L'Unione Artigiani: "Basta pagare Alitalia con i soldi delle nostre imprese"
MONZA - L'Unione Artigiani di Monza e Brianza prende posizione nella vicenda Alitalia e invita a non investire altre risorse pubbliche in un'attività fallimentare quando, piuttosto, ci sono tante piccole e medie imprese in sofferenza che hanno bisogno di aiuto
“Non con i nostri soldi”. L'Unione Artigiani di Monza e Brianza interviene, per voce del segretario generale Marco Accornero, nel dibattito circa l'ennesimo salvataggio di Alitalia esprimendo profonde critiche verso ogni forma di aiuto di Stato che dovesse essere attuata, anche provvisoriamente, a sostegno della compagnia aerea.
“Basta interventi pubblici su una realtà sostanzialmente fallita da anni – commenta Accornero -, soprattutto con risorse frutto di imposte e tasse pagate con estremo sacrificio da cittadini e imprese, in particolare le piccole e medie aziende a carattere artigianale che nei momenti di difficoltà vengono puntualmente abbandonate al loro destino”.
Solo nel 2016, stima l'Unione Artigiani, hanno chiuso i battenti circa 60 mila ditte artigiane italiane, per quasi 120 mila tra titolari e dipendenti rimasti senza lavoro, nel silenzio generale e senza alcun tipo di aiuto.
“Se anziché concentrarsi su un unico, pericoloso, rischio come quello di finanziare nuovamente Alitalia – spiega il segretario degli artigiani brianzoli – il Governo concentrasse la sua attenzione sulla miriade di pmi in difficoltà, vera ossatura del sistema produttivo italiano, ne beneficerebbero il Paese, l'occupazione, le famiglie e persino le casse dello Stato”.
“Aggiungiamo – conclude Accornero – come sempre nel settore trasporti, si pretenda per esempio dai tassisti, che mai hanno beneficiato di sostegni finanziari statali, la massima apertura verso le liberalizzazioni, quando poi si insiste pervicacemente nel mantenere in vita un'azienda decotta attraverso l'uso indiscriminato di risorse pubbliche. Temiamo che anche in questa occasione, il prestito ponte diventi un finanziamento a fondo perduto, a cui aggiungere i tre quarti dei dipendenti Alitalia che non verranno assorbiti da un eventuale acquirente privato (Lufthansa), ma garantiti da cassa integrazione, “superscivoli” previdenziali e quindi pensione. I soldi pubblici sono di tutti e andrebbero gestiti e usati con attenzione a tutti, non sempre elargiti a grandi aziende con lo spettro di salvare migliaia di posti di lavoro la cui tutela dovrebbe essere identica a quella degli occupati nell'artigianato, puntualmente “figli di un Dio minore”.
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