I commercianti ambulanti? Stranieri più numerosi degli italiani

MONZA - Il 53,4 per cento dei banchi che troviamo al mercato sono gestiti da imprenditori stranieri. Lo rivela un'indagine della Camera di Commercio che ha poi chiesto ai lombardi quanto sono favorevoli all'accoglienza: a Varese e a Monza i cittadini meno solidali con i migranti

Al mercato siamo tutti un po' affezionati: perché la merce costa poco, perché è comodo anche per gli anziani che non possono utilizzare l'automobile. E perché diciamo sempre che appartiene alla nostra tradizione: ma nella maggior parte dei casi i banchi a cui passiamo davanti sono gestiti da cittadini stranieri. Lo rivela un'indagine condotta dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza, evidenziando che in Italia delle 190 mila imprese attive nel commercio ambulante, a giugno 2016, il 53,4% è gestito da imprenditori nati all’estero.

Dai fiori alla frutta, dall’abbigliamento ai prodotti per la cura della casa e della persona, sono complessivamente più di 100 mila gli imprenditori provenienti da tutto il mondo che commerciano “on the road” (+5,7% in un anno) sorpassando i colleghi italiani.

Ci sono persino settori del commercio ambulante al dettaglio, come la vendita di bigiotteria e chincaglieria, in cui i connazionali rappresentano solo il 6% del totale delle imprese attive, si tratta di circa 1.400 ambulanti nati in Italia contro gli oltre 22 mila imprenditori stranieri. Anche nel settore dell’abbigliamento, tra vendita di tessuti, vestiti e articoli tessili per la casa gli stranieri superano gli italiani (53,1%). Nell’alimentare resiste invece il “made in Italy”: nella vendita di prodotti ortofrutticoli gli stranieri sono solo l’11,8%, il 5% nel commercio ambulante di pesce, e il 4,9% nella vendita di carni.

La concentrazione più alta è in Calabria e in Sardegna, dove la quota di stranieri sul totale degli ambulanti raggiunge circa il 70%, e in Campania il 61,2%. Tra le prime 20 province in Italia per presenza di commercianti stranieri al primo posto c’è Catanzaro con 2.247 bancarelle di imprenditori nati all’estero, pari al 78,5% del totale, poi ci sono Reggio Calabria e Pisa (rispettivamente 77,2% e 74,8%), Palermo (74,7% del totale ambulanti) e superano il 70% di stranieri anche Caserta, Sassari, Cagliari e Nuoro. Tra le prime venti province anche la Lombardia con Milano (6.233 stranieri, 67,1% del totale) e Sondrio (175 stranieri, 65,5%). In valori assoluti la patria degli affari per strada è Napoli, con 9.371 bancarelle di stranieri (+21,9% in un anno) su un totale di circa 16 mila attività. 

L'indagine della Camera di Commercio è andata anche oltre, collegando questa particolarità delle imprese straniere alla presenza dei migranti: come affrontare il tema? Per il 38% dei lombardi, circa 2 su 5, è necessario definire delle quote di ingresso per ciascun Paese. Poi due fronti pesano più o meno allo stesso modo: il 21% invoca la chiusura delle frontiere (1 su 5) mentre il 24% dei lombardi pensa sia un dovere esser solidale e accogliente con i migranti che arrivano in Europa. Solo per il 4% rappresentano un’opportunità economica di crescita per il Paese.

Analizzando le fasce d’età sono giovani e anziani che vorrebbero maggiormente la chiusura delle frontiere. Anche se sono sempre gli under 35 ad essere i più solidali (28% contro la media del 24%). Le donne lombarde risultano essere più accoglienti degli uomini: il 28%, contro il 17%, pensa che la solidarietà sia la migliore risposta al fenomeno dei migranti. Le famiglie più indigenti sono le più convinte della chiusura delle frontiere, la pensa così il 26% contro il 15% dei nuclei famigliari ad alto reddito. A livello territoriale, a chiedere la chiusura delle frontiere sono soprattutto le “piccole” province lombarde. A Bergamo e a Milano c’è la percentuale più alta di chi ritiene che sia un dovere essere solidali e accoglienti (32%). Meno a Varese e a Monza e Brianza (rispettivamente 17% e 19%). 


Vuoi ricevere le notizie nella tua mail? Iscriviti alla newsletter: clicca qui