Prima la Messa con il Papa: poi i pellegrini pregavano per poter salire sul treno
MONZA - Un rientro davvero difficile per i numerosi pellegrini che sabato sono andati al Parco di Monza per la Messa di Papa Francesco. In tilt il sistema del trasporto ferroviario a causa della folla oceanica che si è riversata tutta d'un colpo alle stazioni di Monza e Lissone
La fede e l'entusiasmo per l'arrivo di Papa Francesco, la fiducia e la preghiera per sperare di poter salire sul treno e tornare a casa. E' stato davvero una giornata dai due volti quella vissuta sabato dai numerosi pellegrini giunti al Parco di Monza per la Messa del Pontefice. Tanto bello partecipare e assistere alla celebrazione, poi il calvario per il rientro dovuto soprattutto alla difficoltà di prendere il treno a Monza e a Lissone.
Si sapeva fin dall'inizio che quelli, rispetto alle altre "porte d'accesso", sarebbero stati i due nodi più difficili. Ma al mattino tutto ha fatto ben sperare. L'arrivo scaglionato dei pellegrini, il percorso ben organizzato dai Comuni (complimenti a quello di Lissone che non ha lasciato nulla al caso), ha reso facile l'accesso al parco. Gli stessi pellegrini, con i quali abbiamo condiviso a piedi il percorso, erano davvero piacevolmente sorpresi per l'organizzazione.
Poi la croce del rientro. Si temeva il deflusso dal parco. L'idea era quella di organizzare attività di intrattenimento per "trattenere" i fedeli e far sì che non uscissero tutti insieme. Non ha funzionato. Dopo una giornata sotto il sole, visto il timore di fare lunghe code, tutti hanno pensato di uscire appena possibile.
Il risultato? Lunghe code davanti alle stazioni. Migliaia e migliaia di persone ancora una volta in piedi. Stavolta non per il sorriso, la benedizione o l'emozione trasmessa da Papa Francesco, bensì in attesa di un treno.
Gli sforzi di Trenord, di fronte alla folla arrivata nello stesso momento, non sono bastati. Comuni impotenti. Tutto ciò che potevano fare, l'hanno fatto. Ancora una volta abbiamo seguito soprattutto i pellegrini diretti a Lissone.
"Riusciamo a far defluire 3.200 persone all'ora - ci spiegavano dal Comune - ovvero 800 persone su ogni treno. Uno ogni quarto d'ora. Il problema è che da noi sono state annunciate 20 mila persone. Significa quasi sette ore".
Verso le 17.30 si è visto arrivare l'inizio del "fiume umano". Purtroppo il piano annunciato al Comune è saltato. Difficile far salire la gente sul treno, almeno le 800 programmate per ogni viaggio, perché i convogli erano già pieni da Monza dove, allo stesso modo, c'erano code pazzesche.
Brave le forze dell'ordine, Polizia locale e Carabinieri, con l'aiuto della Protezione civile: hanno bloccato la coda non più in stazione, ma all'altezza dell'oratorio. Persone comunque ferme, certo. Ma almeno in prossimità di una struttura dov'era stato allestito il punto ristoro e dov'era possibile utilizzare i bagni.
Qualcuno ha deciso di proseguire a piedi verso Desio, altri hanno scelto di farsi indicare la strada per andare sulla Valassina e farsi raggiungere da parenti, amici, o da un pullman.
Un rientro da incubo, insomma, senza responsabili: una folla oceanica di questo tipo, se si sposta tutta insieme, diventa ingestibile per chiunque.
Si sapeva fin dall'inizio che quelli, rispetto alle altre "porte d'accesso", sarebbero stati i due nodi più difficili. Ma al mattino tutto ha fatto ben sperare. L'arrivo scaglionato dei pellegrini, il percorso ben organizzato dai Comuni (complimenti a quello di Lissone che non ha lasciato nulla al caso), ha reso facile l'accesso al parco. Gli stessi pellegrini, con i quali abbiamo condiviso a piedi il percorso, erano davvero piacevolmente sorpresi per l'organizzazione.
Poi la croce del rientro. Si temeva il deflusso dal parco. L'idea era quella di organizzare attività di intrattenimento per "trattenere" i fedeli e far sì che non uscissero tutti insieme. Non ha funzionato. Dopo una giornata sotto il sole, visto il timore di fare lunghe code, tutti hanno pensato di uscire appena possibile.
Il risultato? Lunghe code davanti alle stazioni. Migliaia e migliaia di persone ancora una volta in piedi. Stavolta non per il sorriso, la benedizione o l'emozione trasmessa da Papa Francesco, bensì in attesa di un treno.
Gli sforzi di Trenord, di fronte alla folla arrivata nello stesso momento, non sono bastati. Comuni impotenti. Tutto ciò che potevano fare, l'hanno fatto. Ancora una volta abbiamo seguito soprattutto i pellegrini diretti a Lissone.
"Riusciamo a far defluire 3.200 persone all'ora - ci spiegavano dal Comune - ovvero 800 persone su ogni treno. Uno ogni quarto d'ora. Il problema è che da noi sono state annunciate 20 mila persone. Significa quasi sette ore".
Verso le 17.30 si è visto arrivare l'inizio del "fiume umano". Purtroppo il piano annunciato al Comune è saltato. Difficile far salire la gente sul treno, almeno le 800 programmate per ogni viaggio, perché i convogli erano già pieni da Monza dove, allo stesso modo, c'erano code pazzesche.
Brave le forze dell'ordine, Polizia locale e Carabinieri, con l'aiuto della Protezione civile: hanno bloccato la coda non più in stazione, ma all'altezza dell'oratorio. Persone comunque ferme, certo. Ma almeno in prossimità di una struttura dov'era stato allestito il punto ristoro e dov'era possibile utilizzare i bagni.
Qualcuno ha deciso di proseguire a piedi verso Desio, altri hanno scelto di farsi indicare la strada per andare sulla Valassina e farsi raggiungere da parenti, amici, o da un pullman.
Un rientro da incubo, insomma, senza responsabili: una folla oceanica di questo tipo, se si sposta tutta insieme, diventa ingestibile per chiunque.
Gualfrido Galimberti
(nelle foto le code di Lissone e, sotto, quella di Monza)
(nelle foto le code di Lissone e, sotto, quella di Monza)
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ANNA :
In merito al ritentro dopo la Messa del Papa, mi sono stupita solo che subito alla fine della celebrazione c'è stato questo silenzio dal palco se non l'invito a uscire ordinatamente. Mi aspettavo una risvolta su eventuale intrattenimento con canti per chi volesse restare consigliando di far uscire prima i paesi più lontani o le persone più anziane.. in quanto era prevedibile l'afflusso. Pazienza servirà di lezione. | martedì 28 marzo 2017 12:00 Rispondi