazia che, in termini di risorse e di tempo, costringono gli imprenditori, soprattutto quelli piccoli come gli artigiani, a doversi dedicare spesso più agli adempimenti che non al lavoro stesso. L'appello dell'Unione Artigiani alle Istituzioni affinché si proceda celermente a prendere provvedimenti di concreta ed urgente semplificazione viene espresso in questa sede da anni, rinnovato ancora in questa occasione. Complice la positiva attività della Banca Centrale Europea, confidiamo che la stretta creditizia operata dagli Istituti di credito italiani sulle imprese si allenti progressivamente, benché anche su questo fronte tangibili segnali positivi tardano a giungere. Il saldo nullo riguardante l'occupazione artigiana lombarda nel primo trimestre 2015 è la cartina di tornasole di una situazione di ripresa ancora ingessata, parzialmente mitigata dagli interessanti provvedimenti presi in materia di lavoro sia nella Legge di Stabilità, con gli sgravi alle assunzioni, sia nella Riforma del Lavoro operata con il Jobs Act, di cui attendiamo il completamento con l'emanazione di tutti i decreti attuativi attesi. In questo campo riscontriamo positivamente l'attività riformatrice attuata come un segnale benaugurante rispetto alle tante riforme attese dal Paese. Prosegue drammaticamente il calo delle imprese artigiane lombarde attive nella manifattura, che scendono sotto quota 58mila (63mila nel 2010), anche se si riduce la variazione negativa su base annua passata dal -2,5% del 2013 al -1,6% del primo trimestre preso in esame oggi. Il dato è, più in generale, compensato dalla crescita delle imprese nei servizi, specie di quelle con un titolare di origine straniera. In conclusione il mondo artigiano resiste con tutte le proprie forze e confida in una seppur lentissima ripresa nel 2015, che potrà essere più o meno supportata e incentivata dalle azioni riformatrici che verranno attuate. Ma resta vietato illudersi ad un ritorno repentino alla situazione pre-crisi dei primi anni duemila.