Prostituta rapinata e violentata: i quattro responsabili consegnati alla giustizia
MONZA - Un ecuadoregno, un senegalese, un marocchino, un italiano. Tre residenti ad Agrate Brianza, uno a Concorezzo: sono loro i quattro che, il 10 novembre 2015, hanno sequestrato, violentato per ore e rapinato una prostituta romena. Ora tutti in carcere
Dopo un anno e mezzo di indagini, meticolose e molto elaborate, sono finiti tutti in carcere: la Polizia di Stato di Monza è riuscita a consegnare alla giustizia i responsabili della rapina e della violenza sessuale di gruppo commessa nei confronti di una prostituta romena. Si tratta di un ecuadoregno, di un senegalese, di un marocchino e di un italiano, tre di Agrate Brianza e uno di Concorezzo, di età compresa tra i 25 e i 28 anni.
Il fatto risale al 10 novembre 2015. Poco prima dell'alba di quel giorno la prostituta romena, accompagnata da un automobilista che la scarica e fugge, si presenta alla Polizia di Stato raccontando di essere stata sequestrata, violentata da quattro persone e rapinata.
Il fatto risale al 10 novembre 2015. Poco prima dell'alba di quel giorno la prostituta romena, accompagnata da un automobilista che la scarica e fugge, si presenta alla Polizia di Stato raccontando di essere stata sequestrata, violentata da quattro persone e rapinata.
Viene accompagnata alla clinica Mangiagalli di Milano per tutti gli interventi sanitari. gli indumenti vengono sequestrati per il prosieguo delle indagini e si riveleranno di fondamentale importanza.
La ragazza, che esercita la sua attività tra Monza e Concorezzo, racconta ai poliziotti di essere stata affiancata da un'auto con a bordo tre persone. A fronte del suo rifiuto di salire con loro, è stata sequestrata. Bendata, minacciata con un coltello, portata in un'abitazione dove c'è un quarto uomo ad attenderli.
La ragazza, che esercita la sua attività tra Monza e Concorezzo, racconta ai poliziotti di essere stata affiancata da un'auto con a bordo tre persone. A fronte del suo rifiuto di salire con loro, è stata sequestrata. Bendata, minacciata con un coltello, portata in un'abitazione dove c'è un quarto uomo ad attenderli.
Tutti, a turno abusano sessualmente della malcapitata, per ore, con modalità particolarmente brutali ed efferate e quindi, dopo averla rapinata dei soldi e del cellulare, la riportano nei pressi del luogo del sequestro, abbandonandola in strada.
La vittima fornisce una descrizione approssimativa dell’autovettura: modello, colore, caratteristica di un faro anteriore e, con certezza, solo la prima lettera della targa, nonché generici tratti somatici degli aggressori e possibile nazionalità. Fornisce anche una vaga descrizione del luogo dove si è consumata la violenza: giardino antistante l’edificio, pavimento dell’atrio dello stabile, mobilio dell’abitazione, presenza di un cane di piccola taglia.
Da qui parte il lungo e difficile lavoro d'indagine. Il primo atto è la consultazione del Pubblico registro automobilistico: la base di partenza è di 30 mila euro. Lentamente i poliziotti riescono a escluderne parecchie, fino a concentrare la loro attenzione su un ragazzo ecuadoregno.
La successiva analisi dei tabulati del telefono rapinato alla ragazza e quello in uso all'ecuadoregno porta a un altro numero di soggetti che necessitano di approfondimenti.
Le prime foto mostrare alla vittima danno conferme: riconosce l'ecuadoregno e il senegalese, che è stato una delle due persone che l'ha trascinata a forza sull'auto. Mentre i due finiscono in carcere, raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare, l'esame del loro dna, comparato con quello trovato sui vestiti della ragazza, dà la certezza del loro coinvolgimento. I due nel marzo 2017 vengono processati e condannati per rapina, sequestro di persona e violenza sessuale di gruppo: per loro 12 anni di reclusione, ridotti a 9 per l’applicazione dei benefici previsti dal rito abbreviato, e 40 mila euro di risarcimento nei confronti della vittima.
Le indagini proseguono. Vengono presi in esami altri nomi segnati dall'analisi dei tabulati. Un'intercettazione fa orientare l'attenzione su un marocchino. Lo tengono d'occhio, anche pedinandolo, finché inconsapevolmente commette un grave errore: getta a terra un mozzicone di sigaretta. Basta raccogliere quello, quando lui si allontana, per ricavare il dna: la Scientifica, che dispone dei vestiti della ragazza, conferma il suo coinvolgimento. Anche in questo caso la ragazza, alla quale viene mostrata la foto, lo riconosce subito. A marzo finisce in carcere anche lui, così come disposto dal Giudice per le indagini preliminari.
Le indagini proseguono. Vengono presi in esami altri nomi segnati dall'analisi dei tabulati. Un'intercettazione fa orientare l'attenzione su un marocchino. Lo tengono d'occhio, anche pedinandolo, finché inconsapevolmente commette un grave errore: getta a terra un mozzicone di sigaretta. Basta raccogliere quello, quando lui si allontana, per ricavare il dna: la Scientifica, che dispone dei vestiti della ragazza, conferma il suo coinvolgimento. Anche in questo caso la ragazza, alla quale viene mostrata la foto, lo riconosce subito. A marzo finisce in carcere anche lui, così come disposto dal Giudice per le indagini preliminari.
A quel punto per la Polizia arrivare al quarto è tutto sommato semplice, analizzando le frequentazioni degli altri tre. Si tratta di un italiano di 28 anni. Stessa prassi, il riconoscimento che dà conferme, le porte del carcere che in questi giorni si sono spalancate anche per lui.
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