Vittime del Dovere: sempre più probabile che i detenuti per mafia comunichino dal carcere via skype
MONZA - Emanuela Piantadosi, presidente dell’associazione “Vittime del Dovere” che ha sede a Monza alla Casa del Volontariato, fa sentire il tutto il suo sdegno: chi è in carcere per il 41 bis potrebbe presto avere la possibilità di comunicare con l'esterno
Lo Stato boccia le istanze dell’associazione “Vittime del Dovere” e presto i boss di mafia e ‘ndrangheta potrebbero comunicare con le famiglie direttamente dal carcere, attraverso skype ed Internet. A spese, naturalmente, dei contribuenti.
È indignata Emanuela Piantadosi, presidente dell’associazione “Vittime del Dovere” che ha sede a Monza alla Casa del Volontariato.
Oltre un mese fa era salita immediatamente sulle barricate dopo che si era ventilata l’ipotesi dell’avanzamento del disegno di legge di iniziativa governativa A.C. 4368 in merito alle modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento penitenziario.
Una proposta di legge chi “ammorbidirebbe” il trattamento di reclusione dei detenuti del 41bis (il cosiddetto regime di alta sicurezza): se dovesse passare i detenuti potranno utilizzare i mezzi audiovisivi per favorire le relazioni con i loro familiari. Passando perciò dai vecchi “pizzini” di carta a quelli digitali.
Una proposta inaccettabile per l’associazione “Vittime del Dovere” che riunisce i familiari degli appartenenti alle Forze dell’ordine e alla magistratura uccisi per mano della criminalità (semplice ed organizzata) durante l’adempimento del loro dovere.
Ma l’associazione non si arrende. Malgrado le istanze, formulate con perizia e meticolosità, siano state respinte si tenta adesso la carta della politica.
“La voce dei familiari delle vittime non si abbasserà –promette Emanuela Piantadosi – Ma abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti affinché si riesca a scongiurare questo macroscopico errore”.
Perché, è bene ricordarlo, la forza della malavita organizzata dalla mafia e soprattutto al ‘ndrangheta sta proprio nei rapporti familiari, nei legami cosiddetti di sangue.
“Noi non vogliamo che nessuna legge italiana riporti né ora né mai che lo Stato favorisca le relazioni familiari di ‘ndranghetisti, camorristi, mafiosi o terroristi”, aggiunge la presidente.
Lanciando una stoccata direttamente agli alti vertici delle istituzioni. “Il prossimo 23 maggio il Paese si stringerà intorno alla venticinquesima commemorazione della strage di Capaci nella quale vennero assassinati Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro – incalza – Sarebbe imbarazzante vedere in quell’occasione il mondo della politica che da una parte con commozione e lacrime celebra il sacrificio delle vittime della criminalità e dall’altra potrebbe concedere assurdi benefici agli autori delle stragi”.
La palla – e la decisione – passa quindi al Governo e in particolare al ministro della Giustizia Andrea Orlando perché, aggiunge Piantadosi “prenda in considerazione le nostre indicazioni intervenendo con un semplice correttivo che escluda esplicitamente l’accesso ai collegamenti audiovisivi, se non a fini processuali , dei soggetti sottoposti al 41bis”.
Barbara Apicella
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