D'Antuoni: "Basta immigrazione, fermiamo l'invasione"
MONZA - Lo slogan che non ti aspetti. O, meglio, il candidato che non ti aspetti con quello slogan. E' Agostino D'Antuoni, leader di "Io Cambio", la lista a supporto di Pier Franco Maffè. Ma è lui stesso a spiegarci il perché e a sottolineare che è conciliabile con il programma elettorale presentato
Basta immigrazione, fermiamo l’invasione. Uno slogan inequivocabile che però non è targato, come starete pensando, Lega Nord. Un impegno firmato invece Agostino D’Antuoni, avvocato e capolista di “Io Cambio” movimento politico a sostegno della candidatura di Pier Franco Maffè per la conquista della poltrona di sindaco di Monza.
Senza giri di parole D’Antuoni va dritto al sodo e nel suo “santino” - divulgato anche sul profilo facebook del movimento - spiega esattamente quale sarà il suo impegno, se arriverà in Consiglio comunale.
Sintetizzato in tre punti: basta immigrati senza regole e senza sostenibilità del territorio precedenza a donne e bambini; allontanamento per chiunque compie reati o per chi è privo del permesso di soggiorno; casa e lavoro prima ai cittadini italiani.
Un messaggio che almeno all’apparenza sembrerebbe cozzare con la linea e i toni pacati di Pier Franco Maffè, che da sempre si distingue per porsi in quell’area politica definita moderata e per questo apprezzato anche dagli avversari.
Ma un messaggio di questo tipo non è troppo lontano dalla posizione dell’ematologo del San Gerardo? Lo abbiamo chiesto proprio a D’Antuoni che ribadendo il sostegno a Maffè, chiarisce comunque la linea di “Io Cambio”. “Non sono posizioni incompatibili, ma vengono utilizzate semplicemente accezioni e torni diversi per esprimere il pensiero”, precisa.
Non una chiusura a coloro che fuggono dalle guerre, ma all’attuale modalità diffusa di un’accoglienza non controllata che genera – via Asiago docet – situazioni di esasperazione e in alcuni casi anche di delinquenza.
“Non possiamo accettare che coloro che arrivano sulle nostre coste non si facciano identificare – precisa – Non sappiamo nulla di molti di loro: se hanno mogli, figli o fidanzate, circolando liberamente sul territorio nazionale privi di documenti”.
Accoglienza sì, ma solo se si è davvero in grado di garantire un futuro. “Accogliere vuole offrire una casa, un lavoro – continua – Oggi ci troviamo di fronte ad un’invasione di gente senza nome, che non parla neanche l’italiano. Solo un immigrato su dieci ospitato nei centri di accoglienza frequenta i corsi di lingua italiana, molti poi finiscono nella rete della delinquenza organizzata reclutati nei traffici di droga e spaccio. Anche nel carcere di Monza la maggior parte dei detenuti sono extracomunitari”.
Accoglienza si, ma secondo certe regole. “Bisogna accogliere solo i profughi, solo coloro che veramente scappano dalle guerre – ha precisato D’Antuoni – La gestione dell’accoglienza non va affidata alle cooperative ma allo Stato, alle Forze dell’Ordine nelle caserme dismesse”.
D’Antuoni ha un modello di accoglienza chiaro: quello tedesco "attuato negli anni Settanta quando i turchi che entravano in Germania dovevano avere già un posto di lavoro e un’abitazione", precisa.
“Non è questione di razzismo – ribadisce – Con questa invasione stiamo annullando le nostre radici, la nostra storia, le nostre origini cristiane. Stiamo sostituendo la nostra popolazione”.
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