"The Monza Sonnets": la "geo-poesia" di Renato Ornaghi , dichiarazione d'amore alla sua città
MONZA - Domani, in occasione della festa patronale di San Giovanni, esce in libreria l'ultimo lavoro di Renato Ornaghi: "The Monza Sonnets". Ovvero 27 sonetti che l'autore ha voluto dedicare ai luoghi più conosciuti, ma anche a quelli a lui più cari, della città
La data è tutt'altro che casuale: uscirà domani, in occasione della festa patronale di San Giovanni Battista, l'ultimo lavoro di Renato Ornaghi. Si intitola "The Monza Sonnets", sono 27 sonetti che hanno lo stesso filo conduttore, ovvero una variegata rassegna di luoghi e persone legati alla città monzese. Alcuni di questi noti e peraltro facilmente intuibili (la Villa
reale, la Cappella espiatoria, l’Autodromo, il Museo del Duomo, il Parco, il Lambro, il Villoresi, Gaetano Bresci, Marianna de Leyva), altri invece del tutto inaspettati: luoghi e persone da scoprire, o quantomeno da riscoprire.
Valga da esempio per tutti questi, il lungo e seminascosto viale alberato nel Parco di Monza che Renato Ornaghi ha battezzato la Cattedrale, al quale egli ha dedicato non una, ma ben tre delle sue liriche (una Cattedrale che, ovviamente, nulla ha a che vedere col Duomo di San Giovanni).
"The Monza Sonnets", pubblicato da Renato Ornaghi nel 200° anniversario dello status di Città, "intende inaugurare a Monza il genere letterario della geopoesia, di una poesia cioè intrinsecamente legata a specifici luoghi fisici di un dato territorio". Nella fattispecie geo-referenziata alla realtà monzese a tal punto che all’indice del libro viene data una vera e propria mappa della città, sulla quale è indicato il luogo preciso in cui ognuna delle ventisette liriche è collocata. E nonostante le tinte crepuscolari (se non a volte cupe) di molti dei ventisette sonetti, "The Monza Sonnets" è a tutti gli effetti una dichiarazione d’amore per Monza, Ville Lumière insubre che - secondo Renato Ornaghi - è l’unica possibile capitale, la città-bussola necessaria per orientarsi nelle fluttuanti lande del Brianzashire, terra questa che nel corso dei secoli non ha mai avuto la fortuna di essere incardinata a una storia unitaria. Monza dunque capitale di una Brianza “piccola Patria” senza unità amministrativa, non luogo della penisola e tuttavia suolo che per Ornaghi è davvero humus dei padri, vivo e pulsante nel suo cuore di indigeno.
Ornaghi spiega bene nell’introduzione il perché di questa raccolta di sonetti dedicata a Moedicia, un perché motivato dal suo discendere da un avo cittadino monzese: il nonno materno Carlo, che sul finire del XIX secolo dovette a malincuore e per sempre lasciare la sua Monza. "The Monza Sonnets" testimonia pertanto un vincolo di sangue, prima ancora che d’amore per la città; un debito di affetto che - per conto del nonno - Ornaghi con questo libro vuole saldare insieme alla figlia Sophie, l’autrice dei ventisette scatti fotografici in bianco e nero che accompagnano i luoghi-sonetti.